| Alfa Nero 95 |
| | L'autore originale è gunpowder_tea , amo le sue fanfic. Fonte: www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2524171&i=1Prima parte 1)Privato dell'anima Hanji camminava lentamente per il corridoio, i suoi piedi erano intorpiditi e insolitamente silenziosi mentre sorpassava le stanze nelle quali i soldati erano rannicchiati, intenti a crogiolarsi nel dolore dell'ultima spedizione. Sentì la gola stringersi, gli occhi inumidirsi di lacrime che non avrebbe mai lasciato scendere. Erano la sua famiglia, le persone che trovava al mattino insieme a lei e che ritrovava al tramonto, quelle con cui parlava fino a notte tarda sorseggiando té davanti al fuoco. Le sarebbero mancati, le sarebbero mancati tanto. Alla fine del corridoio c'era una stanza non diversa dalle altre, se non per il fatto che una luce stesse filtrando attraverso le assi della porta. Una testimonianza di vita. Hanji guardò il suo riflesso sulla maniglia di ottone e fu disgustata dal suo aspetto: i suoi occhi erano vuoti, i capelli spettinati, le labbra screpolate e del sangue le si era incrostato sul viso. Si chiese per un attimo dove fosse sparita la donna piena di vita, di energia e grandi speranze per l'umanità. Quando era stata sostituita da quel guscio vuoto riflesso sul metallo? La guerra l'aveva cambiata. La guerra cambiava tutti, non importava quanto alte e solide fossero le mura costruite intorno al suo cuore; una volta crollate non sarebbe mai stata più la stessa. Sentì un debole fruscio di fogli da dietro la porta e si chiese se stesse davvero accadendo ciò che pensava. Si chiese se anche lui fosse straziato dal dolore o se si fosse seduto alla scrivania firmando carte su carte, mantenendo privati i suoi sentimenti per i suoi compagni, per la sua squadra, per Petra. Fu sorpresa di non trovarlo alla scrivania, sepolto nella burocrazia con accanto una tazza di tè. Era invece seduto sul letto, con la testa china e con i gomiti sulle ginocchia, il mantello verde accanto a lui. La sua manovra tridimensionale era abbandonata sul pavimento, accanto a due bottiglie vuote. Fu a quel punto che Hanji si rese conto che anche lui era umano, che anche lui poteva sentire il dolore, proprio come chiunque altro. - Levi? - Lui non rispose, sembrava non aver notato nemmeno la sua presenza nella stanza. Hanji aveva pensato di dirgli scherzosamente di finire di sbrigare la burcrazia in modo da non scaricarla addosso a lei, ma era così raro vederlo abbattuto e vulnerabile che Zoe non poteva sopportare di aggiungere sale a una ferita così fresca. Forse avrebbe dovuto lasciarlo solo, dopotutto il lutto era privato per tutti. Così decise di rimanere in silenzio, goffamente, aspettando che lui parlasse, urlasse, piangesse... Qualsiasi cosa. - Posso aiutarti? Vuoi qualcosa? - Levi rise amaramente, e Hanji si ritrasse. - Vorrei un sacco di cose, ma cambierebbe qualcosa? - Lei si morse il labbro. Sì, avrebbe dovuto stare zitta. - Non cambierà niente - - Lo so - - E tu non puoi fare niente - E Hanji sapeva che aveva ragione, il suo tentativo di essere empatica era stato gettato via con poche e scarne parole. - Lo so - Rispose con un mormorio. Levi non alzò il suo sguardo, si limitò a spingere via il suo mantello dal letto, rivelando una lettera. - Visto che sei così intelligente - Disse lui, scuotendosi dai suoi pensieri - dimmi, Hanji, perché? - Per la prima volta la cercò nella stanza, i loro occhi si incontrarono - Abbiamo già perso così tanto, perché dobbiamo perdere ancora di più? - Zoe rimase lì, scervellandosi per una risposta ragionevole, per qualcosa che potesse placare le loro anime vuote. Ma non riuscì a trovare nulla. Credeva sempre che ci fosse una risposta per ogni domanda, bastava solo fare il possibile per cercarla, cercare in profondità, scavare negli angoli più scuri della mente e trovarla. Non c'era mai stata una domanda senza risposta per lei, ma in quel momento, quasi per scherzo, si rese conto di non poterne avere una, e non voleva nemmeno saperla. - Io non lo so, Levi. Non lo so. E francamente - Disse balbettando mentre si sedeva accanto a lui sul letto - Non voglio saperlo - Calde lacrime iniziarono a colarle lungo il viso. Levi in qualche modo si ritrovò con la testa appoggiata sul suo grembo. I suoi occhi erano atoni e senza lacrime. Alzò lo sguardo; i suoi occhiali erano leggermente storti, i capelli stopposi e disordinati come sempre. Gli occhi di Hanji erano annebbiati dalle lacrime quando la mano di Levi si avvicinò con le dita callose ai suoi capelli bruni, muovendosi tra i fili come un pettine e sistemandoli intorno al suo viso. - Perché cazzo stai piangendo? - Riuscì a borbottare. - E tu perché non lo fai? - Mormorò sottovoce - Ogni tanto fa bene - Il caporale distolse lo