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[Fanfiction] Tutto quello che conta, AU

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view post Posted on 30/9/2017, 13:38     +2   +1   -1
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Polizia Militare

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Un paio di settimane fa ho scritto questa breve AU su Eren e Bertolt. Spero vi piaccia! :)
Come al solito, potete leggerla qui o nello spoiler sottostante :flower:

Tutto quello che conta


"Hai dei resti di cibo qui".
Eren punta l'indice sul lato destro della bocca; Bertolt lo imita a specchio.
"Qui?"
"No, dall'altro lato".
"… c'è ancora?"
"No".
Sospira, Eren; gli occhi cadono di peso sul doppio cheeseburger che ancora non ha inaugurato. Non c'è cibo al mondo che ami di più, eppure si sente così a disagio che non ha neanche voglia di mangiare.
Il cellulare di Reiner era squillato all'improvviso. "È urgente, ci vediamo domani" aveva detto, abbandonando una porzione maxi di chicken wings extra piccanti e una media di patatine già condite con ketchup e maionese.
"Pensi di mangiarle?" è una domanda che sa di richiesta, quella di Bertolt, e Eren non ha in simpatia i giri di parole. Insomma: se le vuoi, chiedimelo e basta. Ti pare?
"No. Puoi mangiarle tu" meglio specificare, non sia mai che la domanda diretta arrivi proprio adesso che il problema è stato risolto.
Non ha senso allungare i tempi, mai. Una volta che hai tutte le risposte, non c'è più niente di interessante da aggiungere. Era un po' la stessa idea che si era fatto del collega: il suo dialogo con Bertolt non era mai andato oltre all'ordinario “buongiorno”, più una prassi quotidiana che un vero augurio. Eppure, sentiva che gli bastava.
"... come ti trovi in azienda?"
Eccola: puntuale, banale; la domanda che rompe il ghiaccio e di cui, in realtà, a nessuno importa niente.
"Bene" vuoi che mi vada a lamentare delle mie magagne quotidiane proprio con te, Bertolt? Sul serio?
È evidente che anche lui non si trovi a suo agio. Cerca di instaurare un dialogo perché ingozzarsi non è sano e ruttare non è educato. Si aggrappa dove può per mostrare una parvenza di personalità che non ha, ma di cui gli basta fornire un'idea di base; dopotutto, dare una buona impressione è tutto quello che conta.
Mastica con lo sguardo basso, sembra in attesa di qualcosa.
No, Bertolt, non ti chiederò come ti trovi tu in azienda. Gli importa più della mosca che continua a sbattere sulla vetrata del locale da mezz'ora, più o meno da quando Reiner lo ha lasciato in balia della sua spalla lavorativa, il famoso collega della scrivania accanto, quello con cui si deve per forza avere un rapporto.
Era l'unica ragione che gli veniva in mente per giustificare la presenza costante di Bertolt accanto a uno carismatico come lui.
"... così vuoi trasferirti nel nostro gruppo?" si pulisce la bocca col tovagliolo; Eren spera che lo stia facendo per l'imbarazzante ovvietà appena esibita.
Siamo qui per parlare di questo, in teoria, ma quello sveglio se n’è andato e evidentemente tu non hai nemmeno i suoi stessi privilegi.
"Già".
"Posso chiederti come mai?"
L'hai appena fatto.
"Voglio cambiare aria".
"Capisco".
E finalmente, sembra non avere più domande nel suo repertorio d'emergenza. Eren può finire il suo panino e tornarsene in ufficio, ma non prima di una tappa di dieci minuti al bagno, dopo la quale è felice di vedere che sul tavolo c'è solo lo scontrino. Meno male che in quei locali si paga subito; T'immagini che imbarazzo se avesse voluto offrire lui? Tipo per conquistare la mia gratitudine.
Finalmente, sono fuori. Sono stati i quindici minuti più lunghi della sua vita. E meno male che lo chiamano "fast food".
L'ufficio è in un'enorme palazzo al di là della strada, basta attraversare appena scatta il verde. Eren lo fa, non un secondo prima, non un secondo più tardi: inarca la gamba sicuro, e al secondo passo una forza sconosciuta lo risucchia all'indietro.
"EREN!"
Un artiglio strattona il tessuto della sua giacca migliore; è una presa talmente violenta che si ritrova a terra, confuso e con il fondoschiena dolorante.
Che cazzo è successo?
Non fa in tempo a domandarselo che il furgone sfreccia invisibile davanti ai suoi occhi, lasciando dietro di sé una fumata nera di carburante bruciato. La puzza è talmente forte che Eren inizia a tossire. I suoi occhi sono completamente spalancati e il cuore è un orologio impazzito.
"Stai bene?"
È Bertolt a chiederglielo. Si è chinato a terra e lo guarda con aria preoccupata. Tutti lo guardano: una signora anziana che scuote la testa, due ragazzini ridacchianti e un barbone vestito di stracci.
Tutte quelle persone sono ancora lì; ci sono sempre state, ma Eren lo capisce solo ora.
"S-sì... sto bene"
Lascia che Bertolt lo aiuti a rialzarsi.
"Grazie..."
E scusa.
 
