Eccomi qua con un primo commento. Sono arrivata
all'inizio della fine a metà di
Golden Age, quando Griffith decide che il conte deve essere gentilmente tolto di mezzo, e chi meglio di Guts per farlo.
Le cose da dire sono già tante, spero che non ne esca fuori una filippica incommentabile
Ovviamente tutto ciò che dirò vale a meno di confutazioni future a cui ancora non sono arrivata.
Inizio accodandomi ai vostri primi commenti.
Innanzitutto piccola nota sul problema dei balloon che avete sollevato: non so perché, ma io non me ne sono accorta, e continuo a non accorgermene
Credo di avere qualche problema
CITAZIONE (wrager @ 12/10/2017, 23:13)
di millemila edizioni che hanno prodotto, non ve n'è una che sia giusta come l'originale. Edizione normale, edizione maximum, black, iper mega platinum e pure plutonium perché boh, ognuna di esse ha un qualcosa che non va. La cosa più assurda sono le tavole ritardate, perché evidentemente i ragazzi di 20 anni fa erano limitati cerebralmente e non riuscivano a leggere da destra a sinistra, fortuna che noi ci siamo evoluti. Oppure il formato, che non è mai uguale all'originale, sia in dimensioni che in numero di pagine. Insomma, vorrei acquistarlo ma non posso quindi al diavolo, la panini non avrà mai i miei soldi
Questo è lutto per me
In questo momento sono impossibilitata ad acquistare materiale cartaceo, siccome la mia stanza è totalmente satura (causa anni di accumulo di libri, dvd,
e collezionismo compulsivo), ma non appena avrò una casa mia (che sarà adibita quasi esclusivamente alla raccolta di queste collezioni
) riprenderò ad acquistare, e vorrei un'edizione cartacea anche di Berserk
Mi unisco a voi nei complimenti allo stile di disegno di Miura, l’estrema cura dei dettagli e le tavole panoramiche molto suggestive.
CITAZIONE (wrager @ 12/10/2017, 23:13)
A proposito di contenuti per adulti, non mi spiace affatto come l'autore disegna e sfrutta la nudità. Si vede che non è un espediente atto a rendere più appetibile il prodotto, che di sicuro non ne ha bisogno, non è mai gratuita e non è rappresentata col solo scopo di far emozionare il lettore (almeno per ora). Un certo personaggio è disegnato nudo in una maniera che oserei definire "dolce".
Concordo. Fin dove ho letto io (è stata mostrata ancora poco, comunque), la nudità è usata quando deve veicolare qualche significato, ad esempio un'interazione intima non tanto (o per niente) dal punto di vista fisico, quanto psicologico (ad esempio la scena in cui Griffith, mentre si sta lavando, manda a chiamare Guts per spiegargli i suoi scopi e il ruolo nella compagnia dei falchi). Tuttavia sono curiosa su cosa tu intenda per "dolce"
La prima cosa che salta all'occhio è l’estrema bravura di Miura nel trasmettere un forte senso di inquietudine, oscuro e disturbante, grazie a uno stile crudo e cupo molto efficace e una costante violenza (sia fisica che psicologica) estrema, che non risparmia assolutamente nessuno.
Notevole anche il lavoro di Miura nel richiamare fedelmente leggende e figure del folklore e della mitologia centro-europea (e successivamente anche eventi storici), rendendo l’ambientazione chiara e contestualizzata, e conferendo all'opera quel fascino di chi trae le proprie origini da secoli di storia.
Dopodiché il lettore si ritrova subito a fare i conti con la caratterizzazione del protagonista. Se nelle prime pagine può apparire come il classico guerriero che non si fa scrupoli nel realizzare la propria vendetta, basta leggere poche altre pagine per rendersi conto che Guts è un personaggio complesso e pieno di sfaccettature: non è solo un predatore, è anche una preda… preda sia di spiriti infernali che non gli danno mai tregua, sia dei propri rimorsi, perché alla fine di scrupoli ne ha, e mica pochi. Questa condizione lo porta a nascondere le proprie paure dietro una maschera fatta di odio profondo e furia devastante, la furia del Berserk.
Dopo aver fatto la conoscenza con il Guts adulto, con tutto il peso che questa conoscenza porta, essendo una lettura (e una scrittura) emotivamente non facile, ho apprezzato ancora di più il modo in cui Miura ne ha presentato l'infanzia. Un bambino che, nonostante sia cresciuto fin dall'inizio in un contesto terribile e abbia imparato subito a convivere con sensi di colpa, lutti, rifiuti, l’esser bollato come sventura per gli altri, è riuscito comunque a conservare una parte di innocenza e fiducia per un tempo incredibilmente lungo, più di quanto mi aspettassi. È stato molto dolce vederlo affezionarsi e mostrare riconoscenza a Gambino, laddove spesso in letteratura si legge di ragazzini che non desiderano altro che evadere da situazioni come queste.