sguardo, poi ordinò. - Dì qualcosa, questo silenzio mi fa venire troppi pensieri - Levi fu quasi sicuro di poter sentire il sorriso nella voce di lei. - Questa è la prima volta che ti sento dire una cosa del genere, caporale - - E sarà anche l'ultima - Sentenziò burbero. Si chiese perché lo stesse facendo, ma decise di non soffermarsi troppo su quel pensiero. - Se proprio insisti... - Per una volta, la sua voce non lo infastidì - Hmmm... Io e Petra- - - Perché non parli dei titani? - La interruppe bruscamente, non voleva mai più sentire quel nome. - Mi hai ordinato di parlare, e io parlo di ciò che voglio - Rispose lei con voce morbida e nostalgica. - Mpf - Sbuffò Levi, facendo finta di non curarsene. Dopotutto, era così che affrontava tutto, no? Fingendo di non proccuparsi troppo mentre guardava i vitrei occhi senza vita, i capelli ramati intrisi di sangue e il corpo spezzato di Petra abbandonato in quella foresta buia, dove nessuno l'avrebbe mai più rivista o ricordata dopo la sua morte. Le ali di Petra erano volate su di lui per un momento, per poi scomparire per sempre nelle grinfie dei titani. - Come dicevo, io e Petra per un po' abbiamo diviso i letti nel dormitorio - Cominciò - Lei dormiva nel letto di sotto mentre io in quello di sopra. Di notte, a volte cadevo giù durante il sonno, e lei si svegliava sempre per farmi alzare e mi aiutava a rimettermi a dormire. Mi rimboccava le coperte e mi parlava nella sua lingua madre per farmi addormentare. Io non ho mai capito una parola di russo ma... Dannazione, erano le parole più belle che avessi mai sentito in vita mia - Hanji si fermò, notando che Levi la stava guardando con un'espressione sconvolta. - E' davvero triste il mondo in cui viviamo, sai? - Aggiunse infine. Levi si limitò ad annuire. Lo sapeva fin troppo bene. - Andare avanti, rispettare gli ordini, essere forti, fare sacrifici... - Hanji fece di nuovo una pausa, prima di addolcire un po' la voce - Che muccchio di stronzate, eh? - Dopo un lungo momento di silenzio, Levi ordinò di nuovo. - Ripetimi quello che ti diceva - - Sì, caporale. Ma ti avverto: il mio accento è pessimo - Hanji pronunciò con voce tremante, prima di iniziare a recitare quella che sembrava una filastrocca. Quelle parole straniere lambirono le orecchie di Levi come gli occhi colpiti dai raggi del sole, ricordandogli un paradiso irraggiungibile, dandogli un senso confuso di speranza e di accettazione. Il giorno dopo, Levi si svegliò con un terribile mal di testa. Girandosi nel letto, vide Hanji nuda stesa al suo fianco e si maledì per averle offerto il suo vino la sera prima per farla ubriacare insieme a lui. Non sarebbe mai dovuto accadere, non con l'unica amica che le restava, non quando il cadavere di Petra era ancora caldo. Non avrebbero mai dovuto passare la notte insieme, non avrebbero mai dovuto legarsi fino a quel punto. Ma la vita non aveva l'abitudine di seguire dei piani. Oh, no. La vita vita operava in modo del tutto casuale senza mai lasciare una maledetta risposta. Allora da premettere che questa non è farina del mio sacco. In ogni caso questa fanfic mi è piaciuta troppo. Quei due insieme sono troppo carini. Posterò un capitolo ogni giorno. Inutile che vi ripeta che dovete farmi sapere se vi piace Seconda parte 2)Una speranza per il futuro Petra aveva la testa appoggiata nell'incavo del suo collo. Lui aveva allungato una mano per accarezzarle i capelli, illuminati al punto giusto dalla luce del tramonto. I riflessi corallini del sole filtravano attraverso le nuvole, rendendo il cielo meraviglioso con le sue tinte pastello. - Il tramonto spesso mi ricorda una canzone che mio padre cantava sempre per me quando ero piccola - Disse lei sorridendo. - Hm? - - Era una ninna nanna, o almeno mio padre la spacciava come tale - Ammise ridacchiando - E' una canzone molto vecchia - E, come il sole iniziò ad affondare dietro l'orizzonte, iniziò a cantare dolcemente. - Cosa significa? - Mormorò Levi, ascoltando confuso le parole in russo. - Tu sei il mio sole, il mio unico sole.... Mi rendi felice, quando il cielo diventa grigio... - Tradusse canticchiando. - Suona bene - Rispose lui - Dice altro? - La melodia trafisse l'aria del crepuscolo per la seconda volta. " Non portare via il mio sole " L'ultima frase della canzone rimase impressa nella sua mente non appena Levi si svegliò. Aprì gli occhi, strizzandoli un paio di volte sotto la luce fastidiosa del sole. I raggi avevano iniziato a filtrare attraverso le tende bianche della sua stanza, illuminando i due soldati sdraiati tra le lenzuola immacolate. - Dannazione - Borbottò lui a bassa voce. Non voleva risvegliarsi da quel bel sogno. Fece una smorfia e si rigirò nel letto, solo per trovarsi davanti Hanji che dormiva tranquilla sbavando sulle sue lenzuola