E' il momento di riprendere questo topic.
Abbiamo lasciato in sospeso millemilla discorsi, causa impegni quotidiani. Ora che stanno trasmettendo la terza stagione, mi sono rimboccata le maniche e ho ritagliato un po' di tempo. In realtà volevo iniziare a commentare da quando è uscito il primo episodio, e invece ora esce anche il 9, evvabbè ._.
Commentando questa stagione fin dove è arrivata, cercherò di approfondire anche quelle tematiche generali che non avevo più scritto qui. Scusate l'immenso papiro che seguirà, leggete se vi aggrada, io vi ho avvisato. Brace yourself.
Ovviamente
SPOILER TERZA STAGIONE.
Dal punto di vista puramente tecnico, Mr. Robot rimane una meraviglia, una delle migliori al momento. C’è una forza cinematografica nell’impostazione delle scene, dei dialoghi, dei personalissimi titoli di testa, qualcosa che restituisce emozioni, un mood narrativo distintivo. Per non parlare delle tante citazioni o omaggi ai più disparati film e generi, e i puntuali rimandi e giochi di parole col gergo informatico, che Elliot ci spiega in prima persona e che ritroviamo nei titoli di ogni episodio.
Se la prima stagione aveva mostrato un pugno di idealisti sbandati che voleva "fottere la società", seguendo la falsariga del remake thriller di Fight Club, la seconda stagione aveva nettamente diviso le strade dei personaggi e l’opinione del pubblico, aprendo molte direzioni e sottotrame complesse o criptiche, e rinunciando quindi a quel po’ di linearità che la prima stagione aveva mantenuto. In una serie che ha fatto del non detto il suo punto forte, tutto ciò che potevamo fare era affidarci al puro godimento del momento, come un atto di fede. Ed ecco che questa terza stagione ora arriva come una rivelazione: tira tutte le fila, riporta le strade dei personaggi a convergere, e porta nuove consapevolezze, che non avrebbero avuto un così ricco significato senza quel percorso tortuoso e frammentato.
Basta un attacco anche molto semplice, come quello di un certo Irving (all’inizio quasi non riconoscevo Bobby Cannavale!) che chiede perché non può avere un milkshake in omaggio, per rientrare in contatto con una forma di racconto che vince grazie alla forza delle parole e alla messa in scena.
"You never try to look away"Elliot riprende coscienza, e da questo momento in avanti si tratta di considerare le conseguenze della sua rivoluzione.
Due momenti topici. Partiamo dalla definitiva scissione tra Elliot e Mr Robot, che finora era stato mostrato solo nel comunicare in modo diretto con Elliot, per il resto erano lasciati sotto gli occhi di Elliot e dello spettatore soltanto gli effetti e le conseguenze di piani e trame messe precedentemente in atto, percorrendo una ricostruzione all'indietro. Adesso invece possiamo guardare con i nostri occhi Mr Robot agire al momento attuale, interagire con tutti gli altri personaggi al di fuori di Elliot, e inevitabilmente si rimane affascinati dal carisma magnetico di Christian Slater. La costruzione visiva degli stati mentali di Elliot e del suo flusso di coscienza è sempre stata uno dei punti forti della serie.
Secondo momento topico, il monologo in cui contempla le conseguenze dell'attentato. Viene ripreso il discorso con cui inizia la prima stagione, di una rivoluzione che appare necessaria per cambiare il sistema: ora appare chiaro di come questa rivoluzione sia stata quasi organizzata dal sistema stesso, l’illusione del cambiamento che invece nasconde il conservatorismo più netto (omaggio alla storica scena de La 25° ora di Spike Lee). Ovvio riferimento anche a Trump, ormai le sue apparizioni nelle serie tv del 2017 non si contano nemmeno più, ma credo che se c’è una serie in cui abbia un senso riflettere sulla nuova presidenza americana, è proprio questa.
Tutto questo in una surreale e intima atmosfera di blackout, accompagnata da una colonna sonora sempre curatissima, che concilia la riflessione e il mea culpa. Dopodiché torna la luce, e qualcosa s'ha da fare.
