Bella idea Sun' fare un sondaggio.
Io ho votato Mononoke, Kiki e Porco Rosso.
(per quanto appunto concordo con voi: impossibile sceglierne tre soli, sono tutti bellissimi)
Non dovrei aver fatto spoiler, nel caso qualcuno non li avesse visti.
Su Mononoke ho già scritto un papiro qui (
https://lattaccodeigiganti.forumcommunity.net/?t=58087152 ) ahahahah
Kiki consegne a domicilioParla di un argomento che mi fa letteralmente stare male, la perdita dell'infanzia. Anche Kiki, come Chihiro, diventa indipendente con il lavoro.
Bella l'interpretazione della strega occidentale, non come personaggio malvagio dell'immaginario, ma come donne di origini contadine, che conoscono le erbe e preparano le pozioni... ovvero quello che erano nella verità le donne medievali europee accusate di stregoneria e bruciate sul rogo. Insomma c'è quella visione positiva della stregoneria che toglie alle streghe ogni implicazione diabolica e si basa solo sulla loro origine storico-etnica di guaritrici. Ed inoltre l'argomento su cui si svolge tutta la vicenda è proprio per l'appunto la problematica dell'adolescenza: la ricerca di una indipendenza legata non tanto ad un fattore materiale ed economico, quanto piuttosto al riuscire a capire se stessi, il proprio talento, per potersi affermare.
C'è uno scambio di battute bellissimo:
Ursula: “E la magia? Non consiste nel recitare incantesimi?”
Kiki: “Dicono si voli per il sangue.”
Ursula: “Il sangue della strega, eh? Che bello, a me piacciono queste cose! Il sangue della strega, il sangue del pittore, il sangue del fornaio... sono poteri datici da Dio o chi per lui. Grazie ai quali si può anche soffrire però.”che viene ritenuto l'affermazione di poetica di Miyazaki (ed è ciò che il cuore di questo film trasmette): il talento, come la magia, è un dono innato, ma non è sufficiente senza la consapevolezza della propria identità personale. Il film ha anche una nota estremamente nostalgica perché sottolinea come per creare qualcosa di concreto è necessario rinunciare all'infanzia. Però, con un paradosso estremamente reale, la morale finale è consolatoria: soltanto l'accettazione della crescita consente di trarre alimento dal patrimonio creativo della propria infanzia.
Porco RossoPer me è il più bell'omaggio che uno straniero abbia mai fatto a noi italiani. Dipinge un'Italia fiabesca, piena di sole e di calore, dove anche i pirati son brava gente. Non c'è un vero antagonista, se non il riscatto stesso di Porco Rosso verso la vita. Anche qui la piccola Fio si “sdogana” dal ruolo tipico di donna grazie al suo lavoro. [diciamo che è un argomento che sta molto a cuore al Maestro].
E poi... l'ambientazione! Che ambientazione fantastica! Un periodo storico stupendo e poco conosciuto: l'era degli idrovolanti! Tutti veri, visti da Miyazaki qui in Italia al Museo dell'Aereonatica. Gli aerei di Ferrarin e di Curtis sono come gli originali mentre quello di Porco è inventato dallo stesso Miyazaki in base all'esistente Savoia S-21. Come si vedrà poi anche in “Si alza il vento” il Maestro considera gli aerei un'opera d'arte, anche per il suo background di vita – è nato e cresciuto con il padre e lo zio che costruivano aereoplani. E la cura con cui li tratta è incredibile. Se vi interessa ho trovato molte informazioni sugli aerei di miyazaki e tutti i riferimenti (infiniti) fatti in Porco Rosso, mi rendo conto che è una cosa particolare che non a tutti interessa... io la adoro.
Insomma questi sono i miei preferiti. Poi piano piano commento anche gli altri e rispondo alle vostre recensioni. Perchè appunto tutti i film sono stupendi e ricchi di cose di cui parlare.
CITAZIONE
Al terzo, la Città Incantata.
Come trama ammetto che non è tra i miei preferiti, ma sono particolarmente legata a questo film per un motivo preciso: senza di questo non sarei dove sono ora. Non mi sarei mai appassionata al Giappone e probabilmente non avrei mai intrapreso questa strada. Fino ad allora avevo visto solo film in cui le protagoniste erano "belle/buone/brave" e non avevano alcuno sviluppo, finivano col dipendere dal belloccio di turno (di Mulan e Pocahontas non avevo le cassette) e poi ho visto la storia di Chihiro. Una bambina imperfetta che si dà da fare, si realizza attraverso il lavoro e il confronto con gli altri e trova il suo posto nel mondo.