pulite. Un altro errore, un altro tradimento. Si sentiva un verme per aver tradito così in fretta la donna che amava ma a volte, e ormai sempre più spesso, aveva davvero bisogno qualcuno che non fosse fottutamente morto. Gemette, aveva lavato le lenzuola il giorno prima. Sospirando, si alzò dal letto per prepararsi a una nuova, vuota giornata. Camminando verso il bagno, si lasciò sfuggire qualche rimprovero sul quanto fosse disordinata Hanji, raccogliendo i suoi vestiti sparsi sul pavimento e buttandoli addosso alla donna sul letto. - Oi, quattrocchi, è ora di andare - Zoe si stiracchiò per un attimo, avvinghiandosi poi ancora di più al cuscino. - Solo un momento - Levi sospirò di nuovo ed entrò in bagno. Si era lavato e vestito e, non appena tornò nella camera, scoprì che Hanji si era a malapena mossa di qualche centimetro. Aveva semplicemente cambiato posizione e, ovviamente, non aveva nessuna intenzione di svegliarsi. Qualcosa però sembrava stonare nel quadro che gli si era presentato davanti: il suo stomaco, il suo stomaco così piatto... Sembrava essere gonfio verso il basso ventre. Era uno scherzo della sua immaginazione? Sì, se lo stava sicuramente immaginando, era la luce a far apparire le cose in maniera differente. Si era avviato verso la porta, nell'angolo in cui teneva gli stivali e il suo dispositivo per la manovra tridimensionale quando sentì i piedi di Zoe muoversi sul pavimento intenti a correre il più veloce possibile e il rumore di.... Era vomito? Stava... Vomitando? L'immagine della sua pancia gli balenò nella mente. No, non poteva essere... Dopo pochi secondi, Zoe lo raggiunse. Aveva un'espressione disgustata sulla faccia. Si era messa solo la camicia e si lasciò cadera sulla sedia della scrivania. - Meglio tardi che mai - Le disse lui serio. Zoe arricciò il naso. - Lo senti anche tu l'odore schifoso che arriva dalle cucine? - Mormorò con la voce impastata dal sonno. - No. Ma è meglio che ti sbrighi, altrimenti non rimarrà più nulla da mangiare per colazione - Disse raggiungendo la porta. - Non so se mangerò - Rispose lei seppellendo la testa tra le braccia incrociate sulla scrivania - Credo che dovrò vomitare di nuovo - - Quando hai sanguinato l'ultima volta? - Sbottò Levi improvvisamente, con un'espressione indecifrabile sul volto. - Eh? - Zoe alzò la testa di scatto, confusa. - Rispondi - - Uh... - Fece una pausa, grattandosi i capelli spettinati - ... Forse... Un paio di mesi fa, credo.... - Fanculo. Cazzo. Merda. Hanji Zoe non aveva mai prestato molta attenzione alle sue regole mensili, quindi, anche dopo essere stata quella prima volta con Levi, non le era mai passata per la testa la possibilità di rimanere incinta. A dirla tutta, non ci aveva pensato neanche la notte precedente, la seconda volta in cui lo avevano fatto. La sua testa era sempre troppo impegnata con altri pensieri. Era stata una sorpresa sentire quella domanda. - Vai a vestirti - Zoe tornò verso il letto per prendere il resto della sua uniforme ma, ancora prima di toccarla, fece nuovamente uno sprint verso il bagno sentendo un altro conato di vomito. Levi la raggiunse, il suo volto era ancora un mix di ansia e preoccupazione. Prese una salvietta e la inumidì con l'acqua, passandogliela non appena lei ebbe finito. - Sbrigati, hai bisogno di vedere un medico - * * * Hanji uscì dalla porta dello studio medico e cercò il volto di Levi, il quale era seduto su una panca fuori dalla stanza. - Bene... - Trasse un respiro profondo - Sono incinta - Non pensava che due semplici parole potessero scatenare una tale frustrazione. Dopo averle pronunciate, Zoe non poté sopportare di guardarlo, non voleva vedere la rabbia e la delusione sul suo volto. - Quindi è sicuro? - Fu la sua risposta, tranquilla, annoiata. Non sembrava arrabbiato o deluso come lei aveva temuto. Hanji prese coraggio e lo guardò. No, non era arrabbiato, sembrava solo spaventato. - Bè, il medico mi ha visitata, ha detto che sono al secondo mese inoltrato. Quindi sì, è sicuro - - Posso procurarti il silfio - Iniziò lui, notando però lo sguardo cupo di Hanji - ... Perché tu non vuoi tenerlo... Vero? - La sua voce era più gelida che mai. - Mentre parlavo con il medico... Ho avuto modo di rifletterci - Disse con voce insicura - Non era mai stato nei miei piani... Mai nella vita avrei voluto un bambino, sono la persona meno materna al mondo - Hanji lo guardò da sopra gli occhiali, imbarazzata - Ma proprio non ci riesco, voglio tenerlo - - Cosa? - Levi si alzò dalla panca e le si avvicinò, esterefatto. - Abbiamo perso così tante vite - Mormorò calma, fissandolo dritto negli occhi attraverso le lenti spesse - Non posso stroncarne un'altra - - Siamo in una cazzo di guerra, Hanji! - Urlò lui - Cosa accadrà se le mura cadranno quando sarai a