UndoEcco quindi che Elliot deve tornare alle origini per "disfare" su ciò che egli stesso ha contribuito a scatenare, in cerca di redenzione dalle azioni compiute da e con Mr Robot. La nuova e diversa attitudine nei confronti dell’azienda passa in primo luogo attraverso il ripensamento del nome del nemico: non più Evil, ma semplicemente E, come sempre sarebbe dovuto essere, senza classificare aprioristicamente il proprio giudizio sulle strutture come "buone" o "cattive".
Nonostante questa nuova consapevolezza sui suoi obiettivi, su ciò che lo circonda, così come della sua schizofrenia, deciso a limitare i danni, Elliot soffre ancora di solitudine, e immancabilmente riflette sull’incomunicabilità, visivamente rappresentata con l’identificazione delle persone in emoticon. Nemmeno la psicanalisi sembra sortire effetti positivi. Bellissimo lo scambio di battute tra Mr Robot e la psicanalista, grazie a un Christian Slater che tiene incollato lo spettatore allo schermo come una calamita. Tutto questo per tornare alla vecchia irrisolta questione, il leitmotiv della serie: quanto si è liberi e quanto si è manipolati?
Intanto Joanna riesce a scagionare Tyrell dalle accuse, e inaspettatamente paga il prezzo più alto. In un mondo dominato dalla tecnologia, nella quale tutto è programmato senza possibilità di errore, è proprio la variabile umana a fare la differenza, qualcosa che nemmeno la calcolatrice Joanna avrebbe potuto prevedere. Bella la regia della scena, che riesce sempre a gestire i momenti più decisivi nel modo meno scontato, culminando qui in un’inquadratura che non passa inosservata.
LegacyAlla luce della morte di Joanna, il terzo episodio elimina Elliot dall’equazione e ci trasporta indietro nel tempo, per coprire una falla della memoria della serie: Tyrell, il suo ruolo, i suoi scopi.
Come sempre Esmail sa tenere alta la tensione e l’attenzione dello spettatore, nonostante poco accada sotto i suoi occhi: Tyrell è rimasto per tutto il tempo in una casa tra i boschi a lavorare alla fase due (e tagliare legna).
Ma, come sempre, dietro le apparenze si nasconde molto di più.
Conosciamo una diversa incarnazione del personaggio, che ha poco da invidiare a Elliot quanto a personalità da mettere in campo. Primo, finalmente viene chiarita la natura del rapporto fra i due: è il frutto di un "atto di Dio" sotto forma di pistola inceppata. Secondo (e le due cose sono collegate), gli viene concesso un meritato minutaggio per concedergli un approfondimento ormai necessario, dopo esser stato quasi sempre strumento narrativo.
Il primo punto si fa perfettamente carico del Tyrell che finora conoscevamo: il visionario ambizioso con sfondo biblico. "Il potere appartiene a chi se lo prende", ma non solo: a volte si è prescelti, e cosa meglio di un segno divino per dargli prova del suo essere speciale. "Noi siamo come dei". E tanto basta per imbarcarsi in una rivoluzione, ancor meglio se ai danni della società che lo aveva rifiutato; tanto basta perfino per quel fatidico "I love you" (con annesse le immancabili diatribe tra i fan). Se tutto ciò vi risulta esagerato o affrettato da parte di Wellick, tenete conto che probabilmente lui e Mr Robot hanno avuto altri trascorsi che ancora non conosciamo, addirittura prima del pilot della serie... si ricordi il saluto caloroso fatto ad Elliot nel primo episodio, come se già si conoscessero, e l’incontro in auto in cui hanno uno scambio di battute.
Con il secondo punto, poi, ci viene mostrato anche un Tyrell diverso. Più a contatto con le cose semplici, meno macchinoso, alla ricerca di sé, un uomo che vorrebbe solo abbracciare il figlio e invece deve accontentarsi di guardarlo sullo schermo del pc. Sempre “ordinario" nella sua "straordinarietà".
Questo episodio è stata un'altra finestra che dava su un'angolazione diversa della casa, e un'altra meravigliosa contaminazione di generi. Esmail riesce sempre a passare da un genere all'altro, da ambienti e situazioni surreali ad ambienti "bucolici", con una disinvoltura degna dei grandi maestri. E senza rinunciare al consueto citazionismo cinematografico nei titoli di testa, stavolta in omaggio a Shining. Tra l'altro "Fukan Hotel" pare si traduca proprio con "Overlook Hotel".
