| CITAZIONE (Rabi Loew @ 5/3/2016, 17:25) - la ricerca dell'esistenza di Dio: premettendo che esistono tantissime interpretazioni diverse, però una abbastanza famosa è quella del cammino magico contrapposto al cammino della compassione. E tra tutte è quella che rispecchia Brotherhood e può essere usata per interpretare i due personaggi di Edward e del Padre, anzi, per meglio dire, de “il piccolo uomo nell'ampolla”. La magia è la via esoterica a Dio, la volontà di voler sapere e di conoscere, per un amore puro di conoscenza in sé, senza altro scopo. Ovvero l'homunculus [quando davanti al Fondatore dice “volevo conoscere tutto il mondo. Che c'è di male in questo? Che c'è di male nel mio desiderio?”]. La via della compassione è la via di conoscenza attraverso l'uomo, attraverso l'empatia. Ovvero Ed [“quello che ho da offrire è esattamente qui […] ero convinto che con la conoscenza avrei risolto ogni cosa, invece ero fuori strada: la mia era solo arroganza” “ti abbasseresti ad essere un umano qualunque?” “non mi abbasserei affatto” […] “risposta esatta: bravo alchimista!”].
- rapporto di Dio col mondo: il Fondatore non ha nessun interesse ad interagire col mondo. Lui interagisce con chi lo cerca. Premia chi capisce. Punisce i superbi. Bellissimo è il momento in cui Ed rinuncia all'alchimia : ha una reazione di puro orgoglio pieno di entusiasmo. Lo vediamo per la prima volta esprimere un sentimento che non sia denigrazione o sarcasmo (suo status fisso per tutto il durare della storia fino a questo singolo punto). Anche il suo rapporto con il Piccolo Uomo è legato allo stesso principio: non viene punito perché è stato cattivo, perché ha fatto del male ed ha ucciso tante persone: questo per il Fondatore non ha nessuna importanza. Viene punito perché è stato superbo, ma sopratutto perché non è stato indipendente. “non hai fatto altro che appoggiarti sempre al fondatore, perciò è come se non fossi mai cresciuto”
in realtà la cabala non dice se sia migliore la via magica o la via della compassione, ma l'autrice fa una scelta in questo senso, tramite Ed, dando appunto, per sua scelta creativa, questo ruolo di “punitore dei superbi” al Fondatore (avvicinandolo molto al dio biblico dell'antico testamento, quello del “non avrai altro dio all'infuori di me” e della torre di babele)
L'episodio 63, del confronto tra il Fondatore e il Piccolo Uomo nell'Ampolla e poi del confronto tra il Fondatore ed Edward, è una una bellezza incredibile, non solo per la resa artistica in sé, ma anche per tutto questo significato che l'autrice è riuscita a caricarci. Fra tutti i momenti più ricchi di pathos e di significato di Brotherhood, questi al cospetto del Fondatore sono quelli che davvero ho apprezzato di più. L'autrice è riuscita a rielaborare in modo personale le tematiche di fondo della cabala, ha costruito per il suo protagonista un percorso di formazione spirituale e intellettuale, e ha fornito una conclusione alla storia coerente e ricca di messaggi per lo spettatore. Il tutto in quelle ultime puntate. Credo che il miglior pregio per una storia (manga, anime, libro, film o checchessia) sia il fatto che l'autore abbia qualcosa da comunicarci e riesca a farlo bene, e questo è il caso di Brotherhood. Rabi mi complimento per le tue ricerche sulla cabala e argomenti simili; io ho poche conoscenze in merito ma mi interessano molto, quindi ho piacere di venirne a conoscenza dai tuoi post! CITAZIONE (M.Jane @ 6/3/2016, 02:51) Concordo in pieno su tutto la colonna sonora delle ultime scene clou poi è veramente qualcosa di mamma mia VideoLe colonne sonore di Brotherhood sono stupende appena finito di guardare l'anime, le ho ascoltate in loop per settimane XD CITAZIONE (M.Jane @ 6/3/2016, 02:51) Comunque la cosa che mi ha toccato di più di Brotherhood è proprio questo dipingere l'uomo come un essere reso superbo dalla conoscenza. Ho trovato una vecchia nota che scrissi su Facebook (la prima e l'ultima, ahah) che risale ai tempi in cui vidi FMAB per la prima volta (2011 )... All'epoca ero abbastanza in fissa con Shakespeare, che stavo studiando al liceo, e niente, me ne uscii con una specie di parallelismo. "What a piece of work is a man! ... Gli uomini sono davvero roba da poco, eh?" (titolo) What a piece of work is a man, how noble in reason, how infinite in faculties, in form and moving how express and admirable, in action how like an angel, in apprehension how like a god! the beauty of the world, the paragon of animals—and yet, to me, what is this quintessence of dust? Man delights not me— nor woman neither, though by your smiling you seem to say so.