malapena in grado di muoverti? Vuoi davvero far nascere un bambino in questo mondo? - - No, ed è per questo che lottiamo. I bambini sono il futuro e io voglio far vivere il mio in un mondo in cui la pace è una costante, non un sogno senza speranza - Disse con rabbia e facendo un respiro profondo - Se tutti la pensassimo come te, ora non ci sarebbe nessuno a combattere oltre quelle mura. Per cui sei invitato a condividere il mio punto di vista o ad andare a farti fottere - Levi e Hanji si guardarono negli occhi per lunghissimi istanti, troppo arrabbiati per parlare. Dopodiché Levi si girò, prese la sua giacca e se ne andò, lasciandola sola. Hanji sospirò profondamente, non aveva intenzione di rimpiangere la sua decisione solo perché Levi si era tirato indietro. Dopotutto lui non era innamorato di lei e lei non era innamorata di lui, erano stati insieme solo per sentirsi un po' più dalla parte dei vivi che dei morti. Sapeva anche che Levi non avrebbe mai voluto un bambino, o almeno non con lei: questo lo aveva messo subito in considerazione quando aveva fatto la sua scelta. Non sarebbe stato facile avere un figlio da sola ma, come le aveva detto Levi poco prima, questo era il futuro che l'aspettava. Appoggiò la mano sopra il suo ventre leggermente rigonfio, e in qualche modo la volontà ebbe la meglio sulle lacrime. Sì, poteva farlo, aveva solo bisogno di organizzarsi. Santo cielo ragazzi quando ho letto l'inizio di questo capitolo pure un cuore di ghiaccio come il mio si è squagliato Terza parte P.S. non so se ve ne siete accorti ma adoro la coppia Levi x Hanji
3) Accettazione tardiva
Ogni tanto Levi poteva giurare di sentirla ancora ridere. La sua risata cristallina... Così piena di felicità. Il suono della sua voce stava iniziando a svanire dalla sua memoria ogni giorno che passava, giusto per farlo sentire ancora più frustrato.
Era stato il suo più grande rimpianto, ciò che lo tormentava ogni notte: le parole che non le aveva mai detto. Parole che non aveva mai detto alla donna che tanto amava. Quante notti avevano passato a fantasticare su una loro vita insieme, liberi da quelle catene di cemeto? Quante volte avevano pensato al loro matrimonio, ai loro figli, alla loro morte dopo una lunga vita priva di angosce? Quante volte Petra gli aveva sussurrato all'orecchio parole che lui si ostinava a non confessarle? E ora, ora che Petra non c'era più... Quanto tempo ancora avrebbe passato a maledirsi per non averle mai detto una frase fonte di così tanta speranza?
Si rese conto di non aver mai ascoltato abbastanza la sua voce, di non averla mai guardata abbastanza a lungo e di non aver mai apprezzato fino in fondo i loro momenti insieme. Come avrebbe potuto convivere con il rimorso di non averle mai detto "ti amo"?
* * *
Proprio come Hanji aveva previsto, Erwin la costrinse alla scrivania, lontano dal campo di battaglia. Non era qualcosa che desiderava fare, ma per un po' quello sarebbe stato il suo dovere. Per fortuna Erwin oltre alle pratiche burocratiche, con sua grande gioia le aveva anche concesso di proseguire con le sue ricerche. Dopotutto, non era l'ideale mettersi nei guai quando c'era un bambino in arrivo, al momento il suo corpo non era più solo suo.
La notizia che Hanji Zoe era stata sollevata dal ruolo di maggiore si diffuse rapidamente tra il corpo di ricerca. Era piuttosto famosa per le sue ricerche e per il suo atteggiamento insolito in combattimento, per non parlare del fatto che fosse l'unica abbastanza avventata da cercare di comunicare con i titani. Nessuno sembrava averne capito il motivo. Nessuno, tranne Levi. Si era preso un po' di tempo per riflettere sulla questione, o almeno era quello che si era convinto a credere dopo aver abbandonato Hanji quando gli aveva dato la notizia. Si era detto che aveva bisogno solo di un paio di giorni per schiarirsi meglio le idee e prendere la decisione giusta. I giorni però presto diventarono mesi. Non voleva avere un bambino; non in quel mondo, non con Hanji.
Dopo due mesi, però, arrivò alla conclusione che fosse sbagliato non prendersi cura della sua prole. Il bambino era anche suo, e Levi non era più un uomo senza onore. E poi Petra non lo avrebbe mai perdonato per un comportamento del genere. In realtà, forse, non lo avrebbe perdonato per molte altre cose. Avrebbe imparato ad andare avanti, a convivere con il fatto che non l'avrebbe mai più rivista. Sì, avrebbe imparato. Avrebbe continuato a vivere per qualcun altro, per qualcuno che avrebbe necessitato della sua protezione.
Così, una mattina bussò alla porta di Hanji e aspettò che lei venisse ad aprirgli. Quando lei gli si presentò davanti, Levi ebbe un sussulto nel vedere la sua camicia aderente intorno alla zona dello stomaco, coerente con una donna incinta al quarto mese.