"Where am I?"In un groviglio di tradimenti e aspettative deluse, le alleanze vacillano in un mondo senza equilibrio, in crisi per la diffusione della moneta virtuale e la svalutazione del dollaro. La Fase 2 non si è affatto interrotta; come una Penelope al contrario, Mr. Robot tesse di notte e Elliot disfa di giorno; il tentativo di Elliot di mettere ordine nella propria vita ed emendarsi dagli errori del passato sta cadendo nel vuoto. Le persone intorno al protagonista sono stampelle emotive o traditori silenziosi, e in tutti i casi Elliot è suo malgrado uno strumento; la scena in cui si risveglia e viene rimesso a dormire da Angela è grave più per ciò che rappresenta, che per ciò che accade. Chi è che vuole sinceramente salvare Elliot? Fino a poco fa, c'era Darlene.
"Everything means nothing to me"Un ritratto sconfortante viene fatto di Darlene. Forte e decisa nella prima stagione, crolla ora sotto il peso di ideali mancati, compagni morti e alleati che si trasformano in traditori. Adesso depone l’ultimo ricordo di lei e il fratello sulla mensola, e dichiara la resa, sulle note di "Everything means nothing to me" di Elliot Smith.
Elliot Smith, morto suicida a 34 anni, lasciò questo brano come testamento e testimonianza di un punto d’arrivo della sua vita, in cui "ogni cosa non significa nulla per me". In questa canzone morì davvero Elliot Smith, e su questa canzone Darlene depone la foto di un passato che non tornerà più, il lascito di chi prende atto che ormai ogni cosa non significa più nulla.
Per un momento Sam Esmail decide di abbandonare i contorti grovigli della mente di Elliot, e si ferma a osservare con partecipazione il dramma della quotidianità. Darlene ha ammesso, nel secondo episodio, che non desiderava altro che ricongiungersi col fratello, stabilire con lui un rapporto familiare. E anche Elliot nel corso delle stagioni ha immaginato più volte un mondo fatto di semplice normalità; in quella realtà c’era l’amore paterno, la vicinanza della sorella, il sentimento sincero e semplice per Angela. I due fratelli questa normalità non l’hanno mai avuta, è stata strappata loro da piccoli e non hanno più potuto riconquistarla, persi nelle loro nevrosi e nei traumi irrisolti del passato. Perfino quel ricordo felice di condivisione familiare – il pupazzo di neve realizzato con le sembianze di Kevin McAllister – è intaccato dal drammatico episodio della violenza subita da Elliot a opera del padre. Non potrà mai concretizzarsi quella visione, questo quarto episodio lo chiarisce più che mai.
In più Darlene ha perso anche l’altra persona con cui avrebbe voluto vivere un futuro normale, Cisco. Tutto ciò che le rimane è la solitudine.
La stessa solitudine di Elliot. Ma è anche l’isolamento ideologico di Mr. Robot, rinnegato perfino da chi, come Tyrell, lo aveva considerato un dio. E la solitudine di Tyrell, che infine ha perso l'unica cosa che gli era rimasta, e Esmail non gli concede nemmeno l'eco delle sue urla nella stanza degli interrogatori dell'FBI.
Runtime errorUn episodio intero raccontato tramite la tecnica del pianosequenza (non un’unica ripresa ininterrotta, ovviamente). Tecnica che se fatta come esercizio di stile lascia il tempo che trova, mentre se usata per un preciso scopo ha un enorme fascino, già al cinema e ancor più in tv, in cui è rara (l’unico esempio che io ricordi è nell'episodio 1x04 di True Detective). Una puntata in cui il tempo della storia e il tempo del racconto coincidono, per narrare un momento cruciale della fase 2, l’assalto alla sede della E Corp (che è un diversivo), l’entrata in scena di Angela che porta a termine la missione, dovendo tuttavia rinunciare a qualcosa, e Elliot che finalmente capisce di essere stato manipolato. "E’ un gioco a somma zero, accettane le conseguenze."
