L'Attacco dei Giganti, il Forum italiano Ufficiale!

[Fanfiction], Imparare a vivere di nuovo

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Alfa Nero 95
view post Posted on 22/5/2016, 13:16     +1   -1




L'autore originale è gunpowder_tea , amo le sue fanfic. Fonte: www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2524171&i=1

Prima parte
1)Privato dell'anima


Hanji camminava lentamente per il corridoio, i suoi piedi erano intorpiditi e insolitamente silenziosi mentre sorpassava le stanze nelle quali i soldati erano rannicchiati, intenti a crogiolarsi nel dolore dell'ultima spedizione.
Sentì la gola stringersi, gli occhi inumidirsi di lacrime che non avrebbe mai lasciato scendere.

Erano la sua famiglia, le persone che trovava al mattino insieme a lei e che ritrovava al tramonto, quelle con cui parlava fino a notte tarda sorseggiando té davanti al fuoco.
Le sarebbero mancati, le sarebbero mancati tanto.


Alla fine del corridoio c'era una stanza non diversa dalle altre, se non per il fatto che una luce stesse filtrando attraverso le assi della porta. Una testimonianza di vita.
Hanji guardò il suo riflesso sulla maniglia di ottone e fu disgustata dal suo aspetto: i suoi occhi erano vuoti, i capelli spettinati, le labbra screpolate e del sangue le si era incrostato sul viso.
Si chiese per un attimo dove fosse sparita la donna piena di vita, di energia e grandi speranze per l'umanità. Quando era stata sostituita da quel guscio vuoto riflesso sul metallo?
La guerra l'aveva cambiata. La guerra cambiava tutti, non importava quanto alte e solide fossero le mura costruite intorno al suo cuore; una volta crollate non sarebbe mai stata più la stessa.

Sentì un debole fruscio di fogli da dietro la porta e si chiese se stesse davvero accadendo ciò che pensava. Si chiese se anche lui fosse straziato dal dolore o se si fosse seduto alla scrivania firmando carte su carte, mantenendo privati i suoi sentimenti per i suoi compagni, per la sua squadra, per Petra.

Fu sorpresa di non trovarlo alla scrivania, sepolto nella burocrazia con accanto una tazza di tè. Era invece seduto sul letto, con la testa china e con i gomiti sulle ginocchia, il mantello verde accanto a lui. La sua manovra tridimensionale era abbandonata sul pavimento, accanto a due bottiglie vuote.

Fu a quel punto che Hanji si rese conto che anche lui era umano, che anche lui poteva sentire il dolore, proprio come chiunque altro.

- Levi? -

Lui non rispose, sembrava non aver notato nemmeno la sua presenza nella stanza. Hanji aveva pensato di dirgli scherzosamente di finire di sbrigare la burcrazia in modo da non scaricarla addosso a lei, ma era così raro vederlo abbattuto e vulnerabile che Zoe non poteva sopportare di aggiungere sale a una ferita così fresca.
Forse avrebbe dovuto lasciarlo solo, dopotutto il lutto era privato per tutti.

Così decise di rimanere in silenzio, goffamente, aspettando che lui parlasse, urlasse, piangesse... Qualsiasi cosa.

- Posso aiutarti? Vuoi qualcosa? -

Levi rise amaramente, e Hanji si ritrasse.

- Vorrei un sacco di cose, ma cambierebbe qualcosa? -

Lei si morse il labbro. Sì, avrebbe dovuto stare zitta.

- Non cambierà niente -

- Lo so -

- E tu non puoi fare niente -

E Hanji sapeva che aveva ragione, il suo tentativo di essere empatica era stato gettato via con poche e scarne parole.

- Lo so - Rispose con un mormorio.

Levi non alzò il suo sguardo, si limitò a spingere via il suo mantello dal letto, rivelando una lettera.

- Visto che sei così intelligente - Disse lui, scuotendosi dai suoi pensieri - dimmi, Hanji, perché? - Per la prima volta la cercò nella stanza, i loro occhi si incontrarono - Abbiamo già perso così tanto, perché dobbiamo perdere ancora di più? -

Zoe rimase lì, scervellandosi per una risposta ragionevole, per qualcosa che potesse placare le loro anime vuote. Ma non riuscì a trovare nulla.
Credeva sempre che ci fosse una risposta per ogni domanda, bastava solo fare il possibile per cercarla, cercare in profondità, scavare negli angoli più scuri della mente e trovarla. Non c'era mai stata una domanda senza risposta per lei, ma in quel momento, quasi per scherzo, si rese conto di non poterne avere una, e non voleva nemmeno saperla.

- Io non lo so, Levi. Non lo so. E francamente - Disse balbettando mentre si sedeva accanto a lui sul letto - Non voglio saperlo - Calde lacrime iniziarono a colarle lungo il viso.

Levi in qualche modo si ritrovò con la testa appoggiata sul suo grembo. I suoi occhi erano atoni e senza lacrime. Alzò lo sguardo; i suoi occhiali erano leggermente storti, i capelli stopposi e disordinati come sempre.
Gli occhi di Hanji erano annebbiati dalle lacrime quando la mano di Levi si avvicinò con le dita callose ai suoi capelli bruni, muovendosi tra i fili come un pettine e sistemandoli intorno al suo viso.

- Perché cazzo stai piangendo? - Riuscì a borbottare.

- E tu perché non lo fai? - Mormorò sottovoce - Ogni tanto fa bene -

Il caporale distolse lo sguardo, poi ordinò.

- Dì qualcosa, questo silenzio mi fa venire troppi pensieri -

Levi fu quasi sicuro di poter sentire il sorriso nella voce di lei.

- Questa è la prima volta che ti sento dire una cosa del genere, caporale -

- E sarà anche l'ultima - Sentenziò burbero. Si chiese perché lo stesse facendo, ma decise di non soffermarsi troppo su quel pensiero.

- Se proprio insisti... - Per una volta, la sua voce non lo infastidì - Hmmm... Io e Petra- -

- Perché non parli dei titani? - La interruppe bruscamente, non voleva mai più sentire quel nome.

- Mi hai ordinato di parlare, e io parlo di ciò che voglio - Rispose lei con voce morbida e nostalgica.

- Mpf - Sbuffò Levi, facendo finta di non curarsene. Dopotutto, era così che affrontava tutto, no? Fingendo di non proccuparsi troppo mentre guardava i vitrei occhi senza vita, i capelli ramati intrisi di sangue e il corpo spezzato di Petra abbandonato in quella foresta buia, dove nessuno l'avrebbe mai più rivista o ricordata dopo la sua morte.
Le ali di Petra erano volate su di lui per un momento, per poi scomparire per sempre nelle grinfie dei titani.

- Come dicevo, io e Petra per un po' abbiamo diviso i letti nel dormitorio - Cominciò - Lei dormiva nel letto di sotto mentre io in quello di sopra. Di notte, a volte cadevo giù durante il sonno, e lei si svegliava sempre per farmi alzare e mi aiutava a rimettermi a dormire. Mi rimboccava le coperte e mi parlava nella sua lingua madre per farmi addormentare. Io non ho mai capito una parola di russo ma... Dannazione, erano le parole più belle che avessi mai sentito in vita mia -

Hanji si fermò, notando che Levi la stava guardando con un'espressione sconvolta.

- E' davvero triste il mondo in cui viviamo, sai? - Aggiunse infine.

Levi si limitò ad annuire. Lo sapeva fin troppo bene.

- Andare avanti, rispettare gli ordini, essere forti, fare sacrifici... - Hanji fece di nuovo una pausa, prima di addolcire un po' la voce - Che muccchio di stronzate, eh? -

Dopo un lungo momento di silenzio, Levi ordinò di nuovo.

- Ripetimi quello che ti diceva -

- Sì, caporale. Ma ti avverto: il mio accento è pessimo - Hanji pronunciò con voce tremante, prima di iniziare a recitare quella che sembrava una filastrocca.

Quelle parole straniere lambirono le orecchie di Levi come gli occhi colpiti dai raggi del sole, ricordandogli un paradiso irraggiungibile, dandogli un senso confuso di speranza e di accettazione.





Il giorno dopo, Levi si svegliò con un terribile mal di testa. Girandosi nel letto, vide Hanji nuda stesa al suo fianco e si maledì per averle offerto il suo vino la sera prima per farla ubriacare insieme a lui.
Non sarebbe mai dovuto accadere, non con l'unica amica che le restava, non quando il cadavere di Petra era ancora caldo.
Non avrebbero mai dovuto passare la notte insieme, non avrebbero mai dovuto legarsi fino a quel punto. Ma la vita non aveva l'abitudine di seguire dei piani. Oh, no. La vita vita operava in modo del tutto casuale senza mai lasciare una maledetta risposta.

Allora da premettere che questa non è farina del mio sacco. In ogni caso questa fanfic mi è piaciuta troppo. Quei due insieme sono troppo carini.
Posterò un capitolo ogni giorno. Inutile che vi ripeta che dovete farmi sapere se vi piace :asd:


Seconda parte

2)Una speranza per il futuro

Petra aveva la testa appoggiata nell'incavo del suo collo. Lui aveva allungato una mano per accarezzarle i capelli, illuminati al punto giusto dalla luce del tramonto.
I riflessi corallini del sole filtravano attraverso le nuvole, rendendo il cielo meraviglioso con le sue tinte pastello.

- Il tramonto spesso mi ricorda una canzone che mio padre cantava sempre per me quando ero piccola - Disse lei sorridendo.

- Hm? -

- Era una ninna nanna, o almeno mio padre la spacciava come tale - Ammise ridacchiando - E' una canzone molto vecchia - E, come il sole iniziò ad affondare dietro l'orizzonte, iniziò a cantare dolcemente.

- Cosa significa? - Mormorò Levi, ascoltando confuso le parole in russo.

- Tu sei il mio sole, il mio unico sole.... Mi rendi felice, quando il cielo diventa grigio... - Tradusse canticchiando.

- Suona bene - Rispose lui - Dice altro? -

La melodia trafisse l'aria del crepuscolo per la seconda volta.






" Non portare via il mio sole "
L'ultima frase della canzone rimase impressa nella sua mente non appena Levi si svegliò. Aprì gli occhi, strizzandoli un paio di volte sotto la luce fastidiosa del sole.
I raggi avevano iniziato a filtrare attraverso le tende bianche della sua stanza, illuminando i due soldati sdraiati tra le lenzuola immacolate.

- Dannazione - Borbottò lui a bassa voce. Non voleva risvegliarsi da quel bel sogno.

Fece una smorfia e si rigirò nel letto, solo per trovarsi davanti Hanji che dormiva tranquilla sbavando sulle sue lenzuola pulite.

Un altro errore, un altro tradimento. Si sentiva un verme per aver tradito così in fretta la donna che amava ma a volte, e ormai sempre più spesso, aveva davvero bisogno qualcuno che non fosse fottutamente morto.

Gemette, aveva lavato le lenzuola il giorno prima.
Sospirando, si alzò dal letto per prepararsi a una nuova, vuota giornata.

Camminando verso il bagno, si lasciò sfuggire qualche rimprovero sul quanto fosse disordinata Hanji, raccogliendo i suoi vestiti sparsi sul pavimento e buttandoli addosso alla donna sul letto.

- Oi, quattrocchi, è ora di andare -

Zoe si stiracchiò per un attimo, avvinghiandosi poi ancora di più al cuscino.

- Solo un momento -

Levi sospirò di nuovo ed entrò in bagno.
Si era lavato e vestito e, non appena tornò nella camera, scoprì che Hanji si era a malapena mossa di qualche centimetro.
Aveva semplicemente cambiato posizione e, ovviamente, non aveva nessuna intenzione di svegliarsi.
Qualcosa però sembrava stonare nel quadro che gli si era presentato davanti: il suo stomaco, il suo stomaco così piatto... Sembrava essere gonfio verso il basso ventre.
Era uno scherzo della sua immaginazione? Sì, se lo stava sicuramente immaginando, era la luce a far apparire le cose in maniera differente.

Si era avviato verso la porta, nell'angolo in cui teneva gli stivali e il suo dispositivo per la manovra tridimensionale quando sentì i piedi di Zoe muoversi sul pavimento intenti a correre il più veloce possibile e il rumore di.... Era vomito? Stava... Vomitando?
L'immagine della sua pancia gli balenò nella mente. No, non poteva essere...

Dopo pochi secondi, Zoe lo raggiunse. Aveva un'espressione disgustata sulla faccia.
Si era messa solo la camicia e si lasciò cadera sulla sedia della scrivania.

- Meglio tardi che mai - Le disse lui serio.

Zoe arricciò il naso.

- Lo senti anche tu l'odore schifoso che arriva dalle cucine? - Mormorò con la voce impastata dal sonno.

- No. Ma è meglio che ti sbrighi, altrimenti non rimarrà più nulla da mangiare per colazione - Disse raggiungendo la porta.

- Non so se mangerò - Rispose lei seppellendo la testa tra le braccia incrociate sulla scrivania - Credo che dovrò vomitare di nuovo -

- Quando hai sanguinato l'ultima volta? - Sbottò Levi improvvisamente, con un'espressione indecifrabile sul volto.

- Eh? - Zoe alzò la testa di scatto, confusa.

- Rispondi -

- Uh... - Fece una pausa, grattandosi i capelli spettinati - ... Forse... Un paio di mesi fa, credo.... -

Fanculo. Cazzo. Merda.

Hanji Zoe non aveva mai prestato molta attenzione alle sue regole mensili, quindi, anche dopo essere stata quella prima volta con Levi, non le era mai passata per la testa la possibilità di rimanere incinta. A dirla tutta, non ci aveva pensato neanche la notte precedente, la seconda volta in cui lo avevano fatto.
La sua testa era sempre troppo impegnata con altri pensieri. Era stata una sorpresa sentire quella domanda.

- Vai a vestirti -

Zoe tornò verso il letto per prendere il resto della sua uniforme ma, ancora prima di toccarla, fece nuovamente uno sprint verso il bagno sentendo un altro conato di vomito.

Levi la raggiunse, il suo volto era ancora un mix di ansia e preoccupazione. Prese una salvietta e la inumidì con l'acqua, passandogliela non appena lei ebbe finito.

- Sbrigati, hai bisogno di vedere un medico -




* * *





Hanji uscì dalla porta dello studio medico e cercò il volto di Levi, il quale era seduto su una panca fuori dalla stanza.

- Bene... - Trasse un respiro profondo - Sono incinta -

Non pensava che due semplici parole potessero scatenare una tale frustrazione.
Dopo averle pronunciate, Zoe non poté sopportare di guardarlo, non voleva vedere la rabbia e la delusione sul suo volto.

- Quindi è sicuro? - Fu la sua risposta, tranquilla, annoiata.

Non sembrava arrabbiato o deluso come lei aveva temuto. Hanji prese coraggio e lo guardò. No, non era arrabbiato, sembrava solo spaventato.

- Bè, il medico mi ha visitata, ha detto che sono al secondo mese inoltrato. Quindi sì, è sicuro -

- Posso procurarti il silfio - Iniziò lui, notando però lo sguardo cupo di Hanji - ... Perché tu non vuoi tenerlo... Vero? - La sua voce era più gelida che mai.

- Mentre parlavo con il medico... Ho avuto modo di rifletterci - Disse con voce insicura - Non era mai stato nei miei piani... Mai nella vita avrei voluto un bambino, sono la persona meno materna al mondo - Hanji lo guardò da sopra gli occhiali, imbarazzata - Ma proprio non ci riesco, voglio tenerlo -

- Cosa? - Levi si alzò dalla panca e le si avvicinò, esterefatto.