- Capisco il tuo punto di vista, e non voglio scappare dalle mie responsabilità - Disse tutto d'un fiato quando gli occhi assonnati di Hanji si concentrarono finalmente su di lui.
- Ehm... - Fu la risposta inebetita di Hanji - Sì, certo. Come vuoi tu... - Mormorò sbadigliando - ...Entra un attimo -
Levi entrò nella sua stanza, stranamente più incasinata del solito. C'erano una borsa sul pavimento e pile di libri impacchettati sparse qua e là.
- Stasera torno a casa - Disse Hanji, anticipando la sua domanda - Vieni, siediti - Disse camminando un po' storta verso il tavolo.
Non appena Levi si sedette, Zoe si mise di fronte a lui e abbassò leggermente lo sguardo, quasi imbarazzata.
- So di te e Petra. Non eravamo esattamente migliori amiche ma so che lei ti amava, e questo lo sapevi anche tu. Ha vissuto per te... E probabilmente tu devi ancora finire di realizzare la cosa... - Prese un respiro profondo prima di continuare - Ma immagino che tu non voglia davvero questo, quindi te lo ripeto ancora una volta: non sei obbligato a farlo, e io non voglio nemmeno che tu ti senta tale. Non andrebbe a vantaggio di nessuno -
- Voglio, invece - Rispose lui, cercando il suo sguardo - Mi prenderò cura del bambino e ti aiuterò in tutto ciò che potrò. Ora che ho realizzato il concetto di paternità, non mi dispiacerebbe fare parte della sua vita. Se tu lo vorrai, ovviamente - Dopo il suo precedente comportamento, Levi non si sarebbe sorpreso se Hanji avesse voluto tagliare i ponti con lui.
- D'accordo, allora - Hanji annuì con un leggero sorriso - Vuoi qualcosa? -
Levi fu quasi certo di essere arrossito al suono di quelle parole. Era stata quella domanda a portarlo in questa situazione.
- No, grazie - Rifiutò educatamente - Fammi solo sapere se hai bisogno di qualcosa e non affaticarti troppo. Forse dovrei anche assicurarmi che Moblit ti faccia mangiare nei momenti giusti -
- ... Mangio - Borbottò lei e Levi quasi la derise.
Sì certo, mangiava. Quando lo stomaco era così vuoto da farle male o quando qualcuno la trascinava via dal labratorio.
- Certo, certo - Disse nel tono meno sarcastico che riuscì a trovare e si alzò per andarsene.
* * *
- Uhm, signorina Hanji? - Disse Armin, facendo capolino nell'ufficio della donna - Ho i documenti che mi aveva chiesto, posso entrare? -
Zoe alzò lo sguardo verso la testa bionda del ragazzo e il suo volto si illuminò di felicità
- Entra, entra! Portameli qui! -
Armin entrò e si diresse verso la scrivania per poterle consegnare i fogli. Zoe li afferrò e si rilassò con la schiena sulla sedia per esaminarli in tranquillità.
- Sono perfetti, grazie Armin. Hai fatto un ottimo lavoro e le tue annotazioni sono brillanti -
Il maggiore Hanji sembrava avere qualcosa di diverso rispetto all'ultima volta in cui Armin l'aveva vista. La guardò mentre leggeva attentamente tra le pagine. C'era una sporgenza sotto la sua camicia? Armin scacciò via quel pensiero, sapeva che non bisognava mai far notare a una donna un problema di peso... ma quella protuberanza era curiosa. Che fosse quello il motivo per cui Hanji non aveva preso parte alle loro ultime spedizioni? Era fuori forma e non poteva cavalcare?
Forse era rimasto a fissarla un po' troppo dato che lei ora stava scrutando stupita il suo sguardo.
- Qualcosa non va, Armin? -
- N-no... No, non c'è niente che non va - Il ragazzo poi fece una pausa e si grattò la testa, leggermente imbarazzato - E' che oggi siete davvero molto bella - In fondo non stava mentendo. Nonostante il peso, sembrava più bella del solito.
Hanji sorrise, spingendo via la sedia e alzandosi lentamente. Iniziava a essere difficile muoversi con il suo centro di gravità sbilanciato. Raggiunse Armin oltre la scrivania e gli scompigliò i capelli.
- Sei un ragazzo davvero adorabile - Disse ridacchiando.
Armin tuttavia non riuscì a staccare lo sguardo da lei. Sapeva che era maleducazione, eppure non riusciva a smettere. Sentì ridere all'improvviso. Armin alzò lo sguardo e la vide accarezzare con affetto la sua pancia gonfia.
- Sono incinta, se è questo che ti stavi chiedendo -
- No, no non me lo stav- - Balbettò lui con gli occhi spalancati.
La donna gli arruffò di nuovo i capelli.
- Non preoccuparti. Non c'è nessun problema -
La porta dell'ufficio improvvisamente si aprì con uno scatto e il caporale Levi apparve sulla soglia.
- Oi, Hanji, ti sei ricordata di pranzare? -
Il caporale Levi? Nel suo ufficio? Le stava chiedendo se aveva mangiato?
Gli occhi di Armin si spalancarono di nuovo, increduli.