(Hamlet Act 2, scene 2, 303–312) - Edward Elric: Dici che se si prega questo vostro Dio anche i morti possono tornare in vita? - Rose: Sì. Di sicuro. - Edward Elric: 35 litri d'acqua, 20 chili di carbonio, 4 litri di ammoniaca, 1 chilo e mezzo di calce, 800 grammi di fosforo, 250 grammi di sale, 100 grammi di salnitro, 80 grammi di zolfo, 7,5 grammi di fluoro, 5 grammi di ferro, 3 grammi di silicio, più altri 15 elementi in minima quantità.- Rose: ...Eh?! - Edward Elric: Sono gli elementi che si è calcolato compongano il corpo di un essere umano adulto. La scienza attuale è in grado di dirci tutto questo, eppure non si è mai sentito che qualcuno al mondo sia riuscito a portare a termine con successo una trasmutazione umana. C'è un qualcosa che manca, ma che cosa? Per centinaia di anni gli scienziati hanno studiato cercando di scoprire quel qualcosa, ma non l'hanno ancora trovato. C'è chi dice che il loro sia uno sforzo sterile, ma secondo me è molto più significativo che limitarsi a pregare e aspettare. Tra l'altro questi ingredienti se li potrebbe comprare anche un bambino al mercato con i soldi della paghetta. Gli uomini sono davvero roba da poco, eh?- Rose: Gli uomini non sono cose! È una bestemmia verso il creatore! Dio ti punirà per questo!! - Edward Elric: UAH AH AH! Noi alchimisti siamo scienziati. Non crediamo a cose vaghe come un creatore o un dio. Cerchiamo di spiegare le leggi che stanno alla base della materia che compone tutto quanto. Cerchiamo la verità... È ironico che proprio noi scienziati, che non crediamo in Dio, in un certo senso siamo i più vicini allo stato di un dio.- Rose: Che arroganza! Ti stai forse paragonando a un dio? - Edward Elric: Ora che ci penso, in un mito che non ricordo, c'era questo tipo... Un eroe, che si avvicinò troppo al Sole, e così le sue ali di cera si sciolsero e precipitò al suolo. SPOILER VARIIn sostanza, l'essere umano riconosce di essere "roba da poco", e al tempo stesso non può fare a meno di cercare di elevarsi il più possibile attraverso la conoscenza, cosa che però lo porta a peccare di superbia. Ma c'è dell'altro: il superbo non è solo tale, è autocosciente della propria condizione e per questo prova un certo rimorso. Nel caso dei fratelli Elric, entrambi hanno sperimentato sulla loro stessa pelle il peso della propria arroganza (stessa cosa nel caso di Izumi); nel caso, ad esempio, di Hohenheim, mi piace tantissimo l'episodio "onirico" in cui egli stesso da un lato si identifica col Piccolo Uomo nell'ampolla, disprezzando la fragilità, la debolezza e la stupidità della maggior parte degli esseri umani (superbia); dall'altro (quando appare Thrisha) si identifica nella causa dell'uomo, che lotta pur sapendo di lottare contro la propria stessa debolezza (rimorso, identificazione nel debole). Insomma quello che voglio dire è che mi è piaciuta tantissimo questa specie di dicotomia superbia-rimorso in cui vivono i protagonisti principali, perché rispecchia una grande profondità e caratterizzazione dei personaggi (che di certo non si trova in tutti gli shonen...) e forse perché un po' mi ci identifico. Un altro esempio che mi viene in mente in proposito è la scena in cui Kimbly chiede a Riza se, dopo aver mandato a segno un colpo di fucile, non si senta sotto sotto orgogliosa del fatto di essere brava ad uccidere, e felice per aver vinto ed essere sopravvissuta. Stesso discorso: conflitto superbia-rimorso. Bello questo paragone con Shakespeare Questi argomenti sono stati trattati davvero dai