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view post Posted on 30/9/2017, 18:02     +1   +1   -1
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Guarnigione

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Ho apprezzato l'immagine della mosca sul vetro, un tocco di classe
 
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CITAZIONE (Gamber @ 30/9/2017, 19:02) 
Ho apprezzato l'immagine della mosca sul vetro, un tocco di classe

Grazie, mi sono ispirata a Breaking Bad :B):

Non è vero :asd:
 
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view post Posted on 1/10/2017, 12:03     +1   -1
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CITAZIONE (Stratovella @ 30/9/2017, 14:38) 
Un paio di settimane fa ho scritto questa breve AU su Eren e Bertolt. Spero vi piaccia! :)
Come al solito, potete leggerla qui o nello spoiler sottostante :flower:

Tutto quello che conta


"Hai dei resti di cibo qui".
Eren punta l'indice sul lato destro della bocca; Bertolt lo imita a specchio.
"Qui?"
"No, dall'altro lato".
"… c'è ancora?"
"No".
Sospira, Eren; gli occhi cadono di peso sul doppio cheeseburger che ancora non ha inaugurato. Non c'è cibo al mondo che ami di più, eppure si sente così a disagio che non ha neanche voglia di mangiare.
Il cellulare di Reiner era squillato all'improvviso. "È urgente, ci vediamo domani" aveva detto, abbandonando una porzione maxi di chicken wings extra piccanti e una media di patatine già condite con ketchup e maionese.
"Pensi di mangiarle?" è una domanda che sa di richiesta, quella di Bertolt, e Eren non ha in simpatia i giri di parole. Insomma: se le vuoi, chiedimelo e basta. Ti pare?
"No. Puoi mangiarle tu" meglio specificare, non sia mai che la domanda diretta arrivi proprio adesso che il problema è stato risolto.
Non ha senso allungare i tempi, mai. Una volta che hai tutte le risposte, non c'è più niente di interessante da aggiungere. Era un po' la stessa idea che si era fatto del collega: il suo dialogo con Bertolt non era mai andato oltre all'ordinario “buongiorno”, più una prassi quotidiana che un vero augurio. Eppure, sentiva che gli bastava.
"... come ti trovi in azienda?"
Eccola: puntuale, banale; la domanda che rompe il ghiaccio e di cui, in realtà, a nessuno importa niente.
"Bene" vuoi che mi vada a lamentare delle mie magagne quotidiane proprio con te, Bertolt? Sul serio?
È evidente che anche lui non si trovi a suo agio. Cerca di instaurare un dialogo perché ingozzarsi non è sano e ruttare non è educato. Si aggrappa dove può per mostrare una parvenza di personalità che non ha, ma di cui gli basta fornire un'idea di base; dopotutto, dare una buona impressione è tutto quello che conta.
Mastica con lo sguardo basso, sembra in attesa di qualcosa.
No, Bertolt, non ti chiederò come ti trovi tu in azienda. Gli importa più della mosca che continua a sbattere sulla vetrata del locale da mezz'ora, più o meno da quando Reiner lo ha lasciato in balia della sua spalla lavorativa, il famoso collega della scrivania accanto, quello con cui si deve per forza avere un rapporto.