Zoe però si lasciò sfuggire un singhiozzo. In un attimo, le lacrime iniziarono a pioverle giù per le guance.
- Non ci credo che non ti fidi di me! - Singhiozzò, appoggiandosi sul bordo della scrivania.
Levi sospirò e buttò uno sguardo verso Armin
- Arlert, cosa ci fai ancora qui? Vedi di andartene, e alla svelta -
- S-si! - Farfugliò il ragazzo
- Sì, cosa? - Lo apostrofò Levi.
- S-sissignore! - Urlò spaventato a morte, correndo fuori dalla stanza.
Levi si diresse verso di lei e spostò le sue braccia in modo da farle sgusciare via il viso.
- Quattrocchi, guardami -
Hanji continuava a tenere la testa china tra le lacrime, anziché guardarlo. Così, Levi appoggiò una mano sotto il suo mento in modo da poterle sollevare il volto. Lei tirò su col naso e si aggiustò gli occhiali appannati.
- Ero solo preoccupato - Disse prendendo un fazzoletto dalla tasca e asciugandole gli occhi - Non arrabbiarti -
Hanji prese il fazzoletto dalla sua mano e si soffiò il naso.
- Scusami, devono essere questi maledetti ormoni. Non sono arrabbiata -
Lui sospirò e le accarezzò la schiena.
- Lo so. Va tutto bene - Disse con voce calma.
Da quando aveva deciso di assecondarla, Levi aveva dovuto smussare molto il suo carattare per non contestare troppo il volere di una donna incinta.
Nel bel mezzo del silenzio, però, lo stomaco di Hanji emise un suono inquietante. Levi la guardò, sorpreso.
- Allora non hai mangiato davvero?! -
Lei rise imbarazzata e si strofinò la nuca, distogliendo lo sguardo imbarazzata.
- Hehe... Forse avevi indovinato - Si accarezzò poi affettuosamente il pancione - Credo che qualcuno sia affamato -
Lui la aiutò ad alzarsi e la accompagnò fuori dalla stanza.
- Vieni, andiamo a farti mangiare qualcosa - Quarta parte 4) Un avvenire più sereno
Un giorno, la vecchia squadra di Hanji aveva portato dentro le mura un titano. Erano riusciti a catturarne un altro, un anomalo di soli tre metri.
Una volta che ebbe sentito la notizia, Hanji non riuscì a trattenersi e corse subito a vederlo. Anche se la sua pancia iniziava ad essere ingombrante, lei era prima di tutto una ricercatrice. Era raro catturare un gigante, e ancora più raro catturarne uno dal comportamento bizzarro. Arrivando nella piccola piazza in cui era intrappolato il titano, Zoe fu fermata quasi immediatamente da Moblit.
- No, signorina Hanji! Non le è permesso avvicinarsi al titano, è incinta! -
- E lui è innocuo. E' intrappolato, non può farmi del male - Disse cercando di sorpassare il suo assistente.
- Hanji... - Sospirò moblit - E' necessario che pensi a suo figlio -
- Mio figlio è al sicuro, Moblit - Disse sorridendo, con gli occhi scintillanti per l'eccittazione - Andiamo, ci sono un sacco di soldati qui intorno -
- D'accordo... - Annuì infine Moblit, riluttante - Ma solo per un minuto, dico sul serio! -
- Grazie Moblit! Questa è una fantastica occasione per riuscire a comunicare e capire il suo comportamento - Borbottò nervosamente mentre si avvicinava al titano.
- Era velocissimo, è stato difficile catturarlo - Osservò Moblit, guardando soddisfatto il titano.
Hanji lo fissò e il gigante la cercò con i suoi occhi vuoti e senza espressione.
- Ciao. E' un problema se ti chiamo Shorty, dato che non so il tuo nome? -
Quando non arrivò nessuna risposta, Hanji oltrepassò la distanza di sicurezza e si avvicinò di più al titano, il quale non distaccava lo sguardo da lei.
- Oh, forse ti piace questa - Disse dandosi una pacca sulla pancia. Forse avrebbe potuto ottenere qualche reazione - Hai una madre, Shorty? -
Alché, qualcosa cambiò nell'atteggiamento del titano. Con un ruggito, Shorty riuscì a liberare una delle sue mani. Hanji potè solo indietreggiare di un passo prima che le sue dita potessero afferrarla. Il titano iniziò a fare forza per liberarsi il resto del corpo e nella piazza iniziarono a scatenarsi delle grida. I soldati usarono i loro attrezzi per la manovra tridimensionale per raggiungere un posto più sicuro.
Hanji non aveva la sua attrezzatura. Era completamente senza speranza.
- Hanji, corri! - Urlò Moblit spingendola via non appena Shorty cercò di azzannarla, mordendo invece il braccio del ragazzo.
Moblit urlò di dolore, ma mentre Shorty era concentrato su di lui, Hanji riuscì a correre abbastanza velocemente verso il soldato, afferrando una delle sue lame e affondandola nel viso del titano.
- Corri! - Urlò Hanji aiutando il suo assistente ferito a scappare, ma un brivido di terrore le corse per la schiena quando vide Shorty completamente libero.