Questa distanza tra presente e passato è rimarcata anche da un'altra osservazione. All'inizio il lettore è portato a pensare che il tratto distintivo di Guts sia la straordinaria forza ed energia (sia fisica che mentale); lo stesso Guts sente costantemente il bisogno di ripetere (agli altri e a sé stesso) che la forza è il peso con cui misurare il valore della vita di un uomo (benché, qua e là, non manchino episodi in cui mostra pietà per i più deboli e indifesi). Quando, appena prima di golden age, si inizia a scoprire che Guts è sopravvissuto ad un sacrificio, la cosa non stupisce affatto, e la si associa a questo discorso. Poi, leggendo il suo passato, si scopre che in realtà il suo tratto distintivo non è esattamente la forza, quanto l’indole combattiva: Guts è innanzitutto un individuo che non vuole morire. Consciamente, e ancor prima inconsciamente: non muore appena venuto al mondo, non muore dopo esser fuggito dalla sua prima "famiglia" di mercenari, gravemente ferito e solo nel deserto. La scena contro i lupi è significativa: razionalmente credeva di essersi arreso, ma il corpo reagisce difendendosi per istinto.
Questo puro spirito di sopravvivenza, inoltre, è il primo di una serie di pulsioni e passioni che rendono Guts un personaggio molto "naive", vicino alla più istintiva e selvaggia natura umana. Ad esempio, nel seguito, il dolore provocato dagli eventi fino al ripudio di Gambino lo porta ad agire come un animale incattivito, sempre sulla difensiva, "nessuno deve toccarmi".
In effetti uno dei punti forti di Miura è proprio il saper creare questo tipo di personaggi. Gambino è un altro semplice esempio: non gli interessa della sorte del neonato, ma lo lascia tenere alla sua donna come conforto; si mostra autoritario e beffardo nei confronti del ragazzo, ma quando vede delle potenzialità in lui decide che tutto sommato vale la pena insegnargli qualcosa; se non che, quando si presenta l'occasione di guadagnarci qualche moneta, non si tira indietro nel venderlo per una notte; soffre per la perdita della sua donna, ma non sarà una motivazione sufficiente per prendere Guts come capro espiatorio; una motivazione sufficiente sarà invece quella di aver perso una gamba, il titolo di mercenario e il rispetto del gruppo.
L'enfasi per questo tipo di caratterizzazione, poi, si sposa perfettamente con lo stile di narrazione e di disegno di Miura.
Tornando al discorso del sopravvivere, dopo il triste epilogo con Gambino, ironicamente Guts inizia a desiderare (no, no, crede di desiderare) di morire, e prende a tentar la sorte ingaggiando combattimenti rischiosi. Ho apprezzato molto la resa dei suoi sogni: non solo riescono a trasmettere quel senso onirico delirante e angosciante proprio degli incubi, ma sono anche molto psicologici e ricchi di simbolismi.
Qui interviene Griffith (che nella versione italiana è Grifis... Potrà anche assomigliare alla pronuncia giapponese, ma… brutto Grifis). Anche questo personaggio riserva grandi sorprese nel passaggio dalla presentazione iniziale al flashback di golden age. Alcuni tratti caratteriali lo allontanano dai cliché, conferendogli una caratterizzazione abbastanza originale: è un personaggio brillante, astuto e carismatico, ma al tempo stesso ha un lato "bambinesco" altrettanto coinvolgente e affascinante; è estremamente ambizioso, ma non nella classica versione "fama e ricchezza", bensì in una visione più ampia (e anche deterministica, il tema della predestinazione è molto ricorrente in tutto il manga) in cui ciò che desidera è superare i suoi limiti ("creare il suo regno", in quest'ottica, ha poco a che vedere con il potere temporale e materiale, riferendosi più a un potere "spirituale", per così dire). Miura contrappone le personalità di Guts e Griffith attraverso una lunga serie di dialoghi, dove il sogno inamovibile di Griffith si scontra con i dubbi e le paure di Guts, incapace di credere in qualcosa. Al tempo stesso, l'amicizia tra i due è il motore di questo arco narrativo e di tutti gli eventi che ne conseguono.
L'altro bellissimo personaggio con cui Guts instaura un rapporto che, per quanto non sia originale, è molto umano e naturale, è Caska. Questo personaggio mi ha positivamente colpito per la sua "dignità": non solo è una figura femminile forte e fiera, ma anche aggressiva senza risultare fastidiosa, orgogliosa ma non capricciosa, molto corretta... Tutte qualità non troppo frequenti nei personaggi femminili. L'ho apprezzato molto.
Con la compagnia dei falchi, Guts compie un’evoluzione enorme ma molto credibile: torna la voglia di vivere, che lo spinge consciamente a non rischiare la vita per nulla, ma solo per difendere i compagni ai quali si affeziona; inoltre, benché persistano in lui incrollabili dubbi, per la prima volta individua uno scopo per cui combattere ("non so se è questa la risposta che cercavo, ma ora combatto per Griffith").
Da un punto di vista narrativo, quindi, Berserk diventa ora un'opera corale.
Stilisticamente, inoltre, si allontana dalle atmosfere dark fantasy per avvicinarsi a una ricostruzione storica, (creando un perfetto equilibrio fra storia e mito): la vita di corte fatta di intrighi e sotterfugi, il saggio re, l'invidioso conte, la timida principessa, i viscidi ministri di corte. Un valore aggiunto che non mi aspettavo.
Per ora mi fermo, e riprendo la lettura. E recupererò la serie del '98, che ho sempre voluto vedere.
La parola a voi