- Abbiamo perso così tante vite - Mormorò calma, fissandolo dritto negli occhi attraverso le lenti spesse - Non posso stroncarne un'altra -

- Siamo in una cazzo di guerra, Hanji! - Urlò lui - Cosa accadrà se le mura cadranno quando sarai a malapena in grado di muoverti? Vuoi davvero far nascere un bambino in questo mondo? -

- No, ed è per questo che lottiamo. I bambini sono il futuro e io voglio far vivere il mio in un mondo in cui la pace è una costante, non un sogno senza speranza - Disse con rabbia e facendo un respiro profondo - Se tutti la pensassimo come te, ora non ci sarebbe nessuno a combattere oltre quelle mura. Per cui sei invitato a condividere il mio punto di vista o ad andare a farti fottere -

Levi e Hanji si guardarono negli occhi per lunghissimi istanti, troppo arrabbiati per parlare. Dopodiché Levi si girò, prese la sua giacca e se ne andò, lasciandola sola.

Hanji sospirò profondamente, non aveva intenzione di rimpiangere la sua decisione solo perché Levi si era tirato indietro. Dopotutto lui non era innamorato di lei e lei non era innamorata di lui, erano stati insieme solo per sentirsi un po' più dalla parte dei vivi che dei morti.
Sapeva anche che Levi non avrebbe mai voluto un bambino, o almeno non con lei: questo lo aveva messo subito in considerazione quando aveva fatto la sua scelta.
Non sarebbe stato facile avere un figlio da sola ma, come le aveva detto Levi poco prima, questo era il futuro che l'aspettava.
Appoggiò la mano sopra il suo ventre leggermente rigonfio, e in qualche modo la volontà ebbe la meglio sulle lacrime. Sì, poteva farlo, aveva solo bisogno di organizzarsi.



Santo cielo ragazzi quando ho letto l'inizio di questo capitolo pure un cuore di ghiaccio come il mio si è squagliato :crie:


Terza parte
P.S. non so se ve ne siete accorti ma adoro la coppia Levi x Hanji

3) Accettazione tardiva

Ogni tanto Levi poteva giurare di sentirla ancora ridere. La sua risata cristallina... Così piena di felicità.
Il suono della sua voce stava iniziando a svanire dalla sua memoria ogni giorno che passava, giusto per farlo sentire ancora più frustrato.

Era stato il suo più grande rimpianto, ciò che lo tormentava ogni notte: le parole che non le aveva mai detto.
Parole che non aveva mai detto alla donna che tanto amava.
Quante notti avevano passato a fantasticare su una loro vita insieme, liberi da quelle catene di cemeto? Quante volte avevano pensato al loro matrimonio, ai loro figli, alla loro morte dopo una lunga vita priva di angosce? Quante volte Petra gli aveva sussurrato all'orecchio parole che lui si ostinava a non confessarle?
E ora, ora che Petra non c'era più... Quanto tempo ancora avrebbe passato a maledirsi per non averle mai detto una frase fonte di così tanta speranza?

Si rese conto di non aver mai ascoltato abbastanza la sua voce, di non averla mai guardata abbastanza a lungo e di non aver mai apprezzato fino in fondo i loro momenti insieme. Come avrebbe potuto convivere con il rimorso di non averle mai detto "ti amo"?



* * *




Proprio come Hanji aveva previsto, Erwin la costrinse alla scrivania, lontano dal campo di battaglia. Non era qualcosa che desiderava fare, ma per un po' quello sarebbe stato il suo dovere. Per fortuna Erwin oltre alle pratiche burocratiche, con sua grande gioia le aveva anche concesso di proseguire con le sue ricerche.
Dopotutto, non era l'ideale mettersi nei guai quando c'era un bambino in arrivo, al momento il suo corpo non era più solo suo.

La notizia che Hanji Zoe era stata sollevata dal ruolo di maggiore si diffuse rapidamente tra il corpo di ricerca. Era piuttosto famosa per le sue ricerche e per il suo atteggiamento insolito in combattimento, per non parlare del fatto che fosse l'unica abbastanza avventata da cercare di comunicare con i titani.
Nessuno sembrava averne capito il motivo. Nessuno, tranne Levi.
Si era preso un po' di tempo per riflettere sulla questione, o almeno era quello che si era convinto a credere dopo aver abbandonato Hanji quando gli aveva dato la notizia.
Si era detto che aveva bisogno solo di un paio di giorni per schiarirsi meglio le idee e prendere la decisione giusta. I giorni però presto diventarono mesi. Non voleva avere un bambino; non in quel mondo, non con Hanji.

Dopo due mesi, però, arrivò alla conclusione che fosse sbagliato non prendersi cura della sua prole. Il bambino era anche suo, e Levi non era più un uomo senza onore.
E poi Petra non lo avrebbe mai perdonato per un comportamento del genere.
In realtà, forse, non lo avrebbe perdonato per molte altre cose.
Avrebbe imparato ad andare avanti, a convivere con il fatto che non l'avrebbe mai più rivista. Sì, avrebbe imparato. Avrebbe continuato a vivere per qualcun altro, per qualcuno che avrebbe necessitato della sua protezione.

Così, una mattina bussò alla porta di Hanji e aspettò che lei venisse ad aprirgli. Quando lei gli si presentò davanti, Levi ebbe un sussulto nel vedere la sua camicia aderente intorno alla zona dello stomaco, coerente con una donna incinta al quarto mese.

- Capisco il tuo punto di vista, e non voglio scappare dalle mie responsabilità - Disse tutto d'un fiato quando gli occhi assonnati di Hanji si concentrarono finalmente su di lui.

- Ehm... - Fu la risposta inebetita di Hanji - Sì, certo. Come vuoi tu... - Mormorò sbadigliando - ...Entra un attimo -

Levi entrò nella sua stanza, stranamente più incasinata del solito. C'erano una borsa sul pavimento e pile di libri impacchettati sparse qua e là.

- Stasera torno a casa - Disse Hanji, anticipando la sua domanda - Vieni, siediti - Disse camminando un po' storta verso il tavolo.

Non appena Levi si sedette, Zoe si mise di fronte a lui e abbassò leggermente lo sguardo, quasi imbarazzata.

- So di te e Petra. Non eravamo esattamente migliori amiche ma so che lei ti amava, e questo lo sapevi anche tu. Ha vissuto per te... E probabilmente tu devi ancora finire di realizzare la cosa... - Prese un respiro profondo prima di continuare - Ma immagino che tu non voglia davvero questo, quindi te lo ripeto ancora una volta: non sei obbligato a farlo, e io non voglio nemmeno che tu ti senta tale. Non andrebbe a vantaggio di nessuno -

- Voglio, invece - Rispose lui, cercando il suo sguardo - Mi prenderò cura del bambino e ti aiuterò in tutto ciò che potrò. Ora che ho realizzato il concetto di paternità, non mi dispiacerebbe fare parte della sua vita. Se tu lo vorrai, ovviamente - Dopo il suo precedente comportamento, Levi non si sarebbe sorpreso se Hanji avesse voluto tagliare i ponti con lui.

- D'accordo, allora - Hanji annuì con un leggero sorriso - Vuoi qualcosa? -

Levi fu quasi certo di essere arrossito al suono di quelle parole. Era stata quella domanda a portarlo in questa situazione.

- No, grazie - Rifiutò educatamente - Fammi solo sapere se hai bisogno di qualcosa e non affaticarti troppo. Forse dovrei anche assicurarmi che Moblit ti faccia mangiare nei momenti giusti -

- ... Mangio - Borbottò lei e Levi quasi la derise.

Sì certo, mangiava. Quando lo stomaco era così vuoto da farle male o quando qualcuno la trascinava via dal labratorio.

- Certo, certo - Disse nel tono meno sarcastico che riuscì a trovare e si alzò per andarsene.





* * *





- Uhm, signorina Hanji? - Disse Armin, facendo capolino nell'ufficio della donna - Ho i documenti che mi aveva chiesto, posso entrare? -

Zoe alzò lo sguardo verso la testa bionda del ragazzo e il suo volto si illuminò di felicità

- Entra, entra! Portameli qui! -

Armin entrò e si diresse verso la scrivania per poterle consegnare i fogli. Zoe li afferrò e si rilassò con la schiena sulla sedia per esaminarli in tranquillità.

- Sono perfetti, grazie Armin. Hai fatto un ottimo lavoro e le tue annotazioni sono brillanti -

Il maggiore Hanji sembrava avere qualcosa di diverso rispetto all'ultima volta in cui Armin l'aveva vista. La guardò mentre leggeva attentamente tra le pagine. C'era una sporgenza sotto la sua camicia? Armin scacciò via quel pensiero, sapeva che non bisognava mai far notare a una donna un problema di peso... ma quella protuberanza era curiosa. Che fosse quello il motivo per cui Hanji non aveva preso parte alle loro ultime spedizioni? Era fuori forma e non poteva cavalcare?

Forse era rimasto a fissarla un po' troppo dato che lei ora stava scrutando stupita il suo sguardo.

- Qualcosa non va, Armin? -

- N-no... No, non c'è niente che non va - Il ragazzo poi fece una pausa e si grattò la testa, leggermente imbarazzato - E' che oggi siete davvero molto bella - In fondo non stava mentendo. Nonostante il peso, sembrava più bella del solito.

Hanji sorrise, spingendo via la sedia e alzandosi lentamente. Iniziava a essere difficile muoversi con il suo centro di gravità sbilanciato.
Raggiunse Armin oltre la scrivania e gli scompigliò i capelli.

- Sei un ragazzo davvero adorabile - Disse ridacchiando.

Armin tuttavia non riuscì a staccare lo sguardo da lei. Sapeva che era maleducazione, eppure non riusciva a smettere.
Sentì ridere all'improvviso. Armin alzò lo sguardo e la vide accarezzare con affetto la sua pancia gonfia.

- Sono incinta, se è questo che ti stavi chiedendo -

- No, no non me lo stav- - Balbettò lui con gli occhi spalancati.

La donna gli arruffò di nuovo i capelli.

- Non preoccuparti. Non c'è nessun problema -

La porta dell'ufficio improvvisamente si aprì con uno scatto e il caporale Levi apparve sulla soglia.

- Oi, Hanji, ti sei ricordata di pranzare? -

Il caporale Levi? Nel suo ufficio? Le stava chiedendo se aveva mangiato?

Gli occhi di Armin si spalancarono di nuovo, increduli.

Zoe però si lasciò sfuggire un singhiozzo. In un attimo, le lacrime iniziarono a pioverle giù per le guance.

- Non ci credo che non ti fidi di me! - Singhiozzò, appoggiandosi sul bordo della scrivania.

Levi sospirò e buttò uno sguardo verso Armin

- Arlert, cosa ci fai ancora qui? Vedi di andartene, e alla svelta -

- S-si! - Farfugliò il ragazzo

- Sì, cosa? - Lo apostrofò Levi.

- S-sissignore! - Urlò spaventato a morte, correndo fuori dalla stanza.

Levi si diresse verso di lei e spostò le sue braccia in modo da farle sgusciare via il viso.

- Quattrocchi, guardami -

Hanji continuava a tenere la testa china tra le lacrime, anziché guardarlo. Così, Levi appoggiò una mano sotto il suo mento in modo da poterle sollevare il volto. Lei tirò su col naso e si aggiustò gli occhiali appannati.

- Ero solo preoccupato - Disse prendendo un fazzoletto dalla tasca e asciugandole gli occhi - Non arrabbiarti -

Hanji prese il fazzoletto dalla sua mano e si soffiò il naso.

- Scusami, devono essere questi maledetti ormoni. Non sono arrabbiata -

Lui sospirò e le accarezzò la schiena.

- Lo so. Va tutto bene - Disse con voce calma.

Da quando aveva deciso di assecondarla, Levi aveva dovuto smussare molto il suo carattare per non contestare troppo il volere di una donna incinta.

Nel bel mezzo del silenzio, però, lo stomaco di Hanji emise un suono inquietante. Levi la guardò, sorpreso.

- Allora non hai mangiato davvero?! -

Lei rise imbarazzata e si strofinò la nuca, distogliendo lo sguardo imbarazzata.

- Hehe... Forse avevi indovinato - Si accarezzò poi affettuosamente il pancione - Credo che qualcuno sia affamato -

Lui la aiutò ad alzarsi e la accompagnò fuori dalla stanza.

- Vieni, andiamo a farti mangiare qualcosa -


Quarta parte
4) Un avvenire più sereno

Un giorno, la vecchia squadra di Hanji aveva portato dentro le mura un titano. Erano riusciti a catturarne un altro, un anomalo di soli tre metri.

Una volta che ebbe sentito la notizia, Hanji non riuscì a trattenersi e corse subito a vederlo. Anche se la sua pancia iniziava ad essere ingombrante, lei era prima di tutto una ricercatrice. Era raro catturare un gigante, e ancora più raro catturarne uno dal comportamento bizzarro.
Arrivando nella piccola piazza in cui era intrappolato il titano, Zoe fu fermata quasi immediatamente da Moblit.

- No, signorina Hanji! Non le è permesso avvicinarsi al titano, è incinta! -

- E lui è innocuo. E' intrappolato, non può farmi del male - Disse cercando di sorpassare il suo assistente.

- Hanji... - Sospirò moblit - E' necessario che pensi a suo figlio -

- Mio figlio è al sicuro, Moblit - Disse sorridendo, con gli occhi scintillanti per l'eccittazione - Andiamo, ci sono un sacco di soldati qui intorno -

- D'accordo... - Annuì infine Moblit, riluttante - Ma solo per un minuto, dico sul serio! -

- Grazie Moblit! Questa è una fantastica occasione per riuscire a comunicare e capire il suo comportamento - Borbottò nervosamente mentre si avvicinava al titano.

- Era velocissimo, è stato difficile catturarlo - Osservò Moblit, guardando soddisfatto il titano.

Hanji lo fissò e il gigante la cercò con i suoi occhi vuoti e senza espressione.

- Ciao. E' un problema se ti chiamo Shorty, dato che non so il tuo nome? -

Quando non arrivò nessuna risposta, Hanji oltrepassò la distanza di sicurezza e si avvicinò di più al titano, il quale non distaccava lo sguardo da lei.

- Oh, forse ti piace questa - Disse dandosi una pacca sulla pancia. Forse avrebbe potuto ottenere qualche reazione - Hai una madre, Shorty? -

Alché, qualcosa cambiò nell'atteggiamento del titano. Con un ruggito, Shorty riuscì a liberare una delle sue mani. Hanji potè solo indietreggiare di un passo prima che le sue dita potessero afferrarla.
Il titano iniziò a fare forza per liberarsi il resto del corpo e nella piazza iniziarono a scatenarsi delle grida. I soldati usarono i loro attrezzi per la manovra tridimensionale per raggiungere un posto più sicuro.

Hanji non aveva la sua attrezzatura. Era completamente senza speranza.

- Hanji, corri! - Urlò Moblit spingendola via non appena Shorty cercò di azzannarla, mordendo invece il braccio del ragazzo.

Moblit urlò di dolore, ma mentre Shorty era concentrato su di lui, Hanji riuscì a correre abbastanza velocemente verso il soldato, afferrando una delle sue lame e affondandola nel viso del titano.

- Corri! - Urlò Hanji aiutando il suo assistente ferito a scappare, ma un brivido di terrore le corse per la schiena quando vide Shorty completamente libero.

Gli altri soldati, per lo più reclute, stavano cercando di catturarlo, ma con scarsa efficacia. Il titano era più forte e veloce del previsto.

E, ancora peggio, non distoglieva gli occhi da Hanji.

Notandolo, Hanji spinse via Moblit in modo da non attirare il titano anche su di lui. Aveva ancora la sua lama, poteva ancora fare qualcosa.

Shorty spinse via un uomo in modo da liberarsi la strada per poterla raggiungere e, quando fece per afferrarla, Hanji gli tagliò via un mano. Questo però non rappresentò un problema per Shorty. Tentò di afferrarla con l'altra mano, e la paura iniziò ad impossessarsi di Hanji: se avesse avuto la sua attrezzatura avrebbe potuto sollevarsi e ucciderlo, ma lei non aveva niente e gli altri soldati erano in difficoltà.