Gli altri soldati, per lo più reclute, stavano cercando di catturarlo, ma con scarsa efficacia. Il titano era più forte e veloce del previsto.
E, ancora peggio, non distoglieva gli occhi da Hanji.
Notandolo, Hanji spinse via Moblit in modo da non attirare il titano anche su di lui. Aveva ancora la sua lama, poteva ancora fare qualcosa.
Shorty spinse via un uomo in modo da liberarsi la strada per poterla raggiungere e, quando fece per afferrarla, Hanji gli tagliò via un mano. Questo però non rappresentò un problema per Shorty. Tentò di afferrarla con l'altra mano, e la paura iniziò ad impossessarsi di Hanji: se avesse avuto la sua attrezzatura avrebbe potuto sollevarsi e ucciderlo, ma lei non aveva niente e gli altri soldati erano in difficoltà.
Alzò la lama, probabilmente il metallo avrebbe resistito solo per un paio di attacchi.
Prima che potesse raggiungerla, però, Shorty cadde in avanti e stava per crollarle addosso quando Hanji sentì qualcuno afferrarla per la vita e trascinarla via.
Zoe sapeva chi l'aveva salvata ancora prima di vedere chi fosse. Levi. Ed era furioso.
- Hanji! - Disse Levi mettendola giù, ma le sue ginocchia non ressero.
Levi allora la sostenne e la aiutò e sedersi a terra.
- Hanji guardami! Stai bene? E' tuo questo sangue? -
- Hai.. - Sussurrò, lasciando cadere le braccia a terra - Hai ucciso Shorty... - Mormorò shockata.
Lui le tirò uno schiaffo in faccia e finalmente Hanji sembrò riprendersi.
- Sei pazza? Cosa pensavi di fare? -
- Shorty... Shorty si era liberato - Disse lei, ribadendo l'ovvio.
- E hai pensato di andare tu a riprenderlo? - Urlò lui infuriato, scuotendola per le spalle.
- Posso ancora combattere - Borbottò lei.
- No, non puoi! - Ringhiò Levi - Hai scelto tu di avere un bambino, quindi, se sei in pericolo, scappi. Scappi il più velocemente possibile -
Hanji si mise improvvisamente una mano sul ventre sentendo un dolore in profondità e trasalì. Levi si inginocchiò di fianco a lei e, nonostante avesse cercato di non darlo a vedere, era mortalmente preoccupato.
- Hanji, ti serve un medico - Moblit comparve al suo fianco - Ed è meglio che tu non venga in laboratorio per un po' -
- Puoi giurarci - Disse Levi a denti stretti mentre aiutava la donna a rialzarsi.
- Ma... - Cercò di dire lei, ma Levi la zittì con lo sguardo.
Un'altro spasmo la fece gemere e perse di nuovo l'equilibrio.
- Merda... C'è qualcosa che non va - Mormorò Hanji mentre Levi e Moblit la aiutavano a sostenersi.
- Dei cavalli, presto! -
* * *
Il dottor Voigt rassicurò Hanji dicendole che la sua gravidanza procedeva sorprendentemente bene, nonostante le sue disavventure. L'episodio di poco prima era stato causato solo dalla stanchezza e dallo stress, e le arrivò un ulteriore ordine di riposo forzato.
Con grande sorpresa di Hanji, Levi rimase con lei in ospedale per tutto il tempo e dopo la accompagnò fino a casa. Quando entrarono, Hanji si fece strada verso il divano e lo invitò a sedersi accanto a lei, appoggiandosi poi contro la sua spalla. Levi mise una mano sulla sua testa, tirandola più vicino a sè. Le annusò i capelli: puzzavano terribilmente, e non solo quelli.
- Dovremmo vivere insieme - Disse serio.
- Cosa? - Hanji sollevò la testa dalla sua spalla e lo guardò negli occhi.
- Almeno fino a quando non nascerà il bambino. Così potrò tenerti d'occhio e assicurarmi che tu non faccia più niente di così stupido -
- ... So prendermi cura di me stessa - Mormorò lei, offesa.
- Non è di te che mi preoccupo, ma del bambino - Levi incrociò le braccia al petto - E, siccome è anche mio, d'ora in poi avremo delle regole: non ti avvicinerai mai più a un titano, farai il tuo dovere in ufficio e mentre sarò in missione qualcuno dei miei ti controllerà -
Dopo pochi istanti, Hanji riappoggiò la testa sulla sua spalla, fissando il vuoto pensierosa.
- Non pensavo ci tenessi così tanto -
- Certo che ci tengo - Schernì lui.
Levi stava per alzarsi e andarsene, ma Hanji gli efferrò una mano, così lui si voltò a guardarla.
- Hai bisogno di qualcosa? -
Senza rispondere, lei lo attirò più vicino a sè, invitandolo a sedersi ancora. Levi aggrottò un po' la fronte, ma la assecondò senza obiezioni. Dopo un momento, lei appoggiò delicatamente la sua mano sul suo stomaco. Il primo istinto di Levi fu quello di ritrarla, ma Hanji la trattenne lì e, un secondo dopo, lui la sentì: una piccola pressione contro la sua mano, sotto la pelle di Hanji. Era leggera, ma lui l'aveva avvertita fin troppo bene. Il loro bambino lo stava salutando per la prima volta. Levi fu preso un po' alla sprovvista. Da quando questo succedeva? Quanto era cresciuto suo figlio mentre lui pensava agli affari suoi? Sentì poi la mano di Hanji lasciare la sua in modo da lasciargli scegliere se continuare a tenerla o meno. Quando lei alzò lo sguardo verso il caporale, potè vedere i suoi occhi un po' più ampi del solito, mentre la sua mano vagava intorno alla sua pancia per trovare il punto migliore in cui sentire il bambino.