Era l'unica ragione che gli veniva in mente per giustificare la presenza costante di Bertolt accanto a uno carismatico come lui.
"... così vuoi trasferirti nel nostro gruppo?" si pulisce la bocca col tovagliolo; Eren spera che lo stia facendo per l'imbarazzante ovvietà appena esibita.
Siamo qui per parlare di questo, in teoria, ma quello sveglio se n’è andato e evidentemente tu non hai nemmeno i suoi stessi privilegi.
"Già".
"Posso chiederti come mai?"
L'hai appena fatto.
"Voglio cambiare aria".
"Capisco".
E finalmente, sembra non avere più domande nel suo repertorio d'emergenza. Eren può finire il suo panino e tornarsene in ufficio, ma non prima di una tappa di dieci minuti al bagno, dopo la quale è felice di vedere che sul tavolo c'è solo lo scontrino. Meno male che in quei locali si paga subito; T'immagini che imbarazzo se avesse voluto offrire lui? Tipo per conquistare la mia gratitudine.
Finalmente, sono fuori. Sono stati i quindici minuti più lunghi della sua vita. E meno male che lo chiamano "fast food".
L'ufficio è in un'enorme palazzo al di là della strada, basta attraversare appena scatta il verde. Eren lo fa, non un secondo prima, non un secondo più tardi: inarca la gamba sicuro, e al secondo passo una forza sconosciuta lo risucchia all'indietro.
"EREN!"
Un artiglio strattona il tessuto della sua giacca migliore; è una presa talmente violenta che si ritrova a terra, confuso e con il fondoschiena dolorante.
Che cazzo è successo?
Non fa in tempo a domandarselo che il furgone sfreccia invisibile davanti ai suoi occhi, lasciando dietro di sé una fumata nera di carburante bruciato. La puzza è talmente forte che Eren inizia a tossire. I suoi occhi sono completamente spalancati e il cuore è un orologio impazzito.
"Stai bene?"
È Bertolt a chiederglielo. Si è chinato a terra e lo guarda con aria preoccupata. Tutti lo guardano: una signora anziana che scuote la testa, due ragazzini ridacchianti e un barbone vestito di stracci.
Tutte quelle persone sono ancora lì; ci sono sempre state, ma Eren lo capisce solo ora.
"S-sì... sto bene"
Lascia che Bertolt lo aiuti a rialzarsi.
"Grazie..."
E scusa.

Probabilmente sarà letto come una critica, ma è solo la mia opinione.
A parte che sembra un po' sia stato scritto durante un momento di fame pesante xD, non fai passare troppo Berthold per la vittima? Anzi è proprio scritto con l'intento di far passare lui come la persona semplicemente timida ma alla Clark Kent però, e Eren semplicemente il cazzone di turno.
Cmq scritto bene e fa comprendere ciò che volevi esprimere. Specialmente con il finale da due righe, che bastano ed avanzano per esprimere il cambio di opinione.
 
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view post Posted on 1/10/2017, 13:02     +1   -1
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Tranquillo Casmix, non me la prendo! :D ci tengo però a spiegare perché non concordo con il tuo commento. Dici che il messaggio ti è arrivato, ma da quanto hai scritto temo che non si tratti del messaggio giusto.