Tecnicamente l’episodio è strabiliante. Tra interni ed esterni, dal piano terra ai piani più alti del grattacielo, movimenti di macchina e acrobazie registiche, prospettive impossibili oltrepassando mura, finestre, folle urlanti; una presa d’acciaio sui rumori e musiche in scena, la musica d'accompagnamento di Philip Glass, un fischio nelle orecchie che toglie riferimenti. Cambiando punto di vista dei personaggi, il punto di vista della camera (che è anche il nostro) diventa l’oggetto irrinunciabile che dona concretezza ai pensieri di Elliot. Se in genere il referente ideale degli sfoghi di Elliot siamo noi spettatori, Esmail qui innalza l’obiettivo della camera a osservatore onnipotente, e ci rende partecipi del viaggio.
Parlando di Mr Robot, mi capita spesso di ritrovare congruenze con True Detective o altre serie TV autoriali, quelle che rompono le regole e ci costringono a guardare dove di solito non si guarda, che mettono in discussione un'educazione visiva sì piacevole ma che ci disabitua a ciò che è non allineato, disturbante, scomodo, come Twin Peaks o Black Mirror. Infatti è come guardarci allo specchio: riconosciamo quel mondo come il nostro (nel caso di Mr Robot, con tutti i riferimenti pop e politici al posto giusto), ma ci appare come rovesciato, distopico, e a tratti ci sembra proprio quella l'immagine più corrispondente al nostro mondo.
The Dark Side of the MoonParallelamente, Mr Robot riesce anche a distinguersi dalle grandi produzioni che stanno popolando il panorama televisivo. Mentre è in voga la scelta narrativa di costruire una serie come se fosse un lunghissimo film, Mr Robot si spinge verso la frontiera anche su questo: trova il modo di attribuire un senso alla ripartizione settimanale dello show. Ogni puntata ha i sui personali ritmi, giochi e atmosfere funzionali agli eventi o ai personaggi o ai significati che la puntata vuole veicolare. Così è stato per il terzo episodio, e così è per il sesto.
La 3x06 gioca proprio su un nettissimo contrasto con la precedente (nonostante sia ad essa legata a doppio filo, due facce della stessa luna). Dopo il long take della precedente, su quella stessa ambientazione (la sede della E-corp) predomina ora uno strettissimo montaggio su tanti ambienti e tante storyline, ora la narrazione è frammentata a causa dei blackout temporali della mente di Elliot, in un tira e molla con Mr Robot, al quale stavolta noi spettatori non abbiamo accesso. Sia visivamente che uditivamente, la realtà è investita dall’interferenza.
E' in questo punto della storia che tutti i personaggi della serie finalmente iniziano a convergere, e lo fanno a coppie e per antitesi, proprio come gli episodi 5 e 6. Elliot e Mr Robot, Elliot e Angela, Angela e Darlene... Tutto diventa relativo e ogni elemento assume due volti.
In particolare Elliot e il suo alter ego. Se è vero che, come dice Elliot stesso, "qualsiasi cosa lui faccia: non sono io", è altrettanto vero che "c’è qualcosa dentro di me che non mi permette di rinunciare a ciò che abbiamo iniziato". Non si può scindere Mr. Robot da Elliot, l’uno non esiste senza l’altro, il lato oscuro della luna. Non c’è contraddittorietà nel volere e non volere l’attacco hacker finale, la volontà dell’Es di vedere affermato sé stesso e il suo piano: farsi Dio (lo stesso potere di cui si è invaghito Tyrell, già compromesso nella sua megalomania).
Ora, nel sesto episodio, per la prima volta avviano una collaborazione costruttiva. Collaborazione che sembra portare buoni frutti, una vittoria, la tensione di tutto l’episodio cala... Per poi scoprire la devastante verità: centinaia di vittime e Mr Robot manipolato come Elliot. "E ora? Sarò sempre in un limbo senza sapere da che lato [
side, nell'originale inglese] sono davvero? E Mr. Robot? Ora capisce che Tyrell e la Dark Army hanno strumentalizzato la sua presunta rivoluzione? Ha qualche altra battaglia da combattere? E se sì, contro chi combatterà? Contro di loro o contro di me?". Ecco che Mr. Robot diventa anche la rassegnazione di Elliot: rabbia, frustrazione e vendetta, crollati rivelando una natura altrettanto fragile. Adirato, girovaga in cerca di un riconoscimento pretendendo quasi i meriti dell'attentato, prima dalla psicologa, poi da Irving. Del resto il riconoscimento è l’unico strumento che può rendere vero un alter ego inventato.