Finalmente una protagonista che rispecchiasse come volevo diventare, cosa volevo fare nella vita. (Immaginate una bambina di 8 anni in preda ad un'estasi mistica sulle poltroncine del cinema )
Bella storia Sun' :-)
anche se non ha influenzato le mie scelte di vita come è accaduto a te, anche a me Chihiro è rimasta impressa per questi motivi. E' comunque un messaggio che può essere rivolto tanto ad un ragazzo che ad una ragazza. Poi va da sé che il messaggio sia molto più forte e d'impatto con una protagonista femminile: in tutte le società (non solo in quella giappo) è l'uomo che deve trovare il suo posto nel mondo attraverso il lavoro ed il confronto, la donna deve trovare l'uomo che la protegga. Vedi appunto, come già dicevi, la Disney con le sue eroine (solo poche e più “recenti” si sono sdoganate) il cui scopo è impalmare il principe. [Anzi, l'impressione che ho io è che nella società di oggi, malgrado studino, facciano carriera, siano spesso molto intelligenti e molto più capaci degli uomini a svolgere certi ruoli, sotto sotto la stragrande maggioranza delle ragazze non aspetti altro che “accasarsi”. ] Questo rende Chihiro un personaggi praticamente unico: una specie di David Copperfield nipponico femminile.
Su questo film ho letto un'intervista meravigliosa di Miyazaki, dove diceva che la scelta di inventare una fiaba nipponica e non occidentale [come si era già visto in precedenza con Laputa, Porco Rosso, Mononoke etc c'è la prova che il Maestro sa destreggiarsi benissimo in entrambi i campi] aveva un significato ben preciso:
“accontentarsi di creare un universo in miniatura, affollato di elementi tradizionali presi dal folklore, avrebbe dato prova di una immaginazione limitata. I bambini, assediati dall'high-tech, da oggetti effimeri, perdono le loro radici. Noi possediamo una tradizione straordinariamente ricca, che abbiamo il dovere di trasmettergli. Penso che bisogni introdurre nei racconti nuovi, idee tradizionali, come pezzi di un unico mosaico. […] In questa epoca senza frontiere, chi non possiede un'origine sarà disprezzato. Un luogo significa un passato, una storia. Ed i popoli che hanno dimenticato il loro passato sono destinati a sparire.” quindi sempre andare avanti ed accettare il nuovo, ma senza mai dimenticarsi chi siamo e da dove si viene.
Nell'intervista poi sviscera meglio questo concetto parlando della “globalizzazione culturale” a cui sono soggetti i bambini. Tutti i bambini del mondo, dice, al giorno d'oggi, grazie al cinema e alla tv (adesso anche ad internet) ascoltano e vedono le stesse storie, seguono gli stessi eroi. Se da un punto di vista può essere positivo (unione tra popoli e culture diverse) può essere però anche negativo per due motivi: si riduce nei bambini stessi la capacità di costruirsi un universo fantastico proprio e si impedisce loro di assorbire attraverso la così detta “affabulazione”, le tradizioni fondamentali della loro cultura.
Altro aspetto bellissimo di questo film è l'uso e l'importanza che viene dato alla parola sia orale che scritta. In un mondo come il nostro, tutto è effimero e le parole dette non hanno peso e valore, nel mondo di Chihiro hanno un valore enorme:
“nel mondo dove Chihiro si è smarrita pronunciare una parola è un atto dal peso determinante. Nei bagni pubblici quando Chihiro pronuncia le parole “voglio tornare a casa” la strega la manda subito via. […] al contrario quando Chihiro dice “lavorerò qui” la strega non può non ascoltarla. Nel mondo di oggi la parola invece è inconsistente: si può dire qualsiasi cosa, tanto viene percepita come minimo riflesso di concreta realtà. Ma la parola è vana, senza forza, solo perché noi la svuotiamo di senso”.
In questo sito trovate l'intervista e varie altre cose:
www.nausicaa.net/wiki/Main_Page