Mi rendo conto che conoscendo le mie preferenze il testo possa essere erroneamente interpretato come un modo di far passare Bertolt per “il santo” e Eren per “il cazzone” di turno, ma ti assicuro che non è così. Ci sono diversi elementi all’interno del racconto che dovrebbero trasmettere un messaggio del tutto diverso.
Intanto, di Bertolt non viene mai data una descrizione “reale”. Le uniche opinioni che abbiamo su di lui sono quelle pensate da Eren, che nel giudicarlo è pesantemente condizionato dal fatto che questo lavori già accanto a Reiner, posto a cui lui ambisce. Bertolt “timido”? Non sembrerebbe proprio, dato che è lui il primo che cerca di spezzare il ghiaccio per alleggerire l’atmosfera. Al contrario, sembrerebbe molto più insicuro uno come Eren, che risponde a monosillabi, ansioso di tornarsene in ufficio perché di Bertolt ha già capito che gli basta un “buongiorno” per sapere di che pasta è fatto.
Penso che Eren, prima di scoprire quanto in realtà non fosse affatto speciale, fosse molto sicuro di sé e delle sue capacità nel manga, anche troppo, cosa che mi ha spinto a vederlo allo stesso modo in un contesto AU, dove ritiene di meritare una posizione lavorativa accanto a Reiner molto più della sua “spalla” attuale, che pur non conoscendo affatto ha già bollato come sfigato e banale. In realtà, la sua non è altro che rabbia, derivante dal fatto di dover rimandare ancora il suo dialogo con Reiner, persona che lui stesso descrive carismatica, lasciando trasparire nei suoi confronti una certa stima.
“Dare una buona impressione è tutto quello che conta”, Eren è convinto di questo, tanto che indossa “la sua giacca migliore” e si prepara al colloquio con quello che, in fin dei conti, non dev’essere neanche un tipo poi così importante se come ristorane va a scegliere un fast food.
Il successo, il ruolo “importante” è tale solo nella testa di Eren, che fa del suo scopo più una questione di principio che altro.
Sì, la scena finale mira a farlo sentire un idiota, ma non per esaltare la presunta “bontà” o “maturità” o addirittura “superiorità” del personaggio di Bertolt: semplicemente, “tutto quello che conta” diventa il nulla in appena una frazione di secondo, e tutte quelle cose che prima Eren non calcolava (la vecchia, i ragazzini, addirittura un barbone) o classificava come vuote (Bertolt) diventano all’improvviso la ragione per cui è felice di essere ancora vivo.
In una frazione di secondo, Eren torna con i piedi per terra e si ricorda che nulla conta più della possibilità di essere vivo. Si scusa mentalmente con Bertolt per averlo giudicato senza conoscerlo, non perché è il suo santo in quanto persona che gli ha salvato la vita.

Quindi no, lo scopo della storia non è dire al mondo che Bertolt è meraviglioso e Eren un cazzone: sono una persona un po’ più pronfonda di così :P
 
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view post Posted on 1/10/2017, 13:45     +1   -1
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CITAZIONE (Stratovella @ 1/10/2017, 14:02) 
Tranquillo Casmix, non me la prendo! :D ci tengo però a spiegare perché non concordo con il tuo commento. Dici che il messaggio ti è arrivato, ma da quanto hai scritto temo che non si tratti del messaggio giusto.

Mi rendo conto che conoscendo le mie preferenze il testo possa essere erroneamente interpretato come un modo di far passare Bertolt per “il santo” e Eren per “il cazzone” di turno, ma ti assicuro che non è così. Ci sono diversi elementi all’interno del racconto che dovrebbero trasmettere un messaggio del tutto diverso.
Intanto, di Bertolt non viene mai data una descrizione “reale”. Le uniche opinioni che abbiamo su di lui sono quelle pensate da Eren, che nel giudicarlo è pesantemente condizionato dal fatto che questo lavori già accanto a Reiner, posto a cui lui ambisce. Bertolt “timido”? Non sembrerebbe proprio, dato che è lui il primo che cerca di spezzare il ghiaccio per alleggerire l’atmosfera. Al contrario, sembrerebbe molto più insicuro uno come Eren, che risponde a monosillabi, ansioso di tornarsene in ufficio perché di Bertolt ha già capito che gli basta un “buongiorno” per sapere di che pasta è fatto.
Penso che Eren, prima di scoprire quanto in realtà non fosse affatto speciale, fosse molto sicuro di sé e delle sue capacità nel manga, anche troppo, cosa che mi ha spinto a vederlo allo stesso modo in un contesto AU, dove ritiene di meritare una posizione lavorativa accanto a Reiner molto più della sua “spalla” attuale, che pur non conoscendo affatto ha già bollato come sfigato e banale. In realtà, la sua non è altro che rabbia, derivante dal fatto di dover rimandare ancora il suo dialogo con Reiner, persona che lui stesso descrive carismatica, lasciando trasparire nei suoi confronti una certa stima.
“Dare una buona impressione è tutto quello che conta”, Eren è convinto di questo, tanto che indossa “la sua giacca migliore” e si prepara al colloquio con quello che, in fin dei conti, non dev’essere neanche un tipo poi così importante se come ristorane va a scegliere un fast food.
Il successo, il ruolo “importante” è tale solo nella testa di Eren, che fa del suo scopo più una questione di principio che altro.
Sì, la scena finale mira a farlo sentire un idiota, ma non per esaltare la presunta “bontà” o “maturità” o addirittura “superiorità” del personaggio di Bertolt: semplicemente, “tutto quello che conta” diventa il nulla in appena una frazione di secondo, e tutte quelle cose che prima Eren non calcolava (la vecchia, i ragazzini, addirittura un barbone) o classificava come vuote (Bertolt) diventano all’improvviso la ragione per cui è felice di essere ancora vivo.
In una frazione di secondo, Eren torna con i piedi per terra e si ricorda che nulla conta più della possibilità di essere vivo. Si scusa mentalmente con Bertolt per averlo giudicato senza conoscerlo, non perché è il suo santo in quanto persona che gli ha salvato la vita.