Speculare l'antitesi tra Elliot e Angela. Questi due personaggi sono sempre stati uno la nemesi dell’altra, ed è interessante notare come in questa stagione si siano scambiati diametralmente i ruoli, rimanendo sempre agli antipodi. Entrambi sono personaggi sostanzialmente soli e con una scarsa capacità di comunicazione, ma lo sono in maniera completamente diversa. Nella prima stagione, Elliot soffre una solitudine totale, si approccia al mondo solo da dietro uno schermo, "hackera" le persone, si considera ai margini della società sia idealmente sia lavorativamente, e vuole operare un cambiamento radicale dall'esterno; Angela invece, pur sentendosi sola, è una persona circondata da persone, con un lavoro relativamente rispettabile (anche se nessuno sembra intenzionato a rispettarla), e il cambiamento spera di ottenerlo lavorando dall'interno. Ora invece i ruoli si ribaltano: Elliot ripudia Mr Robot e decide di operare costruttivamente dall'interno, mentre Angela è stata conquistata / ingannata da Whiterose.
"Nothing can stop this shindings"Il confronto tanto atteso tra Price e Whiterose si risolve in uno sfoggio di forza e potere da parte della seconda, contribuendo a declinare ancora meglio il suo personaggio: ha strumentalizzato la fase 2 ideata da Mr Robot e fortemente voluta da Tyrell, semplicemente per vendetta verso Price. Quel "
perché ho dovuto chiedertelo due volte" potrà sembrare un po' debole come motivazione (e nulla esclude che questa spiegazione sia in realtà solo parziale). Ma la riflessione che ne deriva è di grande impatto: il potere viene esercitato indipendentemente dalla solidità delle proprie motivazioni, il disordine viene incitato solo da chi vuole un certo tipo di ordine, e il party sullo yacht non si fermerà mai. E' Irving a dirlo, il nuovo strumento narrativo di questa stagione, una sorta di Mr Wolf coeniano (interpretato splendidamente da Bobby Cannavale, che in quanto a carisma regge il confronto con i protagonisti della serie) inviato per transitare da Whiterose agli altri personaggi, e sistemare le conseguenze dell’incontro/scontro tra Tyrell e Elliot. In questo momento d'arresto della serie, Irving si fa portatore di una riflessione universale, come quel Tancredi de Il Gattopardo: "
se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi". Come Tancredi, Irving porta con sé la consapevolezza del fallimento esistenziale e sociale del nostro mondo, lo accetta e in esso prospera. Nella prima stagione, uno dei monologhi di Elliot che più ho amato è:
"Tutti i giorni cambiamo il mondo, ma perché il cambiamento sia significativo ci vuole più tempo di quanto ne abbiamo. Non accade mai niente in una sola volta. E’ lento, metodico, estenuante".Ora di quella idea di cambiamento sembra rimanere solo la frustrazione del fallimento.
Tutti gli attori in gioco cadono nella stessa trappola: Mr Robot, Darlene, Tyrell, Dom, perfino il superiore di Dom e perfino Price. Whiterose guarda tutti dall'alto, perseguendo sempre lo stesso gioco: costruire una minaccia apparente e una soluzione apparente, indirizzando chi di dovere verso l’una o l’altra posizione. Ognuno di loro ha interpretato per un po' la figura che agiva nell'ombra con la sicurezza di avere un quadro completo della vicenda, solo per essere poi sorpassati da un predatore più grande. Ne escono fuori personaggi estremamente fragili, incompiuti e senza controllo. La società continua ad essere controllata da pochi potenti, e gli strumenti informatici semplicemente ci illudono di poter fare la differenza.