più grandi autori, sono tematiche su cui l'uomo si interroga da secoli... E continua ad essere un argomento attualissimo. Come afferma Ed, la figura dell'alchimista è appunto la figura che ha sempre avuto e continuerà ad avere lo scienziato. La volontà dello scienziato di avvicinarsi a Dio non è cambiata, ed analogamente continua ad essere criticata dalle persone più religiose. E' uno dei conflitti più antichi della storia, ed è bello ritrovarlo in un manga/anime che vuole rivolgersi anche a giovani ragazzi. E l'autrice ha un punto di vista "diplomatico" ed equilibrato su tale argomento: Ed comprende di esser stato troppo superbo ed è pronto a rinunciare alla sua alchimia, ma al tempo stesso non viene criticata l'alchimia in sé, bensì solo l'azione di alcuni alchimisti di spingersi troppo oltre. CITAZIONE (M.Jane @ 6/3/2016, 02:51) Inoltre trovo che, rispetto alla maggior parte dei protagonisti shonen, la crescita dei fratelli Elric, e in particolare di Edward, sia una crescita "al contrario". Spesso i protagonisti sono inizialmente deboli, poco fiduciosi delle proprie capacità, e lungo il cammino, dopo una serie di ostacoli, acquisiscono nuovi poteri che, bene o male, alla fine li portano ad essere i più forti, la speranza di tutti. I fratelli Elric, invece, già dall'inizio sono dei bambini prodigio e credono di poter riuscire dove tutti gli altri hanno fallito, tentando la trasmutazione umana. Tutto il loro cammino sarà un percorso per "perdere" qualcosa (la propria arroganza), piuttosto che trovarlo. Trovo bellissima la frase che Edward pronuncia in preda alla frustrazione, dopo aver scoperto l'ingrediente principale di una pietra filosofale: "più mi avvicino alla verità, e più questa sembra scivolarmi via dalle mani" (ovviamente sto parafrasando, non ricordo le parole esatte XD)... Questo perché i due fratelli stanno ancora cercando delle "scorciatoie" per riavere indietro i loro corpi, sono convinti che spingendosi ancora più in là nella conoscenza possano riguadagnare ciò che "giustamente" hanno perso. Alla fine, mentre il protagonista dello shonen tipico arriva al suo scopo dopo essere diventato sempre più forte, Edward riesce a riavere indietro suo fratello sacrificando qualcosa che ha sempre avuto con sé, fin dall'inizio. Mi ha sempre colpito pensare che, ai fini del semplice intreccio narrativo dei due fratelli, poteva risolversi tutto dal principio in un attimo; ma naturalmente il punto è proprio questo: più che un cammino verso l'acquisizione di nuovi poteri, ciò che importa davvero è imparare a conoscere se stessi, soprattutto accettando i propri limiti. Verissimo, questo è un altro grande punto forza di Brotherhood, che manca in quasi tutti gli shonen (o almeno in quelli che io conosco), anche in SnK se proprio volessimo fare il paragone. E il motivo per cui manca è proprio il fatto che l'uomo stesso ha difficoltà a capirlo: poche persone comprendono (o sono disposte ad ammettere) che l'arricchimento personale spesso equivale a perdere qualcosa anziché acquistare. CITAZIONE (M.Jane @ 6/3/2016, 02:51) A questo proposito, un'altra cosa stupenda di brotherhood è l'umanità dei personaggi, nel senso che sono caratterizzati in modo davvero realistico (per lo meno, la maggior parte): emblematico è l'esempio di Edward che, dopo tutto il viaggio percorso, dopo aver sacrificato l'alchimia, tenta ancora una volta, quasi per scaramanzia, una trasmutazione (per aggiustare il tetto della casa di Winry)... Ed emblematico è il fatto che debba ricordare a se stesso il motivo per il quale abbia sacrificato il proprio sapere, come a dire che quel desiderio di sentirsi una spanna sopra gli altri grazie al sapere alchemico è, in piccola parte, sopravvissuto, perché dopotutto la superbia è parte integrante dell'animo umano. Anche qui abbiamo una singolarità di Brotherhood: questo tipo di umanità raramente viene mostrata, e anche io credo che questo aspetto sia fra quelli che meglio descrivono l'uomo. Io almeno mi ci rispecchio molto!
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