Purtroppo devo ammettere che l'ultimo capitolo mi aveva lasciato un po' d'amaro in bocca. Questo perché mi aveva quasi deluso che alla fine Kaneki ce l'avesse fatta a ritrovare la forza. È un brutto pensiero molto egoistico e me ne rendo conto, ma l'ho pensato perché ancora non riuscivo a togliermi dalla mente la brutalità del capitolo della disfatta, a non pensare alla crudeltà che si nascondeva doetro la morte delle due ragazzine della squadra zero. Soprattutto, allora ho avuto la sensazione che tutte le morti non avessero significato, tanto lui la trova la via d'uscita, e che il "alla fine è vano ogni sforzo" non valesse per Kaneki, che si rialzerebbe comuque.Forse, anzi quasi sicuramente è sbagliato vederla così, con ogni probabilità non ho letto bene tra le righe ed ho interpretato la storia adattando la mia visione delle cose. Però, però... anche kaneki non si può dire che ce l'abbia fatta con successo. Anche lui ha sbagliato in un certo senso: aggrapparsi all'unica cosa che gli è cara. L'unica persona con cui ha avuto l' esperienza di interagire prima che succedesse il casino di Rize e l'unica con la quale il fatto che ci abbia stretto un legame non è stato condizinato, se non in misura minore, dagli eventi esterni. Sì, non si è capito quello che voglio dire. In parole povere, Touka e Kaneki, come si dice, sono naturalmente diventati amici, come succede a noi. Ecco, questo aggrapparsi, dicevo, gli ha dato la forza, ma questa è una forza distruttiva, che come si è visto non guarda in faccia a nessuno. Lui però se non ho capito male, prima di trasformarsi, era consapevole di aver fatto quella scelta. Che adesso si renda conto di quello che sta succedendo, non saprei dire.
Comunque, riguardo a questo capitolo, purtroppo no conosco i riferimenti di cui parlate
Però mi piace leggerli ed in particolare mi ha colpito quando si è parlato, se non sbaglio, di quanto siano piccole e banali in prospettiva le vite in una città che sta scomparendo. O la necessità di "distruggere" il mondo per una rigenerazione. La cosa bella di Tg è che ti dà la possibilità di parlare e parlare all'infinito di questioni che ci poniamo da millenni e che proprio non riusciamo a fare a meno di specularci sopra.
Questo capitolo mi ha fatto pensare al discorso finale di Roma, ed ecco, io penso che questo mondo sia incomprensibile, magari i legami con le persone o quello che ci accade, il "vivere" insomma, possono sembrare superficiali in relazione al "grande disegno", un puntino nero la cui esistenza non intacca lo scorrere degli eventi dell'universo, ma questi c'abbiamo. E sarebbe giusto accettarli per quello che sono, anche con i loro difetti.