A farne le spese sono le pedine più piccole. La vicenda di Trenton e Mobley ha un valore che va oltre il vicolo cieco che rappresenta per la trama e per le indagini di Dom. Ogni persona si fa oggetto, strumento la cui sopravvivenza è determinata dalla sua funzionalità alle sfere di potere. Se Elliot è ancora in vita perché Whiterose ha visto in lui il mezzo per completare il suo piano, Mobley e Trenton non servono più a nulla da vivi.
In questa vicenda viene sapientemente inserito l'elemento di disturbo: Leon. Il punto di vista più smaliziato e grottesco, molto vicino ai toni di Breaking Bad e quindi, di riflesso, ai Coen. L’attacco dei titoli di testa con la sigla di Supercar è non solo geniale, come in ogni episodio della serie, ma offre anche un collegamento al tema della doppia identità, con l’analogia dell’alleanza tra un uomo e un’intelligenza artificiale, KITT, la quale non è certo paragonabile all'alter ego di Elliot, ma entrambi rappresentano una controparte sui generis che contribuisce alla lotta contro il crimine.
"Shh, the movie’s about to start"Giunti nel vivo del dramma di Elliot, l’episodio 8 ci mostra il flashback in cui, tra senso di colpa e rifiuto nei confronti di suo padre, l’alter ego Mr Robot ha iniziato a costruirsi il proprio spazio. Lo stacco della sigla dei titoli di testa, metanarrativo come sempre, introduce visivamente il formato cinematografico, che verrà mantenuto per tutto l’episodio.
E' un Elliot profondamente umano il protagonista assoluto. Paura e sfiducia hanno fatto breccia nella sua corazza, e la misura pare colma. Elliot ha sempre cercato di porsi in modo molto analitico rispetto al mondo che lo circonda, e questo è stato sempre il suo punto di forza e il suo limite maggiore: ragionare tanto, costruire e decostruire il mondo in continuazione per farlo combaciare con il proprio grado di aspettative e/o sopportazione. Ora il mondo non riesce più a comprenderlo, non riesce più a conviverci. E la colpa è in parte sua. Ecco quindi che ragiona sulla cancellazione di ciò che è scomodo. Cioè la propria vita, o almeno la coscienza di essa.
Ma non prima di aver reso omaggio ai compagni caduti, alcuni incompresi e dimenticati. E così Mohammed, fratellino di Trenton, lo segue e lo spinge ad occuparsi di lui. Tutto ciò che vediamo viene quindi inquadrato in una visione più simbolica, come è tipico della serie: Mohammed in fondo è una proiezione del sé più profondo e fanciullesco di Elliot, quello rimasto incagliato nel flashback di inizio episodio.
E’ in un cinema nel quale proiettano Ritorno al futuro, che Elliot ritorna a quei fantasmi del passato. Esmail mette da parte complotti e codici e invita lo spettatore a guardarsi alle spalle, a fronteggiare i propri demoni. Un silenzio imperante accompagna Elliot, rotto qua e là da una ricercata soundtrack che concilia l’intimismo della puntata.
L'abilità sta tutta nell'enfatizzare il cammino che Elliot vuole intraprendere per suicidarsi, ma inconsapevolmente quella che raccoglie lungo il tragitto è speranza e coraggio per andare avanti. Il percorso culmina nel totale sblocco emotivo di Elliot, che attendevamo ormai da tempo: finalmente si abbandona a lacrime liberatorie. L'apatico Elliot bambino che si allontana senza batter ciglio dal padre svenuto a terra, lascia il posto all'uomo che si libera di tutto il dolore che per troppo tempo ha accumulato dentro di sé e che ha fatto emergere la rabbia di Mr. Robot. Piange, e ha una catarsi. E riceve un dolcissimo gesto di conforto e condivisione dal Mohammed, di una semplicità disarmante.