- E' divertente, vero? - Sussurrò lei in una risata.
Rimasero così per lunghi istanti, poi il bambino si fermò e Levi tolse la mano dal suo stomaco.
- Beh... - Tossì lui - Questo è... strano -
Hanji rise ancora e si sedette meglio sul divano, contenta di poter condividere finalmente un momento con il padre di suo figlio e non più solo con se stessa. Si sporse verso di lui, sfiorando il naso di Levi con il suo.
- Grazie per averci salvato -
Levi annuì in maniera impercettibile e poi Hanji allungò una mano verso di lui, strofinandogli un pollice sul viso.
- Sei sporco, lo sai? -
- Ho avuto un imprevisto che mi ha impedito di andare a lavarmi - Mormorò lui infastidito, sentendo Hanji ridere ancora - E poi, senti chi parla. Quando hai fatto un bagno l'ultima volta? -
- Un paio di giorni fa, credo - Rispose lei scrollando le spalle -
- Sì, hai davvero bisogno che qualcuno ti controlli -
Lei si tirò su e si accoccolò su di lui.
- Bè, a quanto pare il caporale Levi lo farà al posto mio -
Stava davvero flirtando con lui? Levi contrasse il volto, cercando di bandire subito l'idea dalla sua mente.
Si alzò in piedi, lasciando ricadere la testa di Hanji sul cuscino del divano.
- Vado a preparare il bagno. Ne abbiamo bisogno entrambi -
* * *
- Tsk, quanto sei sporca, cazzo -
Zoe si appoggiò contro il petto nudo di Levi, canticchiando pacificamente.
- Al terzo lavaggio, spero che i miei capelli siano puliti -
Levi insaponò ancora i capelli di Hanji, facendo una smorfia alla consistenza grassa del suo cuoio capelluto. Iniziò a sfregare fino a quando la sua testa non fu completamente insaponata, poi la risciacquò versandole addosso una secchiata d'acqua.
- Ehi! - Si lamentò lei.
- Se ti lavassi più spesso, non dovrei farlo a modo mio - Rispose lui, scaricandole un'altra manciata d'acqua sulla testa.
Le pettinò i lunghi capelli con le dita, facendo scivolare meglio via il sapone. Zoe si sporse maggiormente verso Levi, appoggiandosi sulla sua voglia e alzando lo sguardo verso di lui. Alzò una mano bagnata e la strofinò contro il suo viso. Serpeggiò intorno al suo collo, strattonandolo poi in avanti e trascinandolo in un bacio. Levi non discusse e sfiorò le sue labbra, ma poi si ritrasse improvvisamente e le versò nuovamente dell'acqua in testa.
- Non sei ancora pulita -
Dopo aver tolto la sporcizia e il sangue dal suo corpo, Levi mise il pigiama ad Hanji e la portò nella sua camera da letto. Lei era provata sia fisicamente che emotivamente, e quando sentì il morbido materasso del letto si lasciò scappare un sorriso rilassato.
- Vado a sistemarmi nella stanza degli ospiti. Chiamami se hai bisogno - Fece lui alzandosi dal letto.
- Non devi andare, Levi - Mormorò lei afferrandogli una manica della camicia - Resta qui stanotte, è abbastanza grande per tutti e due -
- Hanji... - Sospirò lui.
- Non ho intenzione di saltarti addosso o roba del genere. Solo... Dormi qui con me - I suoi occhioni marroni lo guardarono scongiuranti, e Levi dopo qualche secondo non potè fare a meno di annuire e stendersi accanto a lei.
Sfiorò con una mano i capelli di Zoe. Lei si era addormentata quasi subito, la gravidanza la stancava più del previsto. Guardò il suo volto, beato nel sonno. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, ritmicamente, e gli occhi di Levi vagarono verso la pancia che spuntava fuori dalla camicia del pigiama aperta. Era calma e tranquilla, qualcosa di raro per una come Zoe Hanji.
Levi quasi si lasciò scappare un sorriso quando la sentì rannicchairsi contro di lui nel sonno. Quasi. Era piuttosto insolito per lui sentirsi così: gli anni nel corpo di ricerca lo avevano reso serio e teso, e negli ultimi mesi, dopo la morte di Petra, era sprofondato in un baratro.
Anche se un po' impacciato, il caporale avvolse le braccia intorno ad Hanji e la tirò più vicino. Se quel momento fosse stato destinato a scomparire come tutti gli altri che aveva avuto, questa volta avrebbe deciso di goderselo. Forse le cose stavano iniziando a migliorare. EDIT: Metti sotto spoiler tutto nel primo post ed evita doppi post, grazie. Edited by DanChrysaetos - 26/5/2016, 19:01
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