Alzò la lama, probabilmente il metallo avrebbe resistito solo per un paio di attacchi.

Prima che potesse raggiungerla, però, Shorty cadde in avanti e stava per crollarle addosso quando Hanji sentì qualcuno afferrarla per la vita e trascinarla via.

Zoe sapeva chi l'aveva salvata ancora prima di vedere chi fosse.
Levi.
Ed era furioso.

- Hanji! - Disse Levi mettendola giù, ma le sue ginocchia non ressero.

Levi allora la sostenne e la aiutò e sedersi a terra.

- Hanji guardami! Stai bene? E' tuo questo sangue? -

- Hai.. - Sussurrò, lasciando cadere le braccia a terra - Hai ucciso Shorty... - Mormorò shockata.

Lui le tirò uno schiaffo in faccia e finalmente Hanji sembrò riprendersi.

- Sei pazza? Cosa pensavi di fare? -

- Shorty... Shorty si era liberato - Disse lei, ribadendo l'ovvio.

- E hai pensato di andare tu a riprenderlo? - Urlò lui infuriato, scuotendola per le spalle.

- Posso ancora combattere - Borbottò lei.

- No, non puoi! - Ringhiò Levi - Hai scelto tu di avere un bambino, quindi, se sei in pericolo, scappi. Scappi il più velocemente possibile -

Hanji si mise improvvisamente una mano sul ventre sentendo un dolore in profondità e trasalì.
Levi si inginocchiò di fianco a lei e, nonostante avesse cercato di non darlo a vedere, era mortalmente preoccupato.

- Hanji, ti serve un medico - Moblit comparve al suo fianco - Ed è meglio che tu non venga in laboratorio per un po' -

- Puoi giurarci - Disse Levi a denti stretti mentre aiutava la donna a rialzarsi.

- Ma... - Cercò di dire lei, ma Levi la zittì con lo sguardo.

Un'altro spasmo la fece gemere e perse di nuovo l'equilibrio.

- Merda... C'è qualcosa che non va - Mormorò Hanji mentre Levi e Moblit la aiutavano a sostenersi.

- Dei cavalli, presto! -




* * *



Il dottor Voigt rassicurò Hanji dicendole che la sua gravidanza procedeva sorprendentemente bene, nonostante le sue disavventure. L'episodio di poco prima era stato causato solo dalla stanchezza e dallo stress, e le arrivò un ulteriore ordine di riposo forzato.

Con grande sorpresa di Hanji, Levi rimase con lei in ospedale per tutto il tempo e dopo la accompagnò fino a casa.
Quando entrarono, Hanji si fece strada verso il divano e lo invitò a sedersi accanto a lei, appoggiandosi poi contro la sua spalla.
Levi mise una mano sulla sua testa, tirandola più vicino a sè. Le annusò i capelli: puzzavano terribilmente, e non solo quelli.

- Dovremmo vivere insieme - Disse serio.

- Cosa? - Hanji sollevò la testa dalla sua spalla e lo guardò negli occhi.

- Almeno fino a quando non nascerà il bambino. Così potrò tenerti d'occhio e assicurarmi che tu non faccia più niente di così stupido -

- ... So prendermi cura di me stessa - Mormorò lei, offesa.

- Non è di te che mi preoccupo, ma del bambino - Levi incrociò le braccia al petto - E, siccome è anche mio, d'ora in poi avremo delle regole: non ti avvicinerai mai più a un titano, farai il tuo dovere in ufficio e mentre sarò in missione qualcuno dei miei ti controllerà -

Dopo pochi istanti, Hanji riappoggiò la testa sulla sua spalla, fissando il vuoto pensierosa.

- Non pensavo ci tenessi così tanto -

- Certo che ci tengo - Schernì lui.

Levi stava per alzarsi e andarsene, ma Hanji gli efferrò una mano, così lui si voltò a guardarla.

- Hai bisogno di qualcosa? -

Senza rispondere, lei lo attirò più vicino a sè, invitandolo a sedersi ancora. Levi aggrottò un po' la fronte, ma la assecondò senza obiezioni. Dopo un momento, lei appoggiò delicatamente la sua mano sul suo stomaco.
Il primo istinto di Levi fu quello di ritrarla, ma Hanji la trattenne lì e, un secondo dopo, lui la sentì: una piccola pressione contro la sua mano, sotto la pelle di Hanji. Era leggera, ma lui l'aveva avvertita fin troppo bene.
Il loro bambino lo stava salutando per la prima volta.
Levi fu preso un po' alla sprovvista. Da quando questo succedeva? Quanto era cresciuto suo figlio mentre lui pensava agli affari suoi?
Sentì poi la mano di Hanji lasciare la sua in modo da lasciargli scegliere se continuare a tenerla o meno. Quando lei alzò lo sguardo verso il caporale, potè vedere i suoi occhi un po' più ampi del solito, mentre la sua mano vagava intorno alla sua pancia per trovare il punto migliore in cui sentire il bambino.

- E' divertente, vero? - Sussurrò lei in una risata.

Rimasero così per lunghi istanti, poi il bambino si fermò e Levi tolse la mano dal suo stomaco.

- Beh... - Tossì lui - Questo è... strano -

Hanji rise ancora e si sedette meglio sul divano, contenta di poter condividere finalmente un momento con il padre di suo figlio e non più solo con se stessa. Si sporse verso di lui, sfiorando il naso di Levi con il suo.

- Grazie per averci salvato -

Levi annuì in maniera impercettibile e poi Hanji allungò una mano verso di lui, strofinandogli un pollice sul viso.

- Sei sporco, lo sai? -

- Ho avuto un imprevisto che mi ha impedito di andare a lavarmi - Mormorò lui infastidito, sentendo Hanji ridere ancora - E poi, senti chi parla. Quando hai fatto un bagno l'ultima volta? -

- Un paio di giorni fa, credo - Rispose lei scrollando le spalle -

- Sì, hai davvero bisogno che qualcuno ti controlli -

Lei si tirò su e si accoccolò su di lui.

- Bè, a quanto pare il caporale Levi lo farà al posto mio -

Stava davvero flirtando con lui?
Levi contrasse il volto, cercando di bandire subito l'idea dalla sua mente.

Si alzò in piedi, lasciando ricadere la testa di Hanji sul cuscino del divano.

- Vado a preparare il bagno. Ne abbiamo bisogno entrambi -



* * *



- Tsk, quanto sei sporca, cazzo -

Zoe si appoggiò contro il petto nudo di Levi, canticchiando pacificamente.

- Al terzo lavaggio, spero che i miei capelli siano puliti -

Levi insaponò ancora i capelli di Hanji, facendo una smorfia alla consistenza grassa del suo cuoio capelluto. Iniziò a sfregare fino a quando la sua testa non fu completamente insaponata, poi la risciacquò versandole addosso una secchiata d'acqua.

- Ehi! - Si lamentò lei.

- Se ti lavassi più spesso, non dovrei farlo a modo mio - Rispose lui, scaricandole un'altra manciata d'acqua sulla testa.

Le pettinò i lunghi capelli con le dita, facendo scivolare meglio via il sapone.
Zoe si sporse maggiormente verso Levi, appoggiandosi sulla sua voglia e alzando lo sguardo verso di lui. Alzò una mano bagnata e la strofinò contro il suo viso.
Serpeggiò intorno al suo collo, strattonandolo poi in avanti e trascinandolo in un bacio.
Levi non discusse e sfiorò le sue labbra, ma poi si ritrasse improvvisamente e le versò nuovamente dell'acqua in testa.

- Non sei ancora pulita -







Dopo aver tolto la sporcizia e il sangue dal suo corpo, Levi mise il pigiama ad Hanji e la portò nella sua camera da letto. Lei era provata sia fisicamente che emotivamente, e quando sentì il morbido materasso del letto si lasciò scappare un sorriso rilassato.

- Vado a sistemarmi nella stanza degli ospiti. Chiamami se hai bisogno - Fece lui alzandosi dal letto.

- Non devi andare, Levi - Mormorò lei afferrandogli una manica della camicia - Resta qui stanotte, è abbastanza grande per tutti e due -

- Hanji... - Sospirò lui.

- Non ho intenzione di saltarti addosso o roba del genere. Solo... Dormi qui con me - I suoi occhioni marroni lo guardarono scongiuranti, e Levi dopo qualche secondo non potè fare a meno di annuire e stendersi accanto a lei.

Sfiorò con una mano i capelli di Zoe. Lei si era addormentata quasi subito, la gravidanza la stancava più del previsto. Guardò il suo volto, beato nel sonno. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, ritmicamente, e gli occhi di Levi vagarono verso la pancia che spuntava fuori dalla camicia del pigiama aperta.
Era calma e tranquilla, qualcosa di raro per una come Zoe Hanji.

Levi quasi si lasciò scappare un sorriso quando la sentì rannicchairsi contro di lui nel sonno. Quasi. Era piuttosto insolito per lui sentirsi così: gli anni nel corpo di ricerca lo avevano reso serio e teso, e negli ultimi mesi, dopo la morte di Petra, era sprofondato in un baratro.

Anche se un po' impacciato, il caporale avvolse le braccia intorno ad Hanji e la tirò più vicino. Se quel momento fosse stato destinato a scomparire come tutti gli altri che aveva avuto, questa volta avrebbe deciso di goderselo.
Forse le cose stavano iniziando a migliorare.


EDIT: Metti sotto spoiler tutto nel primo post ed evita doppi post, grazie.

Edited by DanChrysaetos - 26/5/2016, 19:01
 
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view post Posted on 23/5/2016, 12:59     +1   +1   -1

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Non mi ha convinto molto il modo in cui sono stati descritti... Sarà che non mi garba la coppia Levi - Hanji
 
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view post Posted on 24/5/2016, 08:28     +1   +1   -1
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Ciao Alfa! Scusa, vengo solo per rompere le scatole, ma visto che si tratta di una "collega" fanwriter mi sembrava giusto avvertirti.
Visto che la storia non è tua, citeresti l'autore originale? Questo è il link alla storia. Mi ricordavo di averla già vista perché pubblichiamo sullo stesso sito.
Grazie eh!
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 26/5/2016, 23:53     +1   -1




Grazie per avermeli messi sotto spoiler Dan il fatto e che non lo so fare senno l'avrei fatto io. :(
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 29/5/2016, 00:32     +1   -1




Sorpresa! DOPO un giorno di riposo riprendo con la quinta parte della fanfic di grounpower_tea

5)mancanza
Nessuno dei due infranse il giuramento: dopo il suo periodo di riposo forzato, Hanji fu costretta esclusivamente alla scrivania, e odiava il fatto che una recluta la controllasse continuamente. Tuttavia Levi, per invogliarla a rispettare il loro accordo, le passava più informazioni possibili quando avevano l'occasione di entrare a contatto con dei materiali riguardanti i titani.

Anche il loro rapporto era cambiato. Levi viveva con lei e, tre giorni prima di una spedizione, passavano sempre la notte insieme. Levi spesso si concedeva di abbracciarla, e a volte si lasciava anche baciare.

Inoltre Levi sembrava cambiato sotto un certo punto di vista. Quando era a casa di Hanji dormiva più serenamente piuttosto che nel suo alloggio.
Era più tranquillo stare con lei e sapere che sia Hanji che suo figlio erano al sicuro, sani e salvi.

Anche se Levi non voleva legarsi troppo a lei, ormai era troppo tardi cercare di distaccarsi da quella donna.



* * *



- Qualcuno è agitato stasera, eh? - Zoe ridacchiò pinghellandosi allegramente la pancia - Vuoi combattere anche tu? -

Levi socchiuse gli occhi sentendo la voce rumorosa di lei. Era ormai prevedibile che Hanji non si curasse di lasciarlo dormire il giorno prima di una spedizione. Non si sorprendeva neanche più.
Si girò verso di lei. La stanza era immersa nel buio ed era difficile distinguere la sua figura seduta contro la testiera del letto. Mentre i suoi occhi si abituavano ai contorni indefiniti delle forme nel buio, Levi notò le mani di Hanji muoversi stupidamente sulla pancia, sembrava che stesse simulando un combattimento con le sue dita.
Lei sembrava non essersi accorta di lui e continuava a parlottare con il loro bambino non ancora nato.

- Sei consapevole del fatto di essere fastidiosamente chiassosa? - Borbottò il caporale.

- Uhm? - Lei scattò, tornando alla realtà e cercandolo con lo sguardo - Ti ho svegliato? -

Levi sospirò e si tirò a sedere accanto a lei.

- Non posso permettermi di avere il sonno pesante.. -

Appoggiò la testa sulla spalla di Hanji, tastando a caso con le mani per cercare la sua pancia. Lei poi appoggiò la testa contro la sua.

- Ti ricorderai di mangiare e lavarti dopo che partirò? Posso far rimanere Armin a prendersi cura di te -

Zoe rise di nuovo.

- Dico sul serio. baderai a te stessa quando non ci sarò più? -

- Starò bene - Rispose lei. La sua mano cercò quella del caporale e la intrecciò inseme alla sua sul suo pancione - E non dire più frasi così catastrofiche, ho il pianto facile ultimamente -

- Non affaticarti... - Disse baciandole delicatamente la fronte.

- Sì, sì, lo so - Canticchiò lei, sfregandosi su di lui.

Inconsciamente, Levi accarezzò il suo addome rigonfio, cercando come sempre il punto in cui il bambino si muoveva. Un sorriso strisciò velocemente sul suo volto. Quei momenti erano alcuni dei più belli. Erano solo loro tre: lui, Zoe e il bambino.
Ma ovvimente qualcuno era sempre pronto a rovinarli.

- Perché non mi riporti indietro un titano? - Cinguettò Hanji.

- Assolutamente no - Sbuffò lui.

- Andiamo... - Si lamentò - Almeno fammi contenta visto che non posso più avvicinarmi a loro -

- Non rischierò ancora -

Zoe mise il broncio, guardando in basso verso la sua pancia e tamburellando sulla pelle con le dita.

- Meglio che tu sappia a cosa sto rinunciando per te -

- Non prendertela col bambino -

- Non lo farò se mi accontenterai -

- No -

- Per favooooore? Starò attenta -

- Non mentre sei incinta -

- Una sbirciatina? -

- No -

Hanji si arrabbiò di nuovo e spinse via le mani di Levi dalla sua pancia, monopolizzandola con le sue.

- La mamma non può studiare i titani perchè tuo padre non capisce niente. Anche se sta attenta, lui non riesce a togliersi quel bastone dal culo -

Levi si chinò un po', appoggiando la testa sulla sua pancia.

- Tua madre è sconsiderata -

Zoe rise improvvisamente. Era difficile credere che uno come lui la stesse davvero assecondando in quella sciocca conversazione.

- E anche chiassosa. I bambini sono rumorosi, ma penso che lei ti batterà -

- Beh, tuo padre è una casalinga -

- E tua madre è schifosamente disordinata -

- Ma ti ama tantissimo, tesorino mio - Disse lei affettuosamente.

Allungò poi le braccia verso Levi e lo strinse quando fu alla sua portata. Con riluttanza, lui ricambiò il suo abbraccio.

- Quindi.... Per quel titano... -

- No. Niente titani mentre porti dentro il mio bambino -







Levi se ne andò presto la mattina successiva. Zoe si era svegliata insieme a lui per salutarlo. Non riuscì a fare a meno di abbracciarlo di nuovo, desiderando di poter andare con lui. Lo strinse forte a se e sfiorò le labbra contro le sue.

- Allora me lo porterai? -

- No -



* * *



- Caporale? -

- Mi hai spaventato, Petra - Fece lui agitandosi un po' e correndo con la mano al fodero della spada.