Back to the future? Ritorna, in un confronto casuale tra fan di Ritorno al Futuro, il grande tema della stagione: la capacità di tornare indietro per rimediare ad un errore e cambiare il futuro. La tematica del tempo (e anche il suo utilizzo da un punto di vista tecnico) è sicuramente diventata uno dei protagonisti della serie. Per opera di Whiterose, Angela si è convinta di questa possibilità, convinzione che poggia su basi fortemente radicate nella sua psiche, attraverso la figura della madre. Tutta la stagione, e in parte anche la precedente, hanno "giocato" sulla possibilità di una deriva fantascientifica: i discorsi di Angela, le parole di Whiterose "io hackero il tempo", quell'enorme impianto mostrato nel primo episodio, o il fatto che l’attrice che interpreta Angela da bambina nell'episodio 6 era già apparsa nella 2x11 durante quel surreale interrogatorio kubrickiano.
MA, in questo ottavo episodio, arriva provvidenziale un commento da parte di un fan di Ritorno al Futuro, in quel cinema in cui la serie si sta risolvendo: il film, anche se con un’impostazione sci-fi, non parla di "viaggiare nel futuro per cambiare il passato per poi tornare in un presente alternativo", no, "è molto più semplice di così: il film parla di come un errore può cambiare il mondo". Esmail strizza l’occhio allo spettatore e contestualmente lancia un monito (e una rassicurazione) sulla sua serie: non è sulla possibile deriva sci-fi che dobbiamo focalizzare l’attenzione, dobbiamo invece ricordarci che Mr. Robot parla dell’uomo, degli errori che compie e del modo in cui prova a porvi rimedio. Tutti i suddetti dettagli possono facilmente trovare altre risposte, o ne hanno già trovate: Whiterose ha dichiarato esplicitamente di aver manipolato Angela, così come vengono indottrinati tutti i soldati della Dark Army attraverso il concetto dell' "abnegazione", in pieno spirito terroristico.
A sancire ancora di più il discorso, questo ottavo episodio si conclude tornando proprio al demone di Angela: non si può cambiare il passato. Angela questo non può sopportarlo, non da sola: ecco quindi un bellissimo momento nel quale Elliot, dopo aver salvato sé stesso, cerca di salvare anche l’amica. E lo fa semplicemente parlandole attraverso una porta, in un fluire di emozioni che permeano le pareti, dicendole che tutto andrà bene finché si è insieme e si desidera ancora vivere. Non quel "
staranno tutti bene" che Angela ripeteva ossessivamente nell'episodio precedente, ma semplicemente "
andrà tutto bene".
Se è vero che non si può cambiare il passato, e anche vero che, come dicevano in Lost, "
l’universo trova sempre il modo di correggere la propria rotta": ecco quindi che ricompare la giacca di Mr Robot di cui Elliot si era disfatto. Elliot non è solo Elliot: è anche Mr. Robot. Questo bipolarismo è parte integrante della sua personalità. Non se ne andrà mai, "non vuole andarsene perché in fondo lo volevo io, mi è piaciuto". Bruciare la giacca di Mr. Robot non risolve nulla: serve riconciliazione con quel padre alter ego.
Parallelamente, ecco che arriva un'isperata mail da parte di Trenton. Non è un plot twist, Trenton lo aveva anticipato nell'episodio precedente. E' invece qualcosa di molto più importante, un manifesto: il cambiamento è possibile. In uno degli episodi più intimistici della serie, Esmail fornisce una risposta alternativa alla visione di Irving di qualche settimana fa. Anche Elliot inizialmente pensa sia "la fine del mondo", ma come afferma Welles nel programma radiofonico La Guerra dei Mondi riprodotto dal camioncino che arriva in aiuto di Elliot: "le cose vanno a rotoli per un po’, ma alla fine gli esseri umani perseverano". Esmail ridà peso al manifesto espressivo della prima stagione, proprio a quel monologo citato prima: "perché il cambiamento sia significativo, ci vuole più tempo di quanto ne abbiamo"; ritorna alla speranza dell'undo di inizio stagione, dall' "Everything means nothing to me" dell’episodio 4 all' "Everything will be all right" che accompagna il finale di questo (il brano è "In Time", dalla colonna sonora di Bill & Ted’s Excellent Adventure).
Ancora una volta, un episodio fuori dagli schemi tipici. Un’altra perla che si aggiunge alle precedenti.
In attesa delle ultime due puntate, spero che qualcuno torni o venga a commentare
Edited by DonnaGnao - 7/12/2017, 20:03