Per i plebei che non hanno la seconda guida, l'OUTSIDE
"Umanità tutta che trascorri l'esistenza schiacciata sotto il peso del terrore dei giganti,
ricorda che dalla tua parte hai qualcosa di incommensurabilmente forte... l'intelligenza.
Per ridestarla dal torpore in cui l'hai costretta non serve altro che il coraggio.
E' giunto il momento di spezzare le pesanti catene della paura
e affrontare il nemico usando come uniche armi l'intelligenza ed il coraggio.
Senza lotta non c'è vita. Senza resistenza non 'è vittoria.
Coraggio, contrattacchiamo ! Ribelliamoci !"
- Cominciamo parlando della nascita de
L'attacco dei giganti, in che periodo della sua vita le è balenata in mente l'idea per quest'opera ?
Isayama : Già al liceo stavo disegnando un fumetto simile a
Kamen Rider in cui il protagonista si trasforma in cyborg. Tra i 18 e 19 anni adoravo un gioco chiamato
Muv-Luv Alternative, è stato questo a farmi avere un'idea, ancora molto vaga, naturalmente, sulla storia de
L'attacco dei giganti. La cosa che mi piaceva di più era il modo in cui affrontava il discorso della minaccia dell'essere umano. La storia narrava di umani che venivano divorati da alieni, e devo dire che non mi ero mai trovato davanti ad una descrizione così raccapricciante della fine dell'uomo, nè nei film nè sui libri. Ricordo che mi colpirono in maniera esagerata il contenuto intenso e la costruzione del mondo, ma anche il fatto che l'uscita venisse rimandata sistematicamente, a dimostrazione della volontà dell'autore di raggiungere la perfezione della sua opera.
Inoltre, da un punto di vista prettamente grafico, e intendo proprio i disegni, era qualcosa di incredibile. Era impressionandte quanto questi alieni avessero, in maniera subdola e terrificante, somiglianze con gli esseri umani.
- Cosa che riscontriamo anche con
L'attacco dei giganti.
Isayama : a ogni modo, la nascita del mio
L'attacco dei giganti è stata influenzata anche da un altro fattore. Nella versione one shot, ossia a episodio autoconclusivo, che realizzai a 19 anni, i giganti erano senza personalità e avevano tutti la stessa faccia. Insomma, ricordavano molto degli zombi. Se sono cambiati tanto fino a diventare quello che sono oggi lo devo all'editor della serie, che mi disse "perchè non provi a renderli un po più terrificanti ?" Ho pensato molto a come potessi farlo, e alla fine sono arrivato all'aspetto che hanno oggi. E non è finita qui. In realtà, il tipo di paura che incutono queste mie creature ricorda molto quella ispirata da un personaggio chiamato
Monna Lisa, facente parte di un fumetto chiamato
Jigoku Sensei Nube. Eh, sì, credo di essere stato influenzato parecchio, anche se inconsciamente, dalla
Monna Lisa che tanto mi terrorizzò ai tempi delle elementari.
- Quindi questa sua, chiamiamola, esperienza di paura ha condizionato l'aspetto dei giganti. Nella versione one shot ci sono molte differenze rispetto al fumetto così com'è oggi. Lo aveva preventivato ?
Isayama : Avevo solo l'esperienza del one shot, per cui pensavo sopratutto a creare una storia abbastanza lunga da poter appunto essere una serie. A questo scopo ho cominciato a descrivere il più dettagliatamente possibile l'ambientazione. Ho prestabilito più o meno il finale e introdotto alcuni nuovi personaggi, come i traditori tra gli amici, il motivo per cui Eren diventa un gigante, l'origine del mondo... anche se tutto questo era già stabilito in sintesi nella versione one shot.
LINK ONE SHOT (italiano):
www.lupiteam.altervista.org/img/Shi...ojin/0/12-224-1
- E' incredibile che abbia in mente il finale sin dall'inizio ! E quando ha cominciato fino ad oggi è andato tutto come aveva previsto ?
Isayama : Sinceramente, ho dei ricordi molto vaghi del primo anno di pubblicazione. Non ricordo se alcune idee siano nate man mano che disegnavo i vari capitoli o prima, se siano state aggiunte dopo... non saprei dirlo... (risata amara)
- Immagino che la mole di lavoro sia aumentata a dismisura da quando ha iniziato la pubblicazione.
Isayama : Si, sono sempre abbastanza stressato. Parlando con i miei colleghi di
Bessatsu Shonen Magazine, ho scoperto che una cosa comune un pò a tutti. Alcuni arrivano addirittura a vomitare per il troppo stress. A me non è ancora successo, ma ci sono stato vicino, soprattutto all'inizio, quando mi trasferii nel mio appartamento dall'affitto di 60.000 yen (circa 430€). Dovetti farlo perchè mi serviva un locale molto più ampio per potermi permettere almeno tre scrivanie per i miei assistenti, inoltre che fosse vicino alla redazione. Risultato : affitto stellare e quindi necessità assolutà di vendere la serie per pagarmi tutte le spese ! Se il titolo non avesse riscosso successo e lo avessero fermato, non avrei potuto rimanere per molto in un posto così grande e anche per traslocare ci sarebbero voluti altri soldi... non volevo tornare a fare la vita di prima con lavoretti qua e là e il pensiero dei soldi mi opprimeva.