Quindi no, lo scopo della storia non è dire al mondo che Bertolt è meraviglioso e Eren un cazzone: sono una persona un po’ più pronfonda di così :P

Ci mancherebbe anzi fa piacere che tu mi abbia spiegato la visione che volevi dare alla storia.
Ho interpretato il fatto che fosse narrato da Eren proprio come una volontà da parte tua di mostrare quanto lui si sentisse superiore a Bert, dando appunto al lettore l'idea opposta e quindi del cazzone.
Non avevo minimamente compreso questa voglia di Eren essere al fianco di Reiner, e di invidiare Bert per questo. Non l'ho colto, errore mio.
Per quanto riguarda Bert, ho inserito la dicitura "come Clark Kent" apposta per far intendere come in qualche modo a me sembrasse che lui dovesse far apparire a tutti una semplice timidezza, mentre in realtà dietro alla maschera nasconde "l'eroe" e di conseguenza che lo elevassi in qualche maniera.
Il fatto che lui semplicemente si comporti in modo normale mi appariva diversamente anormale specialmente per come si stava svolgendo la scena delle "patatine" e della chiacchierata. A parte quello che dice Eren, non avevo intravisto in nessuno dei due una effettiva voglia di interessarsi all'altro. Le domande fatte sono quelle che tutti fanno giusto per parlare, ma delle quali non si ha nessun interesse a conoscerne la risposta.
Quindi in pratica il testo racconta di una visione contorta di Eren della sua vita. Chiaro.

Non era una critica alla persona e non mi potrei mai permettere non conoscendoti, anche se sapevo che potesse venir letta così (per quello ho cercato di spiegarmi all'inizio) ma la mia è una opinione su ciò che ho sentito leggendo il testo.
 
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view post Posted on 1/10/2017, 16:36     +1   +1   -1
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CITAZIONE
Per quanto riguarda Bert, ho inserito la dicitura "come Clark Kent" apposta per far intendere come in qualche modo a me sembrasse che lui dovesse far apparire a tutti una semplice timidezza, mentre in realtà dietro alla maschera nasconde "l'eroe" e di conseguenza che lo elevassi in qualche maniera.

In realtà Bert è un personaggio di sfondo: avrebbe potuto esserci chiunque altro al suo posto e la storia non sarebbe cambiata. La descrizione che Eren ne fa è formulata in base alle sue convinzioni e al suo scarso interesse di conoscerlo sul serio, perciò non è detto che rispecchi quello che Bert è veramente, anzi: Eren si aspettava addirittura che gli offrisse il pranzo per “conquistare la sua simpatia”, ma Bertolt non lo fa perché probabilmente non è neanche il 10% di quello che lui crede :)

CITAZIONE
Non era una critica alla persona e non mi potrei mai permettere non conoscendoti

Figurati, non c’era niente di personale nel mio commento finale :P Volevo solo smentire l’idea che la mia storia fosse un altro di quei racconti scritti al solo fine di esaltare un personaggio screditandone un altro: non è proprio quello l’intento e sono felice di averlo chiarito :)
 
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