Girò infine la testa verso di lei, calmo.

- Dovresti essere a dormire insieme agli altri - Sospirò mentre la sua spada riscivolava di nuovo nel fodero.

- Io... Io non ci riuscivo. Non dopo quello che è successo oggi in quella città abbandonata... - Mormorò lei, sedendosi accanto a lui sul tronco di un albero usato come panchina - Sono morte così tante persone, tutto quel sangue... Mi dispiace, so che non dovrei essere così debole ma - -

- Non sei debole, Ral - Tagliò corto lui, mettendo un dito sotto il mento della donna e inclinando la testa fino a quando i suoi occhi non incontrarono le grosse ambre di Petra illuminate dal fuoco - Non è una debolezza avere paura. La vera forza è combattere anche quando si ha paura -

Le soppracciglia di lei si corrugarono appena, rivelando uno sguardo pensieroso.

- Ma lei non ha paura di niente -

- E' una stronzata - La sua voce era quasi troppo dura - Ci sono cose là fuori che mi terrorizzano. Cose come quella di oggi, o perdere la mia squadra -

Poi ci fu un lungo silenzio.

- ... Perdere te -

Petra sorrise. Il suo meraviglioso sorriso, quello che era in grado di strisciare sotto la sua pelle e, come il sole di primavera, di scaldargli il cuore.

- Caporale... - Iniziò lei, ma non riuscì a finire la sua frase perché le labbra di Levi si erano appoggiate delicatamente sulle sue.

- Quello non è il mio nome - Disse a bassa voce dopo essere scivolato via dalla sua pelle morbida, tornando a guardare il fuoco - E non avere paura. Ci sarò sempre per proteggerti - Sussurrò accarezzandole la mano.





Levi si riscosse dal suo sogno. Era seduto sul tronco di un albero, usato come panchina. Il fuoco scoppiettava di fronte a lui.
Per un momento si illuse di poterla trovare al suo fianco ma, quando girò la testa, non vide niente.

- Solo un sogno... -

Controllò che tutti i suoi compagni stessero bene. Si diede dello stupido per essersi addormentato durante il primo turno di guardia della spedizione.
Se solo Hanji lo avesse lasciato dormire la notte prima....
Hanji, chissà come stava, chissà se era al sicuro, chissà se era successo qualcosa al muro Rose mentre lui era fuori, lontano dalle mura...

La vera forza era avere paura; paura di morire, di essere fatti a pezzi e riuscire lo stesso a combattere in ogni modo.

Il pensiero di Hanji e della sua nuova famiglia si faceva sempre più concreto, mentre il ricordo di Petra invece diventava più vago ogni giorno che passava.

- Mi dispiace tanto... - Mormorò, stringendo i pugni contro le sue gambe.

Il suo corpo doveva essere ancora lì da qualche parte, non troppo lontano dal punto in cui si era accampato con la sua squadra.
Improvvisamente Levi non riuscì a respingere nella sua mente il pensiero di andare a cercarla, di vedere il suo corpo almeno un'ultima volta, avere il tempo di dirle definitivamente addio e supplicare il suo perdono...

Si stava avvicinando al suo cavallo quando un soldato lo notò.

- Caporale? E' successo qualcosa? -

Levi si scosse ancora una volta. Che idea stupida era pensare di allontanarsi così dalla sua squadra...

- ... Niente, controllavo solo Ahlazen - Rispose con noncuranza - Torna a dormire soldato -

Era stato un bene, riflettè lui mentre si sistemava il mantello sulle spalle. Forse Petra avrebbe meritato di meglio, qualcuno migliore di lui che non avrebbe tradito la sua memoria. Forse in un'altra vita lo avrebbe trovato, avrebbe trovato una persona disposta a darle tutto. Qualcuno capace di vivere per sempre con la luce che irradiava intorno a lei come un sole.
Il suo sole personale...






Dopo un viaggio particolarmente duro e faticoso, Levi tirò un sospiro di sollievo quando all'apertura dei cancelli potè constatare di persona che la città era ancora intatta.
Una volta rientrato, fece del suo meglio per poter sbrigare il più in fretta possibile il lavoro burocratico per potersene andare alla svelta. Si sentiva sporco e disgustoso, e non desiderava altro che tornare a casa.
Quando bussò alla porta di Hanji, lei quasi immediatamente spalancò la porta davanti a lui e gli si gettò addosso per abbracciarlo. Levi avrebbe voluto protestare, ma non appena sentì il calore del suo corpo non potè fare a meno di apprezzare quella splendida sensazione. Era bello poter sentire le sue braccia avvolte intorno a lui dopo non averla vista per un'intera settimana, e un po' odiava dover ammettere che Hanji gli era effettivamente mancata.
A malincuore restituì l'abbraccio, e sentì una leggera pressione contro di lui.

- Mi sei mancato - Mormorò lei mentre lo stringeva più forte - E non solo a me, a quanto pare - Disse ridacchiando mentre il bambino gli tirava un altro calcio.

-Sta diventando iperattivo... Proprio come sua madre - Riuscì a dire Levi in un sospiro, accarezzando l'urto intorno al suo addome.




* * *



- Oi, quattrocchi. Alzati, dobbiamo andare - Urlò Levi entrando nella stanza della donna.

- Vattene e lasciami in pace, Levi - Gemette Zoe, muovendosi lentamente sotto le coperte e creando una montagna gigante con la sua pancia.

Levi aprì le tende e Hanji si tirò la coperta sulla testa.

- Solo altri cinque minnuti -

- Te li ho già lasciati, non ne abbiamo altri cinque -

- Sono stanca - Piagnucolò lei - Il bambino mi ha tenuta sveglia tutta la notte -

Lui sospirò esasperato e si sedette sul bordo del letto. Tirò la coperta verso il basso e le passò delicatamente una mano tra i capelli.
Hanji, incinta ormai di otto mesi e mezzo, era particolarmente difficile da gestire e lui onestamente non aveva idea di cosa fare per farla sentire meglio.

- Vuoi che dica ad Erwin che non stai bene? -

- Posso andare -

- Allora muoviti -

- Dammi solo un minuto... -

Levi si alzò, avviandosi verso la porta.

- Io vado - Disse mentre Hanji rotolava fuori dal letto in una posa eccessivamente drammatica - E cerca di fare in fretta -






Alla fine della giornata, Levi entrò nell'ufficio di Zoe per vedere se era pronta a tornare a casa e, ovviamente, non la era.
La trovò addormentata sulla sua scrivania, così si sedette e attese pazientemente che si svegliasse.

- ... Mmm... Che bel pisolino - Bofonchiò lei tra gli sbadigli due ore più tardi mentre si tirava su dalla sedia con non poche difficoltà.

Fu allora che Levi notò la sua camminata: era ondeggiante e scoordinata, molto più del solito. Emise una risatina quasi impercettibile.

- C'è qualcosa di divertente? -

Il suo tono era quasi arrabbiato e Levi sapeva che non era meglio farla arrabbiare, non in quella situazione così ritirò la sua risata.
Hanji si appoggiò sulla scrivania di fronte a lui, massaggiandosi la base della schiena.

- Qualcosa non va? - Chiese lui, notando la sua espressione disagiata.

- La schiena e le gambe mi fanno così male.. - Gemette Hanji.

- Forse hai bisogno di riposare di più - Osservò lui, guardandola di sottecchi.

- Eh? -

- Sto solo dicendo che ti stai sforzando troppo, Hanji. Non hai più la tua solita energia -

- Ma... Ho del lavoro -

- Dovresti staccare un po'. Non devi preoccuparti solo di te stessa, stamattina lo avrai sicuramente notato -

- Ma c'è così tanto lavoro da sbrigare... - Borbottò lei, trafficando tra le sue carte.

- Sarà ancora lì quando tornerai. Non puoi più sbrigare tutto da sola, Zoe -

Lei fu sorpresa dall'uso improvviso del suo nome di batteesimo. Poteva significare solo l'arrivo di un altro ordine.

- Armin ha mostrato un notevole interesse per la tua ricerca. Affida a lui i tuoi compiti per un po', sicuramente sarà felice di poter lavorare per te -

- Pensi che lo farebbe? - Chiese lei con gli occhi leggermente illuminati.

- Sì, lo farà sicuramente se significherà farti prendere una pausa -

- Posso ancora lavorare, però - Disse aggrottando la fronte - Mi hai vietato praticamente tutto, penso di poter gestire almeno la mia ricerca -

- Vuoi stressare nostro figlio? -

- Io non mi sento stressata, quindi non dovrebbe ripercuotersi neanche su di lui -

- Devi riposare di più, fine del discorso. Se non altro, pensa al tuo marmocchio e a come chiamarlo -

Le mani di Hanji vagarono sul suo stomaco.

- Il tuo papà vuole che la mamma si prenda una pausa. E tu non vuoi, vero, piccolo Bean? -

- Non pensarci nemmeno a dargli un soprannome come quello dei tuoi titani -

- Soprannome? - Chiese lei, alzando gli occhi dal suo ventre a lui - Chi ha parlato di soprannome? -

- Spero che il tuo sia uno scherzo di merda -

Hanji ridacchiò, ma dopo un momento abbassò lo sguardo e il suo sorriso divenne nostalgico.

- A dire la verità, se fosse maschio mi piacerebbe chiamarlo Micheal -

- Michael? Come mai? -

- Era il nome completo di Mike... - Mormorò lei, poi guardò Levi, leggermente in imbarazzo e con gli occhi umidi - Ma forse dovresti sceglierlo tu il nome. Di solito si fa così, no? -

Levi si alzò e le accarezzò la schiena.

- Michael va bene, è un bel nome - Disse in tono rassicurante, poi la abbracciò - E non è ridicolo come mi aspettavo -

Hanji rise e ricambiò la sua stretta.

- Vorrà dire che io sceglierò un nome da bambina -

- Francese come te? -

Il caporale annuì con fare pensieroso.

- Probabilmente. Nadine non mi dispiace... -

- Allora è deciso: Michael e Nadine -


Edited by DanChrysaetos - 29/5/2016, 14:55
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 29/5/2016, 14:18     +1   -1




Un altro Grazie Dan che mi stà facendo da balia in questa fanfic
P.S. mi sono imparato finalmente a metterli stì c**o SPOILER :P
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 30/5/2016, 16:13     +1   -1




(autore grounpower_tea)
6) Un nuovo inizio

Quando Hanji era ormai al nono mese, la nidificazione nella sua casa prese il via.
La chiamavano così, "sindrome del nido", un istinto che accomunava le donne e tutti gli esseri viventi che stavano per dare alla luce un piccolo.
Era un istinto primordiale, che potteva attivarsi tra il quinto e il nono mese della gravidanza, un' ossessione che si manifestava organizzando e allestendo la casa e la camera del nascituro. Tutto affinché il bambino possa trovare un ambiente protetto, il più sicuro e accogliente possibile.
Alcune donne sembravano un po' pazze quando questa sindrome prendeva il sopravvento; potevano essere trovate in qualsiasi momento a buttare via tutte le cose vecchie, oppure a pulire vigorosamente a fondo qualsiasi oggetto presente nella loro casa.

E, a dire la verità, questo stava effettivamente accadendo: la casa era sempre pulita e disinfettata, la culla non era più nella sua posizione originale e i vesti del neonato erano stati lavati più e più volte.

Un giorno, quando Hanji aveva passato da poco il nono mese di gestazione, Erwin Smith era passato a trovarla, cosa che faceva non appena ne aveva l'occasione. Quel giorno, il comandante aveva avuto la sfortuna di arrivare proprio in una giornata di nidificazione.
I cuscini del divano erano posati sul davanzale della finestra per prendere aria e il tappeto era arrotolato davanti alla porta.

Erwin vide il caporale Levi muoversi come un'ombra in mezzo alla casa, pulendo ogni minima cosa come se nel soggiorno di Hanji dovesse essere eseguito un intervento chirurgico.

- Nidifica- Bofonchiò Hanji, sorridendo mentre era intenta a masticare una grossa fetta di pane con della marmellata.

- Non succede alle donne di solito? Disse Erwin aggrottando un sopracciglio, leggermente divertito.

- Beh, io non sono esattamente un tipo casalingo, quindi... Ha deciso di pensarci lui - Rispose lei, prendendo un altro morso dal piatto appoggiato sulla sua pancia in perfetto equilibrio.

- Qualcuno doveva pensare a questo porcile - Ringhiò Levi - Tra poco quel marmocchio arriverà, lo sai? -

- Ah, cavoli - Rispose Hanji con calma - Ecco cosa stavo cercando di spingere via dal mio corpo -

Levi ringhiò ancora e non si preoccupò di rispondere, lo infastidiva vedere Hanji fare comunella con Erwin contro di lui.




* * *



Hanji aveva preso in giro Levi per molti giorni in vista del suo comportamento ossessivo, ma era contenta di averlo intorno e di poter contare su di lui.
Tuttavia il giorno del parto si avvicinava, ed anche il giorno della prossima spedizione di Levi.

- Spero che il bambino non arrivi proprio mentre sarò via - Mormorò il caporale, stringendo Hanji più vicino a lui nel letto - Era quello che temevo fin dall'inizio -

- Anche restando qui, non potresti fare molto... E poi - Si interruppe lei, accarezzandosi la pancia - Ero pronta fin dall'inizio a farlo anche da sola -

Levi chinò la testa, fermandosi a guardarla. Hanji, imbarazzata dalla cattiveria che aveva appena detto, cercò di evitare il suo sguardo.

- Scusami - Disse lei, piegandosi in avanti e appoggiando le sue labbra sulla fronte del caporale - E grazie, Levi -

- Per così poco - Levi accorciò ulteriormente la distanza fra loro fino a toccarle il viso, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli per avvicinare le sue labbra alle sue.

Hanji ricambiò il suo bacio, e Levi insinuò la lingua nella sua bocca per approfondire quel contatto che si erano negati da mesi, ma dovette fermarsi a metà strada. La donna si ritrasse repentinamente, emettendo un gemito di dolore.

- AAARGH - Urlò lei, mentre Levi la guardava preoccupato - Oh, cazzo... Credo di aver bisogno di un medico -

A Levi servì qualche secondo per realizzare ciò che aveva appena detto Hanji. Solo quando sentì il letto bagnato riuscì a tornare operativo.

- Va bene - Disse sbrigativo, alzandosi rapidamente dal letto e raggiungendo Hanji per aiutarla ad alzarsi - Puoi camminare? -

- Sì... Il dolore ora è sparito. Dovrei avere un paio di minuti - Rispose lei, gettandosi addosso il primo vestito che trovò.

Levi si inginocchiò e la aiutò a mettersi le scarpe. Prese la borsa che aveva preparato e le cinse un fianco con il braccio in modo da aiutarla a camminare.

- Quando senti che sta arrivando il dolore dimmelo, così possiamo fermarci -



-



Ci volle mezz'ora affinchè Hanji raggiungesse l'ospdale a piedi, fermandosi di tanto in tanto per poter respirare durante le contrazioni. Levi le aveva più volte consigliato di prendere una carrozza, ma Zoe aveva insistito per andare a piedi, sostenendo che quello avrebbe facilitato le cose.

Arrivati all'ospedale, Hanji fu ricoverata in fretta in una stanza, ma il medico che era venuto a controllarla le aveva detto che era ancora troppo presto. Ci sarebbe voluta ancora qualche ora perché fosse pronta a farlo uscire.
Hanji era improvvisamente felice, forse non sarebbe stata un'impresa così dura.
Anche Levi lo era, ma probabilmente non per lo stesso motivo di Hanji.