- E' pesante non avere sicurezze per il futuro e dover convivere con questa consapevolezza è opprimente.
Isayama : Già, e proprio per non far bloccare la pubblicazione ho deciso di non risparmiarmi (!). E ho deciso di rendere più chiara possibile la caratteristica della mia storia con la frase : "la storia dell'essere umano minacciato da giganti mangiatori di uomini". Quando vedi su una copertina di una rivista un disegno accattivante accompagnato da uno slogan breve e facile da capire, vai su internet e fai una ricerca : ecco, ho voluto creare una frase breve, essenziale, che attirasse l'attenzione e l'interesse. Se lo slogan complicato di solito perdi credibilità.
E' anche importante mantenere la semplicità nel racconto, malgrado esso vada per le lunghe. O almeno, l'inizio deve essere immediatamente comprensibile. L'ambientazione de
L'attacco dei giganti è un mondo fantasy. Se avessi mantenuto la struttura dell'opera, nel primo capitolo avrei dovuto descrivere questo mondo con frasi lunghe e noiose, cosa che avrebbe di certo annoiato i lettori, e da fumettista principiante e sconosciuto quale ero non potevo permettermelo. Per cui nel primo volume, invece di far leggere testi su testi, ho fatto in modo di attirare l'attenzione meravigliando il lettore con le immagini di impatto della seconda e terza pagina, così da portarlo a interessarsi e tornare alla prima per leggerne il contenuto.
- intende la scena del Gigante Colossale ?!
Isayama : Si, quella in cui si affaccia dalla cima delle mura. Ho messo tutto me stesso in quel disegno. Nella versione definitiva il gigante guarda il lettore, ma in origine aveva lo sguardo verso il basso con un'espressione vaga. Poi pensai "no, non è così, deve guardare noi, dal basso verso l'alto", e lo ridisegnai come lo vedete voi oggi.
- La sensazione di oppressione di quel periodo, il pensiero della storia completa del fumetto... nell'immagine è racchiuso tutto questo.
Isayama : Da una parte c'ero io nella realtà che vivevo in un appartamento enorme che quasi non potevo permettermi e combattevo con l'opprimente pensiero di sopravvivere, mentre nella storia c'erano Eren e gli altri che combattevano per la sopravvivenza di se stessi e della razza umana. E' vero che non avevo Giganti contro cui lottare, ma ogni giorno dovevo scontrarmi con il rischio di essere tagliato fuori, e questo era reale eccome. E' da un simile senso di oppressione che mi è nata quasi la necessità di vendere un fumetto tanto ostico, è stato come combattere contro i mulini a vento.
- E' esattamente la stessa tenacia dei protagonisti nel primo capitolo !
Isayama : A proposito di primo capitolo... nella riunione che si tenne per stabilire se pubblicare o meno il fumetto, preparai materiale per almeno due capitoli, che in seguito, di mia iniziativa, trasformai negli eventi narrati nel terzo e nel quarto capitolo. Nella precedente versione non esisteva ancora l'episodio in cui Eren e gli altri incontravano per la prima volta il Gigante Colossale, presente appunto nel primo e secondo capitolo. In più, decisi di ampliare la storia del passato di Eren, che in origine copriva pochissime vignette, e farla diventare materiale per il primo e secondo capitolo. Tuttavia, è bene precisare che fu una mia iniziativa che in qualche modo contravveniva con quanto stabilito in riunione.
- Ci sta dicendo che ha praticamente stravolto il
name che la redazione aveva approvato e ne ha ridisegnato uno nuovo ?
Isayama : Esatto. Avevo presentato alla riunione un
name (storyboard) pieno di effetti che erano "facilmente accettabili" da una commissione che lo esaminava. Molto probabilmente non sarebbe passato se fosse stato pieno di discorsi e descrizioni, che comunque avrebbero benissimo potuto attendere.
Tornando a monte, mi impegnai per riscrivere il primo e il secondo capitolo... senza avvertire la redazione (risata, f*** the system Hajime). Normalmente, è il
name approvato che si trasforma in tavole effettive di un fumetto, ma dopo aver avuto l'ok non ho potuto fare a meno di fare quelle modifiche, altrimenti non mi sarei sentito soddisfatto del mo lavoro.
LINK PRIMA NAME (inglese) :
http://mangapark.com/manga/shingeki-no-kyojin/s1/v1/c1.5/6-1
- E non ha avuto problemi con la redazione (risata) ?
Isayama : Certo che ne ho avuti ! Avevo completamente stravolto l'ordine dei capitoli, presentando il primo e il secondo come fossero il terzo... per fortuna l'editor è riuscito a convincere gli altri dicendo "così è più interessante, e poi se ha fatto quel che ha fatto ci sarà un motivo...!" Ovviamente, prima ancora che ci fosse la riunione, non avrei mai pensato di rivedere del tutto il
name ! L'unica cosa che mi è venuta in mente dopo aver avuto l'ok, è stata "accidenti !", invece di "ce l'ho fatta !" "Accidenti, siamo sicuri che vada bene così ? Riuscirò a pagare l'affitto con questa roba ?": è stata questa insicurezza a farmi decidere di riscrivere il pezzo.
Per me "vivere" vuol dire "riuscire a vivere" con i fumetti", e per poterlo fare devo impegnarmi al massimo.~ FINE PRIMA PARTE ~
Edited by H A N Z O - 13/11/2014, 22:26