- Passabile - Osservò, passando un dito su un mobile accanto a lui - Mi piacciono gli ospedali, sono così puliti -

Hanji sorrise leggermente e si accarezzò la pancia mentre Levi attraversava la stanza. Si tolse il cappotto e lo appoggiò ordinatamente sulla sedia accanto al letto di Hanji. Si sedette e fece leva col suo piede per avvicinarsi alla donna.
Lei non potè fare a meno di farsi scappare un'altra risata. Era convinta che in quel momento, da qualche parte nella testa di Levi, un gentiluomo e un bruto si stessero sfidando.

Il tempo però sembrava non passare più. Ogni minuto che trascorreva, Hanji agonizzava sempre di più, e Levi si sentiva terribilmente impotente.

Dopo un po', Levi notò che Hanji lo fissava. Il suo viso era contratto dal dolore, tuttavia sembrava molto... Pensierosa.

- Qualcosa non va? - Chiese lui.

- No, niente - Rispose lei con un gesto della mano - Pensavo solo... Che mi sei stato vicino anche troppo. Puoi andare finché sei in tempo -

Levi sbuffò, incrociando le braccia al pettto.

- Non può essere peggio che avere a che fare con i titani -

- Questo sangue non evaporerà - Rispose Hanji con un sorriso sarcastico.

Lei digrignò i denti, colpita all'improvviso da una nuova e dolorosa contrazione. Ingoiò un gemito, tentando di tornare a ridere, ma ciò che ottenne fu solo un rumore disagiato.

Levi alzò un sopracciglio.

- Ugh, solo un momento - Gemette Hanji, appoggiandosi con una mano sul letto mentre cercava di inarcare la schiena sul materasso per mettersi comoda - Giuro che preferirei essere masticata da un gigante piuttosto che sentire un'altra volta questa sensazione... E' insopportabile -

Per un minuto, chiuse gli occhi e respirò lentamente. Levi si appoggiò sui gomiti e la guardò da vicino.
Una volta passata la contrazione, Hanji rilassò delicatamente il suo corpo sullo schienale del letto rialzato dai cuscini.

- Uno spasmo? - Chiese il caporale.

Hanji aprì un occhio e sorrise curiosa.

- Ma tu lo sai come funziona un parto? -

Lui alzò le spalle indifferente.

- Non siamo mai stati molto istruiti giù nella città sotterranea -

- Incredibile ciò che le madri non insegnano ai loro figli al giorno d'oggi -

- Ti sembro uno cresciuto con la propria madre? - Rispose lui con una faccia infastidita - Spiegamelo e basta -

Anche se prossima al parto, con le contrazioni e il fiato corto, Hanji fu entusiasta davanti alla prospettiva di insegnare qualcosa di nuovo.

- Bè, tutto inizia quando... - -

- Solo le parti più importanti - La interruppe lui.

Hanji gli lanciò uno sguardo velenoso. Se avesse avuto qualcosa a portata di mano in quel momento, lo avrebbe colpito senza pietà per averla interrotta.

- Sono tutte importanti! -

- Quello che sta accadendo adesso, allora - Disse lui sospirando e agitando la mano in un gesto vago.

Lei borbottò e cercò di abbreviare la sua spiegazione.

- Ci sono dei muscoli, nel mio bacino, che sono una specie di... - -

La spiegazione non fu affatto breve.

-... Si contraggono per formare una lacuna, creando lo spazio per far passare il bambino. Il movimento è simile a un moto ondoso, e viene chiamato contrazione. Non pensavo fossero così dolorose.... Ora ho un po' di tempo per prendere fiato tra l'una e l'altra, ma poi saranno sempre più vicine tra loro quando il bambino sarà pronto ad uscire -

- Sai quanto tempo ci vorrà? - Chiese lui.

- Oh, qualche ora. Forse di più -

- Merda - Borbottò Levi, appoggiandosi con le braccia sul letto - Avrei dovuto portarti della carta -

Hanji ridacchiò e tirò un pugno sulla spalla di Levi.



-



Levi rimase al suo fianco per tutto il tempo. Non trovava l'esperienza così terribile come Hanji gli aveva anticipato. Era stato più volte vicino ai feriti, insieme ai morenti, e questo processo non sembrava neanche lontanamente paragonabile a quello che si verificava sul campo di battaglia.

L'unica cosa che non riusciva a tollerare era vedere Hanji soffrire così tanto. Lei era un soldato, conosceva il dolore e lo sopportava sempre fin troppo bene. Ora invece era in preda alle contrazioni. Mugulava cercando di trattenere le urla e, quando il dolore diventava troppo forte da contenere, cercò di concentrarsi nella maniera più determinata possibile.

Levi non l'aveva mai vista comportarsi così, perciò si sedette accanto a lei sul letto, accarezzandole le spalle e la schiena. Le sussurrava in maniera tranquilla, incoraggiandola di tanto in tanto con qualche battuta per risollevarle il morale.

La notte presto diventò giorno. I raggi del sole presto illuminarono la stanza, facendo brillare il sudore sul volto di Hanji. Enormi gocce le scivolavano dalla fronte fino al collo, cadendo poi sullo sterno.

La donna si girò su un fianco e abbracciò un cuscino. Le contrazioni ora erano così profonde e veloci da accavallarsi una sull'altra, e l'unica cosa che Hanji poteva fare era respirare a malapena tra un gemito e l'altro.
Levi bagnò un panno e asciugò la sua fronte con una delicatezza sorprendente. Zoe fece del suo meglio per sorridere per ringraziarlo.

- Penso - Ansimò, afferrandogli un braccio e usandolo per spingersi fino a mettersi seduta - Penso che sia ora -



-



A tredici ore dall'inizio del travaglio, il bambino era pronto per uscire.
Quando finalmente arrivò il momento di spingere, l'espressione stoica di Levi cambiò e si rivolse ad hanji.

- Puoi farcela, Hanji -

La donna bruna annuì, concentrando le ultime energie che le erano rimaste e iniziando a spingere. Di tanto in tanto, Hanji cercava la mano di Levi per stringerla all'inverosimile, e il caporale fece del suo meglio per non lamentarsi, limitandosi a continuare ad incoraggiarla.
Dopo un paio di spinte, la donna si sollevò leggermente col bacino dal materasso non appena sentì qualcosa muoversi verso il basso mentre Levi la teneva ferma per le spalle.

- Vedo la testa! - Disse il dottore - Ancora poche spinte e potrai vedere il tuo bambino -

Hanji fece un respiro profondo ed eseguì gli ordini del medico, poi lo fece ancora e ancora, fino a quando non riuscì ad abituarsi a quel gesto quasi in maniera meccanica.
Una chiazza di muco e sangue scivolò verso il basso, venendo poi catturata dal dottore.
Un grido echeggiò nella stanza, il pianto di un neonato.
Hanji ricadde sul materasso, debole e sfinita dallo sforzo. Ansimando, girò la testa verso Levi, il quale allungò una mano verso la sua, intrecciando le dita con le sue e facendo toccare le loro fronti insieme.

- Sei stata bravissima -

Hanji riuscì a malapena a sorridere, cercando poi con lo sguardo il suo bambino che al momento era ancora rosso e imbrattato di sangue.

- E' un maschio o una femmina? Non riesco a vedere - Sussurrò lei. Aveva gli occhiali completamente appannati, e il bambino era nascosto tra le mani del medico e dell'infermiera.

Anche gli occhi di Levi corsero verso il fagotto grinzoso e ancora sporco. Si avvicinò al medico e poi sorrise lievemente.

- Abbiamo un Michael - Disse guardando Hanji - Ed è perfetto -

Il medico tagliò rapidamente il cordone ombelicale e affidò Michael all'infermiera, la quale si diresse immediatamente fuori dalla stanza.

- L'infermiera lo laverà e ve lo restituirà tra poco -

Entrambi i genitori annuirono al medico e Levi tornò sulla sedia di fianco al letto di Hanji per poterle stringere di nuovo la mano.


Venti minuti dopo, l'infermiera tornò con il piccolo Michael lavato e visitato: era perfettamente sano.
La donna consegnò il bambino tra le braccia della madre, e Hanji non ricordò di essere mai stata così felice.

Come Hanji aveva previsto nove mesi prima, non era eccezionalmente portata per la maternità. Era piuttosto maldestra, e l'infermiera dovette mostrarle tre volte come allattare il piccolo; un'operazione che alle donne dovrebbe venire istintivamente.

- E' davvero perfetto... - Sussurrò Hanji guardando il suo bambino mangiare piuttosto avidamente.

Il caporale fissò suo figlio, facendo del suo meglio per evitare di concentrare troppo lo sguardo sul seno di Hanji.

- Non ho mai visto molti bambini ma... Lui è il più bello che abbia mai visto - Concordò con lei.

- Ha lo stesso colore dei tuoi capelli - Mormorò lei, baciando delicatamente una testolina incredibilmente pelosa - E il tuo naso, per fortuna -

Levi annuì in accordo con lei, desiderando nel profondo del suo cuore che il piccolo avesse gli occhi di Hanji anzichè i suoi. Non gli erano mai piaciuti i suoi occhi color acciaio, mentre quelli di Zoe erano luminosi e di un bel color cioccolato. Era una delle cose che più gli piacevano di lei.

Nonstante Levi si fosse aspettato un bambino eccezionalmente chiassoso, Michael si addormentò quasi subito dopo aver finito di mangiare, dimostrandosi invece eccezionalmente tranquillo.

Hanji era stata medicata e ora era avvolta in una coperta piuttosto calda per poter prevenire il sanguinamento. Lei e Michael ora sembravano avvolti in un soffice bozzolo di beatitudine e, ogni volta che il bimbo sbadigliava, Hanji sbadigliava due volte di più.

- Come stai? Sei molto stanca? - Chiese Levi, osservando la sua espressione sfinita.

Tuttavia, anche le occhiaie di Levi erano più profonde del solito.

- Mmh - Bofonchiò lei con un leggero sorriso - Non credo di essere mai stata così stanca in vita mia. Ma sono troppo eccitata per dormire -

- Eccitata?! -

- Sì, nervosa insomma. Questa è stata un'esperienza piuttosto forte... E devo avere ancora degli ormoni pompati a manetta nelle vene. Proprio non ci riesco a dormire -

Levi alzò le sopracciglia per assecondare le sue parole. Lui invece era piuttosto stanco, ma il momento di coricarsi per lui era ancora lontano.

- Puoi andare se vuoi. Dopotutto hai una spedizione tra pochi giorni. Dovresti riposare... -

- No - Levi scosse la testa, sfiorando con un dito la guancia di Michael - Sono sicuro che non lo vedrò per molto tempo dopo che sarò partito - Rispose infine.

- Almeno vieni qui, allora - Insistè Hanji, spostandosi sul letto per fargli spazio - Hanno cambiato le lenzuola, tranquillo - Disse con un ghigno mentre osservava la sua espressione riluttante.

Lui sospirò, si alzò dalla sedia che lo aveva ospitato tutta la notte e si coricò accanto ad Hanji. La donna divise con lui parte della coperta riscaldata e si appoggiò contro la sua spalla, in modo da fargli vedere meglio il loro bambino.

- Carino, vero? - Cinguettò Hanji, piuttosto orgogliosa di ciò che era uscito dal suo corpo - Usiamo il mio cognome o il tuo, dato che non siamo sposati? -

- Direi che può avere il tuo - Rispose Levi con decisione.

Hanji esitò un attimo.

- Sei sicuro? -

- Se fosse stato per me ora lui non sarebbe qui, ricordi? - Sottolineò - Credo appartenga più a te che a me -

- D'accordo... Allora vada per il mio -

Levi guardò di nuovo il suo bambino, esaminando ogni suo minimo particolare mentre sfiorava attentamente la peluria sulla sua testa. Le mani di Michael seguirono le sue dita, tastandole fino ad afferrarle.

- A proposito di questo... - Iniziò Levi.

- Hm? -

- Io volevo... - levi indugiò a sua volta, non sapeva bene come continuare - ... Volevo ringraziarti -

Hanji continuava a guardarlo senza capire.

- Per cosa? -

- Per Michael... Per averlo tenuto - Disse distogliendo lo sguardo da lei - Sono davvero felice di averlo, e se tu mi avessi assecondato probabilmente lo avrei rimpianto -

Hanji sorrise ancora, iniziando a socchiudere gli occhi preda del sonno.

Levi le baciò la guancia. Era stato distrutto e ora quel fantolino inerme lo aveva fatto rinascere. Il suo cuore sembrava finalmente essere tornato a battere.

-... Per così poco - Rispose lei con la voce roca, ormai impastata dal sonno.


Scusatemi se non ho postato ieri ma con lo studio non ho molto tempo
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 31/5/2016, 12:57     +1   -1




(Autore grounpower_tea)
7) Consapevolezza

La prima notte che Michael trascorse nella sua nuova casa fu strana per i due genitori, che erano abituati alla grossa pancia di Hanji e alla tranquillità della notte. Il bambino era piuttosto simile al padre per il momento, era sorprendentemente tranquillo e piagnucolava solo quando era sporco o aveva fame, il che era raro poiché Levi si rifiutava di lasciare suo figlio nel suo sudiciume per più di pochi secondi mentre Hanji lo faceva mangiare continuamente. Michael era coccolato e sempre ben curato.
Fortunatamente, a causa del loro stile di vita, Hanji e Levi non avevano bisogno di molte ore di sonno per funzionare bene, e i pochi sonnellini che avevano a disposizione mentre Michael era tranquillo erano sufficienti a farli riposare.



Durante il giorno, Erwin passò a trovarli per vedere il loro bambino.

- Oh, ma è davvero bellissimo - Disse Erwin guardando il piccolo addormentato - Come lo avete chiamato? -

Era piuttosto raro vedere il comandante ridere così genuinamente.

- Michael - Rispose Levi.

Il bambino era tra le sue braccia e il caporale sembrava non prendere in considerazione il mondo. Michael indossava una tutina giallo limone con sopra disegnati degli uccellini, con grande disgusto di suo padre.

- Levi... - Tossì Hanji - Penso che Erwin vorrebbe prendere in braccio Mike -

- Lo so - Rispose schietto, senza fare alcun tentativo di allungare il bambino al comandante.

- E allora daglielo - Hanji alzò gli occhi verso di lui e gli diede un colpetto sulla schiena per farlo muovere.

Il cipiglio di Levi si fece ancora più profondo, ma obbedì ad Hanji e pose Michael tra le braccia di Erwin, il quale tentava di nascondere un sorriso.

- Problemi per domani? - Si fece avanti Levi.

- No, è tutto a posto. Perché non vai al quartier generale e mi precedi per predisporre i preparativi? - Erwin si fece serio guardando il caporale - Vorrei parlare un po' con Hanji - Disse infine guardando la donna.

- Cos? - Iniziò Levi.

- Da solo - Concluse infine Erwin, con un tono che non ammetteva repliche.

- Tsk - Borbottò Levi uscendo dalla casa e trascinandosi dietro la porta.

Hanji guardò Erwin incuriosita.

- Qualcosa non va? -

Lui scosse la testa

- No. Ma volevo parlare un po' con te senza che fossi limitata dalla sua presenza -

-... Oh, d'accordo - Mormorò Hanji.

- Volevo avvertirti subito prima che iniziassi a fissarti troppo con l'idea - Iniziò lui - Quando tornerai in servizio, tu e Levi non sarete più nella stessa divisione. Cerca di abituartici -

A quelle parole, Hanji si incupì un poco. Era giusto, in fondo. Probabilmente non avrebbero più combattuto insieme a causa del loro coinvolgimento. Hanji aveva sperato fino all'ultimo che lei e Levi avessero potuto mantenere i loro vecchi rapporti, ma Erwin aveva stroncato subito il suo pensiero.

- Sì, lo capisco -

- Ne ho già parlato anche con lui. Spero non la prenderai sul personale - Disse lui in tono preoccupato.

- Ma no, figurati - Disse Hanji con un leggero sorriso, cercando di sopprimere la sua preoccupazione - Avrei dovuto immaginarlo -

Il comandante le sorrise grato, poi si concentrò su Michael che si era appena svegliato e cercava di tirargli le maniche della camicia.

- Quindi domani partite ancora - Borbottò Hanji, cercando di riprendere cortesemente la conversazione - Sono sempre più frequenti adesso -

- Sono sempre state frequenti - Rise lui - Forse prima non te ne rendevi conto. Ma probabilmente per te ora è tutto diverso... Immagino non sia facile con un bambino -

- Sto bene - Disse Hanji aspramente - Sono venuta con voi in molte spedizioni, conosco la forza di Levi e... - Strinse i pugni - Non me ne starò in casa a lungo - La donna poi si interruppe quando vide Erwin irrigidirsi un po'.

- Hanji - Il comandante si fece serio - Tuo figlio è nato nel caos, il mondo di questi tempi è terribile con o senza titani. Non avere così tanta fretta di lasciare la cosa migliore della tua vita -

- Non è che voglio - Sussurrò Hanji guardando il bimbo dai capelli scuri - Ha solo pochi giorni e già non riesco a vedere la mia vita senza di lui -

Vedendo lo sguardo sul volto di Hanji, Erwin restituì il bambino alle sue braccia.

- E' che non saprei cosa fare se dovessi perdere Michael. O lui -

- Abbi più fiducia in noi, più fiducia in Levi. E' sempre tornato finora, dopotutto. In questo momento sei solo spaventata e piena di ormoni, ma so che ti fidi di lui -

- Mentre ero incinta era molto più facile evitare di pensarci. Mi ero concentrata sul lavoro ma... - Hanji si morse il labbro - Ora che non posso lavorare, non riesco a far altro che pensare a loro-

- Immagino che stare qui in attesa, a sperare che tutto là fuori vada bene, sia terribile. Peggio che stare a tua volta fuori dalle mura. So che questo è il momento peggiore per separarti da Levi: sei appena uscita dall'ospedale e il padre di tuo figlio sta per andare faccia a faccia con i titani. E' normale avere paura, Hanji -

- Io non ho mai avuto paura. Questa non sono io - Hanji alzò lo sguardo da Michael a Erwin.

- E' quella che sei ora: sei una madre e sei anche innamorata. Quando lottiamo solo per noi stessi, la paura ci sfiora appena. Quando invece ami qualcuno, scopri cosa la paura è in realtà -

- I... Innamorata? - Hanji lo guardò incredula, cercando di asciugarsi qualche lacrima che le sfuggiva dagli occhi.

- Non è così? - Disse Erwin alzando un sopracciglio.

- Io... Non ci avevo mai pensato - Mormorò imbarazzata.

- Pensavo fosse sottinteso, scusami. Levi è così cambiato negli ultimi tempi - Erwin fece poi un cenno verso la porta dalla quale se ne era andato Levi - Con te come si comporta? -

Hanji sfiorò con le dita la guancia di Michael.

- Meravigliosamente.. - Rispose lei con un sorriso malinconico - Ma credo che lui si stia accontentando di me -

- Che vuoi dire? -

- Lui adora Michael, ma sono convinta del fatto che si sia legato anche a me così tanto solo perché non gli è rimasto nient'altro... E' come se mi accettasse passivamente. E io lo detesto -

Hanji non riuscì più a trattenere le lacrime e si lasciò andare ad un pianto silenzioso.

- Merda - Mormorò passandosi la manica della camicia sulla faccia - Li detesto questi maledetti ormoni -

- Fossi in te non ci penserei troppo - Il comandante le sorrise di nuovo - Può darsi che per una volta anche tu ti stia sbagliando -





* * *



La mattina successiva Levi e Hani si svegliarono presto, quando il sole aveva appena iniziato a sorgere. Lui si alzò silenziosamente, lasciandola sdraiata sul letto anche se sapeva che era già sveglia.
Andò a lavarsi mentre Hanji, nel frattempo, aveva deciso di controllare Micheal, il quale aveva iniziato a protestare per avere un po' di attenzione. Hanji lo cambiò e gli diede da mangiare mentre il caporale si stava preparando per la spedizione con la sua solita divisa.
Quando Levi fu pronto si diresse nella stanza di suo figlio, dove Hanji stava guardando Michael addormentarsi. Non appena la donna percepì il suo arrivo, raddrizzò la schiena e lo guardò.

- Te ne vai di già? -

- Ho bisogno di arrivare prima di tutti gli altri - Rispose lui, poi si avvicinò ad Hanji, ma non abbastanza da toccarla - Due settimane e sarò di nuovo qui -

- Lo so - Hanji sollevò la testa con un sorriso luminoso sul volto. Un sorriso falso - E il tempo passerà in fretta, come sempre -

Levi odiava quel suo atteggiamento. Tutte le altre volte a lei stava bene lasciarlo andare via, ma da quei tre giorni in cui era nato Michael, qualcosa dentro Hanji era cambiato e Levi odiava vederla così. Hanji stava soffrendo.

- Non posso rinunciare a una spedizione.. - - Iniziò lui, ma Hanji lo interruppe.

- Sei un membro del corpo di ricerca, non ti ho mai chiesto di cambiare - Disse sistemandosi gli occhiali - Solo... Cerca di tornare tutto intero -

- Perché non vai a riposarti un po'? Hai partorito meno di tre giorni fa.. -

- Starò bene, non preoccuparti - Disse poi felicemente - Ora vai ad uccidere i titani. Ma non dimenticarti di parlare con loro, però. Potrebbero... - -

- Tu sei ridicola - La interruppe lui, pizzicandole la gobbetta del naso.

- Lo so - Sorrise poi, allontanandosi dalla culla - Ora vai, i tuoi subordinati ti staranno aspettando -

Il caporale si avvicinò alla culla e fissò il bambino che dormiva beatamente e cercò di imprimere a fuoco l'immagine nella sua memoria. Era terribile doverlo lasciare un attimo dopo averlo conosciuto, ma quello era il suo dovere. Dopotutto, lo stava facendo per il suo futuro.

Voltandosi, Levi lasciò la stanza con Hanji al seguito. Stava per prendere il suo mantello quando sentì due braccia provenire da dietro di lui e circondarlo intorno alla vita mentre un volto si seppelliva nel suo collo.
Il corpo di Levii si irrigidì, ma dopo un momento si rilassò.

Hanji non sapeva bene cosa l'aveva portata a farlo, ma sapeva di averne bisogno.
Respirò il suo profumo per qualche momento e, prima di lasciarlo andare, gli sussurrò all'orecchio.

- Fai attenzione - Detto questo, gli voltò le spalle e si chiuse nella sua stanza.

Levi rimase fermo per un lungo momento, poi prese il mantello ed uscì dalla porta senza voltarsi indietro. Una volta lasciato l'appartamento, lui non era più Levi, il padre di Michael. Non era più qualcosa di Hanji. Era il caporale Levi, e solo il distacco gli avrebbe permesso di tornare a casa da loro.
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 1/6/2016, 15:15     +1   -1




(autore grounpower_tea)

8) Addio

Due settimane. Levi non pensò di aver sentito il tempo scorrere così lentamente. La spedizione fu terribile; quindici giorni lontani dalle mura implicavano un numero abnorme di morti, e le cifre non si smentirono neanche quella volta.
Tuttavia, durante i turni notturni di guardia, Levi si sorprese nel notare che Petra non tornava più a tormentare i suoi sogni. Non vedeva più il suo sguardo color miele apparire durante la notte, era diventata solo un dolore al petto che tornava ogni tanto a fargli visita.
Non sapeva bene se dispiacersi o meno di quel fatto. Quando aveva iniziato a dimenticarsi di lei?



* * *



Fedele alla sua promessa, Levi tornò due settimane più tardi, stanco morto, ma vivo.
Il caporale notò che la pancia di Hanji stava ormai scomparendo. La donna aveva delle enormi occhiaie e il viso un po' sciupato, ma stava bene, ed era questa l'unica cosa di cui gli importava.
Anche se era incredibilmente sporco, Hanji non esitò ad avvolgere le braccia intorno a lui e a baciare le sue labbra una volta che fu oltre la porta di casa. Era stato un bacio semplice, ma le labbra di Zoe indugiarono un po' più a lungo del solito sulle sue, così Levi la attirò più vicino a lui ricambiando il suo abbraccio e stringendola più forte dietro la vita.

- Sono così felice che tu sia tornato! - Disse lei sorridendo.

- Come stai? - Chiese lui. Se fosse stato un uomo più allegro, forse avrebbe ricambiato il suo sorriso.

- Decisamente meglio -

- Michael? -

- E' un bambino: dorme, mangia, caga... Si gode il meglio della vita - Disse ridacchiando mentre lo accompagnava nella camera del bambino.

Levi alzò gli occhi e scosse la testa, ma poi si sentì meglio non appena vide suo figlio nel lettino di fronte a lui.

- Ora dorme, ma ho un regalo per te... - Gli disse trascinandolo fuori dalla stanza di Michael - Un cesto pieno dei suoi vestiti da lavare! - Disse allegramente - Sono una buona amica o cosa? -

- C-cosa intendi per un cesto pieno di vestiti sporchi? - Levi non si tolse nemmeno il mantello e camminò verso la lavanderia - Per quanto tempo non hai fatto il bucato? Hanji! -

Lei rise pensando a tutti gli abiti puliti che aveva messo e stropicciato nel cesto per dargli qualcosa da fare una volta arrivato a casa. Sapeva che lui amava pulire.

Il suo cuore era molto più leggero ora che la sua famiglia era riunita insieme sotto lo stesso tetto.
Erwin aveva ragione: l'attesa era terribile. Il comandante aveva ragione su un mucchio di cose, e la conversazione che avevano avuto prima della spedizione aveva aiutato Hanji a chiarire sentimenti che non sapeva nemmeno di avere. Si era sentita così in ansia prima della sua partenza e poi, mentre era fuori dalle mura... Si era sentita persa, e lei non avrebbe mai pensato di poter dare un nome a quella sensazione.
I suoi sentimenti verso il caporale erano cambiati così tanto durante la gravidanza e, solo dopo la nascita di Michael, si era resa conto di non desiderarlo più solo come un amico. In qualche modo, quell'uomo stoico, dal perenne cipiglio, maniaco delle pulizie e dieci centimetri più basso di lei era riuscito a farla innamorare.

E Hanji non aveva mai pensato che essere innamorati potesse essere così spaventoso.




* * *



Non poteva fare nulla per impedirlo, non riusciva a muoversi. Poteva solo guardare con orrore il titano di fronte a lui, un orrore che non aveva mai sentito prima in vita sua, nemmeno quando Petra era stata uccisa. No, quella sensazione era peggiore.

Hanji stava urlando, non aveva la sua manovra tridimensionale e stava cercando disperatamente di liberarsi. Ma non stava urlando perché era preoccupata per se stessa. Nell'altra mano del titano c'era Michael, stretto ferocemente tra le dita del mostro. I capelli scuri del bambino erano in netto contrasto con il rossore del suo viso in lacrime.

Il gigante fissava Levi con il suo sguardo senza vita, come al solito, ma non tolse lo sguardo da lui mentre portava il corpo di Hanji più vicino alla sua bocca. La donna cercò fino all'ultimo di raggiungere il figlio, che stava ancora piangendo con tutta la forza che i suoi piccoli polmoni gli consentivano di usare.

Levi provò a muoversi, ma non ci riuscì. Qualcosa lo tratteneva. Era una sensazione fredda, proveniente dalla sua mano sinistra. Il caporale distolse per un momento lo sguardo da quello scenario terrificante e cercò la fonte della sua immobilità.
Al suo fianco, appena dietro di lui, c'era Petra. Era insolitamente pallida e lo fissava con uno sguardo sereno mentre, con la mano, lo tratteneva vicino a lei.
La donna dagli occhi ambrati gli sorrise, cercando di trascinarlo via con lei, ma Levi cercò di non retrocedere nemmeno di un passo.
Cercò di dire qualcosa, di urlare, ma non riuscì a fare nemmeno quello. Tutto ciò che poteva fare era stare immobile e guardare mentre il titano chiudeva i suoi denti attorno al collo di Hanji e, con l'altra mano, fracassava il fragile corpo di suo figlio.

Levi sentì il suo cuore spezzarsi, e con tutte le sue forze cercò di liberarsi dalla stretta di Petra che lo stava portando via, riuscendo finalmente a recidere il legame che ancora li univa e scagliandosi verso la sua famiglia





Fece uno scatto sul letto, respirando a fatica e con il corpo madido di sudore. Alzò velocemente lo sguardo cercando di ricordarsi dove si trovava. La schiena di Levi colpì il muro dietro di lui mentre prendeva un paio di respiri per cercare di calmarsi. Era a casa di Hanji, nella camera degli ospiti, la sua stanza.

Era normale che chi avesse a che fare con i titani avesse degli incubi, ma nessuno per lui era mai stato così terribile.

Uscì rapidamente dalla sua camera e si diresse correndo verso quella di Hanji. Quando entrò, guardandosi intorno vide che il suo letto era vuoto e l'incubo, ancora chiaro come il giorno nella sua mente, lo fece cadere nel panico.

Aveva bisogno di trovare Michael. Doveva trovare Hanji.

Il suo cervello gli stava urlando che stavano bene ma, per una volta, decise di dare ascolto al suo corpo e al suo istinto: Levi aveva bisogno di vederli, doveva assolutamente vederli.

Correndo verso la cameretta di Michael, sentì la voce di Hanji e si calmò un poco, ma questo non servì ad alleviare la sua preoccupazione.
Aprì la porta, spaventando la donna.

- Levi! Cosa c'è? - Chiese Hanji, notando l'angoscia sul suo volto.

Anche Michael guardò verso suo padre. Il bambino, di ormai sei mesi, si era svegliato per essere coccolato un po' e, quando finalmente Hanji era andata da lui, si era rifiutato di tornare a dormire nel bel mezzo della notte.

Levi non riuscì a staccare lo sguardo dal suo bambino, quel bambino che aveva rotto ogni muro che faticosamente aveva costruito intorno ai suoi sentimenti. Nemmeno Hanji, la persona più vicina a lui, era riuscita a scalfirlo così tanto e poi, invece, un bambino che non era nemmeno in grado di parlare era riuscito a buttarlo giù.

Il piccolo indossava l'ennesima salopette giallo limone, frutto dell'orrido gusto della madre. I suoi capelli, neri come i suoi, erano spettinati e aggrovigliati in una strana pettinatura. Gli occhi di Michael però erano come quelli di Hanji: caldi, belli e pieni di innocenza, fatta eccezione per un cerchiolino azzuro intorno alle pupille. Aveva preso il meglio da entrambi.
Quando il bambino vide suo padre, un bel sorriso allegro comparve sulle sue labbra e prese a borbottare qualche sciocca parola alzando le mani verso di lui.
La paura nel cuore di Levi raddoppiò. Aveva bisogno di stringerlo a sè.

Con pochi passi, raggiunse Hanji e prese il bambino tra le sue braccia, stringendo Michael come non aveva mai fatto prima.
La sensazione di calore della sua pelle morbida sul suo petto nudo, il battito del suo piccolo cuore, il suo profumo e il suo borbottio incomprensibile gli dissero che, effettivamente, stava bene.

- Levi? - Chiese Hanji preoccupata per il caporale che aveva gli occhi spalancati e persi nel vuoto.

Sentendo la voce della donna Levi tornò alla realtà e fece scivolare una mano verso Hanji, le accarezzò la nuca e la portò vicino a lui, riuscendo in qualche modo ad abbracciare entrambi contemporaneamente.

Dire che Hanji era rimasta sorpresa era un mero eufemismo, ma non si ritirò dal suo abbraccio.
Dopo pochi minuti, Levi allentò la presa e la donna tornò in piedi accanto a lui. Vedendo che Michael era quasi addormentato, con la guancia paffuta appoggiata sulla spalla del padre che gli accarezzava la schiena in modo rilassante, Hanji mimò a Levi che sarebbe tornata a dormire e lui annuì.

"Stanno bene" pensò Levi, e il dolore nel suo cuore gli lasciò un po' di tregua. Ma la paura di ciò che sarebbe potuto accadere loro era ancora lì, ancora in agguato, e non poteva fare nulla per evitare di sottometterla.

Quando si accorse che il corpo di Michael stava iniziando a raffreddarsi, Levi lo rimise con cura nella culla, ormai beatamente addormentato, con le gambe sparpagliate sul letto e la bocca che sbavava sul cuscino, una simpatica eredità di sua madre.
Lasciò la cameretta e si diresse nella stanza di Hanji, sperando di trovarla addormentata. Avrebbe voluto stare un po' con lei, stringerla a se e convincersi che tutto andava bene, ma il pensiero di mostrarsi così davanti a lei lo terrorizzava. Si era dimostrato un verme quando lei, all'inizio della gravidanza, aveva bisogno di aiuto e lui, un completo idiota, glielo aveva categoricamente negato. Non avrebbe voluto che lei vedesse il suo bisogno di aiuto, perché Levi non se lo sarebbe affatto meritato.
Ma Zoe ovviamente non stava dormendo: era sdraiata sul suo letto a pancia in su e, quando entrò nella stanza, lo fissò intensamente.
Con un profondo sospiro, Levi si sdraiò accanto a lei, sentendosi il suo sguardo addosso.

- Non voglio parlarne - Disse dopo qualche istante.

Levi potè sentire l'esitazione nella sua risposta, ma arrivò comunque.

- Li ho anche io, sai? Di solito quando sei oltre le mura - Sussurrò lei e Levi si voltò a guardarla - E non ho bisogno di fare pochi passi per trovare te e Mike. Posso trovare solo lui, e mi sento un po' meglio. Ma tu? Devo aspettare giorni, a volte settimante, per assicurarmi che tu stia bene... Quindi non preoccuparti: non sei l'unico ad avere degli incubi -

Levi guardò Hanji sospirare stancamente e porgergli un leggero bacio sulle labbra, cosa che facevano ormai da tempo per salutarsi. Ma, con grande sorpresa di entrambi, Levi le afferrò la nuca e approfondì il bacio tra loro con esigenza e passione, cosa che non faceva dalla notte in cui Hanji era rimasta incinta.

E lei non aveva intenzione di negargli ciò che aveva agognato da mesi. Lui voleva il contatto fisico dopo un incubo, Hanji invece voleva solo lui, e in qualche modo erano riusciti a trovare un compromesso.



-



- Siamo... Ancora bravi a farlo. Hihi - Ridacchiò Hanji ansimando sul petto di Levi.

Le sue dita scivolarono sul suo petto che si alzava e abbassava velocemente, indugiando sulle linee rosse lasciate dal suo cablaggio. Sapeva che i suoi capelli probabilmente erano un disastro dopo essere stati tirati così tanto, ma a Hanji la cosa non era mai importata molto.

- E' passato così tanto tempo.. -

Levi rispose raschiando i denti sul bordo della sua mascella fino al collo, facendole uscire un gemito strozzato dal profondo della gola.

- Penso che potremmo continuare a farlo - Propose lei, mentre Levi ripercorreva le linee di alcuni graffi di sua proprietà sul suo corpo.

Hanji era stata diretta, come sempre, ma era un po' preoccupata della risposta che Levi avrebbe potuto darle. Da quando aveva preso consapevolezza dei suoi sentimenti per il caporale aveva fatto del suo meglio per nasconderlo, e non voleva metterlo nelle condizioni di farglielo intuire.

- Voglio dire, abbiamo già Mike, e tu praticamente tu vivi qui... Potremmo almeno goderci la parte più divertente -

Levi rimase in silenzio per qualche istante, meditando sulla risposta e rendendo Hanji sempre più nervosa.

- Lo penso anche io -

Hanji si sedette sul letto così velocemente che Levi rimase sorpreso e non riuscì a notare l'espressione confusa e stupita sul volto di lei.

- Mi piace stare con te e Michael. Non credo che il sesso possa rovinare le cose. E poi, come hai già detto - Disse accarezzandole i fianchi - Siamo piuttosto bravi a farlo, quindi perchè non approfittarne? Inoltre... un po' di esercizio non ti farebbe male -

- Come? Hai appena insinuato che sono grassa? - Disse Hanji indignata, dopotutto era praticamente tornata come prima - Non mi sembrava che ti stessi lamentando dieci minuti fa tra tutti quei "... Oh, oh, Zoe, sì, sì..." - Disse sfregandosi sui suoi fianchi mentre lo imitava nei suoi movimenti.

- Sai bene che non faccio così - Disse Levi in tono annoiato.

Hanji per un attimo mise il broncio, ma poi sorrise maliziosamente.

- Vuoi stare con meeeeeee - Disse prendendolo in giro.

- Sì, Hanji. E' quello che ho detto - Sospirò infastidito.

- Mi vuoooooooi - Hanji si coricò su di lui e Levi alzò gli occhi al cielo davanti alla sua voce infantile, ricordandosi che in casa aveva più o meno due bambini da gestire.

- Smettila -

- Vuoi baciaaaaaaarmi - La donna avvicinò il viso al suo fino a quando le loro bocche non furono a pochi centimetri di distanza -

- Hanji... - La avvertì lui.

- Vuoi fare l'amore con meeeeee... - Sorrise e lo baciò sulle labbra.

- Ma niente più bambini questa volta - Disse Levi capovolgendola e portandosi sopra di lei - E questa volta il tuo ciclo lo controllo io -

Hanji rise fragorosamente.

- Chissà quante ragazze sognano di sentirsi dire una frase del genere, caporale -

Levi gemette infastidito e tornò a baciarla. Anche se era molto seccato, si sentiva molto meglio a sapere che lei era felice, e che il loro bambino era al sicuro nella sua stanza, sano e salvo.
Non aveva mai saputo granché della paura, e pensava di sapere qualcosa dell'amore, ma quei due gli avevano insegnato ad amare a modo suo. Non sapeva bene se fosse una benedizione o una maledizione ma, in quel momento, Levi era felice come non lo era da tempo.
 
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Alfa Nero 95
view post Posted on 3/6/2016, 00:39     +1   -1




Dai che questa e l'ultima parte. Un grazie a chi a seguito questa fanfic e un grazie soprattutto a grounpower_tea l'autrice di questo capolavoro, ma ora silenzio in sala inizia il film.

9)Sii felice

Levi entrò nella casa che divideva con Hanji e suo figlio alle tre del mattino passate.
Quando entrò nel soggiorno, vide Hanji e si sorprese nel trovarla sveglia. I suoi lunghi capelli castani erano sciolti e le ricadevano spettinati sulle spalle. Gli occhiali erano storti sul naso e indossava solo una vecchia e logora camicia, senza pantaloni. Quella donna, sia fuori che dentro casa, non conosceva la decenza.
Stava esaminando alcuni fogli che probabilmente erano collegati in qualche modo ad altri sparsi su tutto il pavimento in un ordine che probabilmente solo lei poteva capire.
Quando si accorse della sua presenza, Hanji gli sorrise e, come sempre, un po' della tensione che Levi si portava addosso scomparì.

Tuttavia Zoe doveva aver notato qualcosa nella sua espressione, perché il suo sorriso svanì in un attimo. Si alzò in piedi e lo raggiunse: Levi era un disastro, i suoi occhi avevano occhiaie molto più pronunciate del solito e i suoi occhi non potevano nascondere il fatto che la spedizione fosse stata un insuccesso.

- Chi? - Mormorò lei dolcemente, sperando segretamente che non fosse qualcuno che conosceva.

- Loch, Stein, Arinn, Michelle, Brown e Kolnas - Rispose lui con un pesante sospiro - Doveva essere una missione semplice... -

- Mi dispiace - Disse Hanji, sinceramente. Sapeva che le uniche volte in cui Levi si mostrava vagamente emotivo erano quelle in cui qualcuno della sua squadra moriva.

La donna avvolse le braccia intorno a lui e lo strinse un po' di più a lei.

- Ma sono contenta che tu sia qui, però -

- Sì - Levi rispose abbracciandola un po' goffamente - Cosa stai facendo? - Chiese, guardando con la coda dell'occhio i documenti sparsi sul pavimento.

Una volta sciolta dall'abbraccio, Hanji indicò tutto il materiale lasciato alla rinfusa in casa.

- Sono i dati delle ultime spedizioni - Sospirò lei - Erwin mi rivuole al più presto -

Levi annuì sommessamente. Sapeva che il momento per Hanji di tornare in missione si avvicinava sempre di più, ora che Michael dormiva tutta la notte e il suo cibo era solido. Hanji aveva già cominciato a riprendere gli allenamenti, anche se lui non avrebbe voluto lasciarla più tornare indietro. Ma, in fondo, era una sua scelta.

- Sei sicura di voler tornare? -

- Voglio tornare, ma non voglio lasciare Mike... -

- Sarà un bene lasciartelo alle spalle? -

- Ovvio che non sarà un bene - Sospirò lei - Io lo amo, lo amo tantissimo... Ma i sacrifici devono essere fatti, giusto? -

- Per un mondo in cui non ci sarà nulla da temere - Mormorò Levi, avvicinandosi nuovamente a lei e accarezzandole le spalle.

- Esattamente. Questa è la cosa più importante... -

La consapevolezza di ciò che quella frase significava realmente le impedì di concluderla, e il peso della sua vita si fece ancora più pesante.

- ... Lui saprà di noi. Non importa cosa ci accadrà, almeno Mike saprà che è stata opera nostra - Concluse con voce tremante, e Levi la strinse di più a se.

- Mi prenderò cura di lui - Disse cercando di rassicurarla - Non ti preoccupare così -

- Lo so. Lo farò anche io -

Quando Hanji sembrò tranquillizzarsi un poco, portò le mani sulle braccia del caporale e le accarezzò a sua volta.

- Vai da Mike. Vai a vederlo, aiuta sempre. Ti prendo qualcosa da mangiare intanto -

Con un sospiro, Levi sciolse la sua presa su Hanji e si diresse verso la camera di Michael. Aprì con cautela la porta della stanza e, la prima cosa che notò, fu l'odore: c'era un delicato profumo di borotalco che lo rilassò immediatamente, poi vide il bambino addormentato nel suo letto. Levi si sentì immediatamente a proprio agio.
Mike aveva un folto mazzo di capelli dritti e scuri, forniti dai suoi geni, e dormiva con un sorriso beato sulla faccia. Era un bambino felice e sorridente, e questo non lo aveva di certo ereditato da lui.
Non aveva la minima intensione di disturbarlo, non quando era ancora così deliziosamente innocente in un mondo sull'orlo del caos. In futuro, ci avrebbe pensato la paura dei titani a tenerlo sveglio.

Sentendosi un po' meglio, Levi decise di andare a fare un meritato bagno, mangiare, e concentrarsi un po' su Hanji in modo da strapparla al suo lavoro per farla andare a dormire insieme a lui.




-




La mattina seguente, Levi si risvegliò in un letto vuoto. Era raro per lui e Hanji poter stare insieme a lungo al mattino, ma quel giorno, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo, avrebbe voluto averla lì insieme a lui.
Si rimise i vestiti ed uscì dalla camera da letto, dirigendosi verso il soggiorno dove trovò Hanji con Mike tra le braccia. Lo stava facendo ridere torturandolo con un po' di solletico sulla pancia e, dopo aver guardato la scena in modo da non poterla mai dimenticare, Levi si schiarì la voce.

- Buongiorno -

- Pà! - Eclamò Michael felice.

Non parlava ancora bene, ma riusciva almeno a nominare il padre, la madre e pochi altri con qualche sillaba.

Il bambino allungò le braccia verso di lui quando Levi si incamminò verso di loro, ma Hanji lo interruppe dicendogli di fermarsi.
Accigliato, Levi obbedì.

- Ora, paperotto mio - Iniziò Hanji chinandosi a terra e appoggiando Michael sul pavimento - Il tuo papà è triste, quindi tiralo su, d'accordo? -

Mike mormorò alcune parole incomprensibili in risposta. Hanji poi alzò gli occhi verso Levi.

- Inginocchiati e chiamalo -

Roteando gli occhi in segno di protesta, Levi fece come gli era stato detto e si inginocchiò a terra.

- Michael -

Il bambino lo guardò con un grande sorriso, mostrando i suoi minuscoli dentini e, barcollando un po', iniziò a camminare verso di lui. Hanji lo sostenne un po' con le sue braccia ma, quando vide che Mike poteva farcela, lo lasciò andare e il piccolo iniziò a sgambettare allegramente da solo.

Le braccia di Levi si sollevarono verso il figlio quando lo vide arrivare verso di lui e, dopo pochi passi, Mike lo raggiunse trovando le sue braccia a coccolarlo.

- Da quanto riesce a farlo? -

Hanji sorrise alla sua domanda. Michael aveva dieci mesi, una buona età per iniziare a camminare.

- Da pochi giorni. Riusciva a stare in piedi da solo aggrappandosi ai mobili e poi, un paio di giorni fa, l'ho chiamato e... - La donna non finì la frase, lasciando immaginare a Levi il resto.

- Questo è stato molto bello - Il caporale spostò lo sguardo da Hanji a Michael - Bravo, Mike - Concluse poi e, in un momento di insolita morbidezza, posò un bacio su una delle sue guance paffute.

- Mi dispiace interromperti ma... Devo chiederti di darmi Mike - Disse Hanji - Devo andare al quartier generale prima oggi e devo portarlo dalla tata -

Anche se era consuetudine di Levi rimanere a casa con Michael ogni volta che poteva quando era in città, il giorno dopo il ritorno da una missione lo passava sempre a riposarsi un po' e a scrivere rapporti.
Dopo un momento di riflessione, però, Levi respinse la richiesta di Hanji.

- No, non serve portarlo via. Starò io con lui, oggi -

- Sei sicuro? - Esitò lei.

- Sì, Hanji - Concluse levi guardandola negli occhi.

Facendo un altro passo verso le persone che più amava al mondo, Hanji si chinò su Mike e lo baciò sulla fronte e, quando si girò verso Levi, le labbra del caporale avevano già intercettato le sue.

- Passerò dalla tata e le dirò che ne ho trovata una più efficiente - Lo prese in giro -

- Io non sono una tata - Disse lui infastidito, come se quella fosse un'offesa - Mi prendo solo cura di mio figlio come farebbe qualsiasi genitore -

- Sì, sì. Ciao ciao! - Hanji prese il plico di documenti che era stato riordinato dalla sera precedente e uscì dalla porta, lasciandoli soli.

Levi fissò suo figlio, che nel frattempo era profondamente impegnato a cercare di sganciare i bottoni del suo vestito, e un po' sorrise. Gli piaceva stare solo con Mike.

- Sembra che saremo solo noi due oggi - Disse al bambino che gli rispose con un nuovo borbottio senza senso - Che ne dici di camminare di nuovo? Sei stato bravo, ma dovrai fare tanta pratica visto che i tuoi genitori sono sempre i migliori in quello che fanno -






* * *





- Levi! -

- No, non "Levi"... "Papà". Riesci a dire "papà"? - Disse Levi, scandendo bene le sue parole.

- Ba... - Mormorò Michael.

- ... "Babbo"? - Mormorò il caporale, gli sarebbe andato bene comunque.

- Ba.... - Ricominciò Mike - ... Basso! - Cinguettò il bambino con un sorriso divertito sulla bocca mentre pronunciava quelle parole.

Levi corrugò un sopracciglio, irritato da quella parola. Non poteva credere che anche un bambino di due anni potesse prenderlo in giro per la sua statura. Evidentemente Michael aveva preso, seppur inconsciamente, lo stesso fastidioso senso dell'umorismo della madre.

Levi era seduto sul divano e Mike, ormai cresciutello, era seduto sulle sue ginocchia. Hanji era partita il giorno prima per la sua prima spedizione importante oltre le mura e Levi si era ritrovato a casa da solo a badare a Michael per un paio di giorni.

Mike portò la schiena in avanti e si acasciò dolcemente sul suo petto, avvolgendo le piccole braccia intorno al suo corpo. Sembrava assonnato.

- Levi? - Chiese il bambino sollevando la testa fino a guardarlo negli occhi.

Il caporale scosse la testa, guardandolo con un sorrisetto.

- Papà? - Si corresse Mike.

Levi questa volta annuì, accarezzandogli la testa.

- Sì? -

Michael si portò le mani alla testa e si scoprì i capelli dalla fronte.

- Bacio -

- Hm? - Chiese lui, stupito - Devi chiederle a tua madre queste cose, non a me -

Levi voleva bene a Mike, ma ora che si era fatto un po' più grande iniziava a sembrare un maschio vero e proprio. E a Levi non piaceva l'idea di baciarlo.

Il piccolo sembrava un po' spaesato, tuttavia continuò a toccarsi la fronte.

- Mamma dà tutti i giorni... Quindi... Anche papà... No? -

- Davvero? -

Mike annuì, continuando a guardarlo intensamente con quei suoi bellissimi occhietti color cioccolato. Guardandolo, Levi per un attimo non potè fare a meno di riconoscere Hanji in quello sguardo. Infine sospirò e si grattò confusamente la testa.

- Se proprio non c'è altro da fare... - Mormorò, stringendo Michael a lui.

Avvicinò il viso a quello di Mike e gli posò un leggero, anche se lungo, bacio sulla fronte.
Quando si staccò, notò che il bambino era lievemente imbarazzato e che aveva distolto lo sguardo da lui.

- Va bene così? -

Mike annuì sorridente e raggiunse il suo viso con le mani, baciandolo poi a sua volta sulla fronte e lasciando per l'ennesima volta il caporale di stucco.
Dopo poco, Michael si avvinghiò al collo del padre e appoggiò la testa sulla sua spalla, cadendo addormentato dopo pochi minuti.
Levi si alzò in piedi e lo portò nella camera da letto che solitamente divideva con Hanji e lo appoggiò dolcemente sul materasso in modo da farlo dormire insieme a lui. Prima di chiudere le tende, il caporale frugò tra i cassetti di Hanji per cercare una copertina da gettare addosso a Michael per non fargli prendere freddo.
Tastando tra la biancheria, Levi sentì un fruscio insolito, uno scricchiolio cartaceo. Incuriosito, spostò i vestiti dal cassetto per trovare la fonte del rumore e, quando non rimase più nulla, vide una piccola busta appoggiata sul legno della cassettiera.
Sapeva che non doveva farsi gli affari di Hanji ma la curiosità ebbe il sopravvento e Levi afferrò la busta per esaminarla meglio.
Non appena fu tra le sue mani, il caporale ebbe un sussulto: la busta diceva che il contenuto era riferito a lui. Che Hanji gli stesse tenendo nascosto qualcosa?
La aprì velocemente con una certa preoccupazione e vide che la lettera contenuta nella busta recava la calligrafia di Hanji. Perché gli aveva scritto una lettera? Perché non gliel'aveva fatta leggere?
Crucciato, Levi iniziò a leggere quella calligrafia disordinata.





Ciao Levi,
se stai leggendo questa lettera, significa che ho avuto davvero il coraggio di affidarla a Erwin incaricandolo di recapitartela alla mia morte e che io sono... Bè, morta.

Non so bene cosa dire... Anzì sì, lo so invece. Ma non sono particolarmente brava a comunicare bene con gli esseri umani, e questo lo sai bene, no? Ma farò comunque del mio meglio, come sempre.
Questa cosa... Questa lettera, insomma, beh non è una cosa che desidero fare, ma sento come la necessità di farla.

Volevo solo dirti un paio di cose. Probabilmente ti starai già immaginando cosa come al solito ma no, non devo dirti nulla sui titani.
Stare con te ultimamente è diventato così naturale che io continuo a perdermi, anche in questa maldetta lettera! Come dicevo, volevo chiederti alcune cose, perciò se puoi, per favore, esaudisci i miei ultimi desideri.

Piangi, Levi. Non ridere sprezzante. Piangi, dico sul serio. E' quello che fanno tutti gli esseri umani. Io non posso piangere per te perciò ti prego di farlo: per favore, liberati di tutto il dolore che ti porti dentro e supera ogni vincolo che ti tiene incatenato al passato.
Se inizierai a piangere, poi un giorno finalmente smetterai e ti ritroverai inspiegabilmente più sereno. Ti alzerai e andrai avanti, andrai avanti sul serio anzichè accettare passivamente la situazione come stai facendo ora. Guarda al tuo futuro e immaginalo più lontano possibile, vivi il presente e goditelo, sei ancora vivo!

E poi, esci di più con le persone. Non necessariamente con tutti, ma cerca di farti degli amici. Non ti chiedo di ridere insieme a loro, so che non sei quel tipo di persona, ma almeno divertiti e crea nuovi ricordi insieme a loro. Dimentica la possibilità di morire, perché tutti noi possiamo morire in qualsiasi momento. Perciò combatti al loro fianco, piangi e sopravvivi insieme a loro.

Se è possibile, cerca anche di viaggiare molto. Guarda o scopri più luoghi possibili. Forse potresti iniziare dall'interno del muro Rose! Sai, vicino al paese in cui sono nata c'è una collina piena di fiori durante la primavera, penso sarebbe un posto magnifico da vedere...

Inoltre, se viaggerai, trovati una donna. Non parlo di donne con cui avere qualche avventura, trovane una di cui poterti innamorare. Innamorati di nuovo e cambia, trovane una con cui sposarti. Continua a prenderti cura del nostro Mike, ma cerca di averedegli altri figli, non pensavo mai di poterli trovare così adorabili! Non riesco a immaginarti circondato da una frotta di marmocchi ma, se li avrai con la persona giusta, sono sicura che non ti diaspiacerà averli intorno.

Cerca di sorridere. Sì, te lo sto chiedendo, e so che non è una richiesta impossibile!

E poi... hm... Non so più esattamente cosa dire. mentre leggo questo schifo non posso non immaginarmi come sarà il mio corpo senza vita, non riesco a fare a meno di essere curiosa, dopotutto.
Maledizione, ho iniziato parlando di te e ho finito col parlare di me come sempre!

Comunque, fondamentalmente era questo ciò che volevo dirti prima di lasciarti definitivamente.
Mi è piaciuto stare con te, e mi è piaciuto ancora di più aver avuto la possibilità di essere diventata madre, e credo di doverti ringraziare per questo, in fondo.
Non nego che mi sarebbe piaciuto fare tutte queste cose con te, ma so bene come funziona il nostro rapporto e le cose mi stanno bene così. Dopotutto, l'amore non è sempre ricambiato.

Sto ancora scrivendo, e non so bene neanche io cosa sto facendo. O forse lo so. Non capisco bene a essere onesta. In questo momento vorrei poterti parlare per poterti chiedere se almeno tu ci hai capito qualcosa, ma non potrò più farlo, mi sa. Forse sto solo cercando di dichiararti i miei sentimenti, o forse è solo la mia sciocca abitudine di scrivere qualsiasi cosa mi capiti per la testa.

Ok, ora credo di aver finito. E non credo che la rileggerò una volta terminata, non penso che potrei farcela.
Quindi... E' tutto qui.
Addio...



No, non posso. Non riesco a finire. E' troppo difficile, non voglio scrivere il finale. Non voglio scriverti "addio", voglio essere egoista. Quando leggerai tutto questo però, io l'avrò sicuramente finito e non so perché sto facendo tutto questo casino! Probabilmente è colpa mia e del fatto che ho deciso di scriverlo direttamente a penna. Mi dispiace di non averla scritta e corretta a matita, ma se lo avessi fatto, probabilmente avrei cancellato tutta la lettera e non avrei più avuto modo di salutarti un'ultima volta.

Ripensandoci, però, ho ancora un'ultima richiesta da farti. Forse potrei darti il permesso di ignorare le altre, ma esigo che tu faccia questa.

Sii felice, Levi. Sii l'uomo più felice del mondo. Penso che tu te lo meriti, più di quanto tu stesso possa pensare. Quindi, per favore, cerca di farlo. Tutto ciò che ti ho chiesto prima era la felicità che avrei voluto per me, era la felicità che in un altra vita avrei voluto condividere con te e Michael. Ma non importa. Mi basta che tu sia felice, questo è tutto ciò che ti chiedo. Se potrai essere di nuovo felice, lo sarò anche io.

Ora mi sento di poter concludere davvero. Ora la mia penna mi sembra finalmente più leggera.
Mi mancherai, Levi, dico davvero. E Mike probabilmente mi mancherà ancora di più, ma non rimpiango nulla e, sinceramente, spero che non lo faccia nemmeno tu. Ti prego solo di dirgli che è stato la cosa più importante della mia vita e che lo sarà sempre.


Addio Levi, non ti dimenticherò mai.
Ti amo.










Leggendo le ultime due parole della lettera, la carta tremò tra le mani di Levi e una morsa gli strinse il petto. Stava davvero provando per quella donna ciò che aveva sentito per Petra?

La verità forse era che Hanji si era insinuata dentro di lui.
Era affondata fino alle sue ossa e aveva reso il suo cuore il suo castello. Solo ora che non riusciva a togliersi dalla testa l'orribile pensiero che fosse morta aveva realmente realizzato la presa che quella donna aveva su di lui.
Improvvisamente dentro di lui si fece vivo il pensiero di non poter trovare più le sue labbra avvolte intorno alle sue, di non poter più sentire la sua bocca pronunciare il suo nome, non poter più vedere il suo sorriso e i suoi meravigliosi occhi.

Era troppo tardi. Era il suo modo di fare: si accorgeva delle cose sempre troppo tardi.

E non le aveva detto nulla prima di lasciarla partire. Non le aveva detto che la amava. Non le aveva detto che lei e Michael erano tutto, tutta la sua vita, la sua nuova vita.

Sì maledì mille volte dandosi dello stupido e, abbracciando Michael, si ritrovò a pregare per il ritorno di Hanji. Pregò per avere un'altra possibilità, la possibilità di dirle che la amava.




-




Dopo sei giorni, finalmente Hanji ritornò dalla spedizione.
Il lungo periodo trascorso a casa le aveva quasi fatto dimenticare la paura e la fatica del campo di battaglia. Era sfinita, ma il pensiero di rivedere Levi e Mike una volta superata la porta di casa la risollevò da tutti gli sforzi che in quei giorni l'avevano provata.

Tuttavia, quando varcò la soglia, trovò solo Levi ad aspettarla. Era serio e se ne stava di fronte a lei a braccia conserte.

- L-levi? - Chiese preoccupata, tutta l'euforia di un attimo prima scomparve - Cosa è successo? -

Il caporale non le rispose e si diresse verso di lei, intrappolandola tra le sue braccia e serrando la sua bocca con un bacio.
Hanji voleva abbandonarsi a lui, ma la preoccupazione ebbe la meglio.

- Mike? - Mormorò, facendo scivolare via le labbra dalle sue.

- Lui sta bene - Rispose in fretta Levi, iniziando a toglierle il mantello.

Hanji lo guardò esterefatta, davvero voleva farlo?

- Levi, sono sporca... - Borbottò mentre lui era impegnato a sbottonarle la camicia.

- Non importa - Sussurrò di rimando, riattacandosi alle sue labbra e costringendola ad abbassarsi sul pavimento insieme a lui.

Le sue dita armeggiarono intorno alle sue cosce per cercare di rimuovere il cablaggio legato sui suoi vestiti, e Hanji tentò di contribuire ma la risultava difficile con la presa salda di Levi su di lei.
Tirò via le fibbie intorno alla sua vita come se qualcuno lo stesse cronometrando e lui stesse perdendo una gara di velocità.
Una volta abbandonate le cinture, rimanevano solo i suoi pantaloni a separarla da lui.
Hanji rise un po' davanti alla sua fretta, ma smise subito non appena gli occhi seri di Levi incontrarono i suoi.
Fu tutto frenetico, frettoloso. Non insoddisfacente ma... Diverso, diverso da come lo facevano di solito. Lei gemette e pianse, spingendo i fianchi contro i suoi, graffiando e mordendo ogni cosa che poteva raggiungere. Non aveva ansimato così neanche durante le battaglie dell'ultima spedizione.

Dopo che i loro corpi furono abbandonati dai brividi di frenesia e i loro muscoli finalmente rilassati, Levi la intrappolò di nuovo tra le sue braccia e Hanji decise di assecondarlo, aggrappandosi a lui come facevano i bambini al collo delle madri.

- Che succede, levi? - Tornò a chiedergli, questa volta però dolcemente.

- Succede che sei una maledetta idiota -

- Hahaha! E come mai? - Ridacchiò lei.

Levi le accarezzò le testa e la strinse ancora di più a lui.

- Perché hai scritto quella lettera? -

Sentì Hanji irrigidirsi come un blocco di pietra.

- C-come? - Balbettò cercando di alzarsi, ma Levi le concesse solo di arretrare quel tanto che bastava per guardarlo in faccia.

- Mi hai sentito - Sentenziò - Perché non me l'hai semplicemente detto? -

Hanji distolse lo sguardo imbarazzata.

- E vivere per il resto del tempo senza riuscire a guardarti in faccia? No grazie - Biascicò lei - Conosco già i tuoi sentimenti -

Levi fece serpeggiare di nuovo le braccia intorno alla sua nuca, spingendo la testa di Hanji nell'incavo del suo collo.

- Non che non li conosci, idiota - Sospirò.

La mano di Levi sembrava tremolante mentre le accarezzava i capelli.

- Io.. Io non voglio perderti - Mormorò infine - E ti amo, Hanji -

La donna si irrigidì di nuovo tra le sue braccia, ma si rilassò un attimo dopo.

- E Petra? -

Levi finalmente sciolse un poco la presa su di lei, consentendole di sollevarsi appena con le braccia sul suo petto.

- Petra fa parte del passato, Zoe... Me lo hai scritto tu che la vita va avanti, no? - Disse serio - E io voglio andare avanti con te -

Hanji sorrise e posò le labbra sulle sue, felice. Forse sì, ora era veramente la donna più felice del mondo.

Levi le baciò la fronte e la strinse per l'ennesima volta a lui, quasi avesse paura di farla scivolare via e perderla per sempre.

Rimasero in silenzio per molto tempo, i loro respiri e battiti cardiaci erano l'unico rumore che si poteva sentire nella casa.

- Levi? -

- Hm? -

- Sai che non c'è bisogno di tenermi così tutto il tempo, vero? -

Passò così tanto tempo prima che lui rispondesse che Hanji, per un secondo, pensò che si fosse addormentato.

- Ho bisogno che tu possa ricordartelo... - Fece scorrere una mano tra i suoi capelli, sciogliendole la coda - ... nel caso ti venisse in mente di scrivermi un'altra lettera che mi faccia morire di paura -

Hanji ridacchiò e baciò il suo collo.

- Se me lo ricorderai... per il resto della mia vita... Forse non scriverò più nulla -

- Lo farò - Disse Levi, sorridendo dal profondo del suo cuore.


Credo che ve ne siate accorti ormai io stravedo per questi due insieme credo che un giorno o l'altro scriverò qualcosa su di loro di mio pugno.
 
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9 replies since 22/5/2016, 13:09   201 views
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